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No alla TAV, si al Mediterraneo , di Oscar Marchisio
10.07.2007

No alla TAV, si al Mediterraneo , di Oscar Marchisio

Ha dell'incredibile la leggerezza e la mancanza di informazione con cui si muove il ceto politico e la lobby del comando nell"affrontare le scelte relative agli investimenti strutturali del nostro paese.

Il caso Tav ne è un esempio clamoroso.

Infatti il governo non legge neppure i documenti che sottopone

alla discussione e alla verifica collettiva con i soggetti dell’Osservatorio.

Si legge infatti nel secondo quaderno dell’Osservatorio relativo agli elementi di valutazione della linea storica che "nonostante l’evidente stagnazione del traffico sul valico di Modane" e sottolineo come sia lo stesso governo che ammette "l’evidente stagnazione del traffico", bene nