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La Riforma elettorale (di Stefano Ceccanti)
10.07.2007
Intervento di Stefano Ceccanti al seminario di Libertà Eguale Lombardia, Val Masino, 7 luglio

1- I tre aspetti del problema

Questa sessione è intitolata alla riforma elettorale.

Tuttavia è evidente che ci sono altri due aspetti strettamente legati che andrebbero affrontati in modo omogeneo per produrre risultati coerenti ed efficaci, che ci limitiamo solo ad enunciare. Per un verso vi è il nodo delle riforme costituzionali, a partire dal bicameralismo ripetitivo, con la necessaria esclusione del Senato dal rapporto fiduciario e dalla logica paritaria nel voto sulle leggi; per altro verso vi è il piano dei Regolamenti parlamentari, per evitare che ciò che si aggrega sul piano delle norme elettorali venga poi ridiviso grazie al Regolamenti.

Vi sarebbe poi anche un quarto ed ulteriore aspetto, quello delle regole interne che ci stiamo dando per il PD e che sono mutate in corsa con la scelta dell'indicazione diretta del Segretario nazionale. Una scelta giusta, in grado di garantire una partenza alta per il PD e che tuttavia, se dovesse persistere una difficoltà a rilanciare anche l'azione del Governo, potrebbe portare a seri problemi di coordinamento tra quei due livelli e alla scelta tra alternative tutte molto difficili, che riguarderebbero sia ulteriori Governi sia il loro programma nella specifica materia elettorale.

2- Le alternative a disposizione e le loro logiche diverse

Il problema di fondo per una discussione non astratta, di preferibilità ideale tra i modelli, ma concreta, è quello circa le maggioranze parlamentari in grado di votare ciascuno di essi.

Al momento, a causa dei poteri di veto dei partiti minori della maggioranza in grado di farsi valere contro il Governo con la minaccia di crisi, non vi è nessuna seria possibilità di una riforma incisiva, se non la breccia aperta dai referendum elettorali. L'alternativa reale è quindi, al momento, quella tra status quo e successo della raccolta delle firme per i referendum. Questo è bene non dimenticarlo mai, anche nei passaggi successivi.

Se dovesse cambiare il quadro politico, si potrebbero aprire alternative diverse.

In primo luogo viene a considerazione il sistema francese che nel contesto italiano inserirebbe una spinta bipartitizzante superiore agli stessi quesiti referendari. Pertanto è evidente che un tale sistema è approvabile solo col consenso dei maggiori partiti dell'uno e dell'altro campo, una maggioranza che servisse da base parlamentare anche a un nuovo Governo. Tuttavia, proprio perché nell'ambito del centrosinistra il sistema penalizzerebbe moltissimo la sinistra conservatrice (costretta a un accordo al ribasso sin dal primo turno al prezzo di una sostanziale estromissione dal Parlamento) è difficile che tale riforma, ottima per il Paese ma anche per il PD, sia fatta propria dal centrodestra.

In secondo luogo viene in mente un altro sistema che potrebbe essere approvato da un'analoga maggioranza, a cui si potrebbe aggiungere la Lega, cioè il sistema spagnolo: esso darebbe ai due partiti a vocazione maggioritaria un bonus "nascosto" di circa 10 punti nel passaggio dai voti ai seggi (ad es. un 45% di seggi di fronte a un 35% dei voti), ai partiti regionali una fotografia quasi perfetta dei voti, mentre ridurrebbe i partiti minori nazionali a un diritto di tribuna o comunque a una significativa sottorappresentazione. Qui, a differenza del sistema francese, ciascuna delle forze dominanti di entrambe le coalizioni potrebbe vedere il sistema come potenzialmente neutro rispetto al proprio successo o quello altrui. Per questo potrebbe essere il terreno di un'intesa seria, tuttavia obiettivamente, credo, sempre al di fuori della demarcazione odierna della maggioranza di Governo.

In terzo luogo possiamo esaminare un sistema diverso, quello del doppio turno comunale, che potrebbe basarsi su un accordo di maggioranza tra partiti grandi e piccoli, con l'opposizione dei medi (soprattutto Udc ma anche Rifondazione). Esso infatti consentirebbe di evitare di allearsi a tutti i costi con le forze estremiste di ciascun campo per chiedere direttamente i voti ai loro elettori, come fatto ad esempio a Torino dal sindaco Chiamparino verso Rifondazione. Quest'ultima, a differenza del doppio turno francese, avrebbe comunque la propria rappresentanza, così come le forze minori. Il premio del 60% legittimato dal doppio turno (e non solo del 54% come quello odierno connesso al turno unico) consentirebbe anche di ridurre il potere di crisi delle forze minori: mentre oggi chiunque ha 3 seggi al Senato o il 4% alla Camera ha il potere di crisi, l'asticella verrebbe così alzata al 10%. In altri termini si offrirebbe così ai minori uno scambio: una non riduzione della rappresentanza a patto di un minore condizionamento sul Governo. Anche questo schema potrebbe essere visto come relativamente neutro tra gli schieramenti, sacrificherebbe però di più rispetto allo spagnolo i partiti a vocazione maggioritaria. Vi è da dire che questo sistema, come tutti quelli a premio di maggioranza, postulano poi alcuni interventi costituzionali sulla forma di governo per preservare il continuum maggioranza elettorale-maggioranza parlamentare-Governo con annessi poteri del Premier, senza però arrivare a clausole come quelle "simul stabunt simul cadent" di comuni, province e regioni. Qui vi potrebbero comunque essere resistenze culturali nel centrosinistra dovute ai toni sproporzionati usare per bocciare la riforma costituzionale del centro-destra che hanno lasciato delle tracce regressive in minoranze intense che comunque prima o poi dovranno essere affrontate esplicitamente e sconfitte, come già accade per altri tabù della sinistra conservatrice.

In quarto luogo vi è il sistema tedesco, esso è approvabile da partiti grandi e medi contro i minori. Infatti esso, se applicato rigorosamente (non come nella proposta Bianco che consente di entrare in alternativa al 5% con tre quozienti pieni), tende ad eliminare i piccoli e poi, sopra la soglia, a fotografare chi la supera. Mentre lo spagnolo trasforma i voti in seggi a favore dei grandi, il tedesco si limita a fotografare. Nel concreto contesto italiano un sistema di questo tipo, privo di premio (o magari con un premio solo apparente che si avrebbe come nella proposta Bianco col 40% dei voti, che sarebbe messo subito fuori gioco dalla scelta di Udc e Rifondazione di non apparentarsi) porterebbe a far acquisire all'Udc un'indubbia centralità politica post-elettorale, lasciando a tale partito la possibilità di scegliere a posteriori con quali forze allearsi, con la possibilità di ottenere la guida del Governo anche con poco più del 5% dei voti. Infatti quando un sistema del genere viene inserito in un sistema che per vari decenni è stato abituato a combinazioni post-elettorali (ora con una flessibilità maggiore grazie all'assenza di vincoli internazionali post-1989) e di fronte a partiti a vocazione maggioritaria non ancora in grado di andare sopra il 35%, forze centriste spregiudicate potrebbero ottenere una sproporzione tra voti e responsabilità analoghe a quelle sperimentate dopo i primi anni '80 quando la Dc scese da poco sotto il 40% a poco sopra il 30%. Il sistema tedesco si può presentare come una tentazione per il PD, specie in caso di crisi di Governo: di fronte all'impossibilità di ripresentarsi con la sinistra conservatrice di fronte agli elettori e alla quasi certezza di finire all'opposizione potrebbe farsi strada l'idea di scambiare con l'Udc l'immediata eliminazione del premio di maggioranza in cambio di una garanzia implicita di alleanza post-elettorale. Col piccolo problema, oltre a quelli gravi di regressione democratica di sistema, che il voto della legge sarebbe immediato e sicuro, la ricompensa incerta, anche perché non dichiarabile.

In quinto luogo vi potrebbe essere la resurrezione del Mattarellum, che in astratto dovrebbe trovare i consensi dell'intero centrosinistra, dato che esso aveva almeno formalmente osteggiato in modo unitario il suo peggioramento con Porcellum, ma è dubbio che Rifondazione voglia approvare un sistema che, nel caso in cui andasse da sola, la penalizzerebbe come nel 2001.

3- Una breve conclusione

Al momento l'unica scelta saggia, per chi si rende conto dell'inaccettablità della legge elettorale, è il sostegno al referendum. Per il resto, per il bene del Paese, che si concretizza in un bipolarismo migliore in cui la scelta sul Governo sia rimesso all'elettorato tra coalizioni non forzose, sia il sistema francese, sia quello spagnolo sia il doppio turno comunale, in modo diversi superano gli standards di accettabilità, a differenza invece del sistema tedesco. Con questa consapevolezza si tratterà di muoversi nel mare tempestoso della prosecuzione della legislatura.

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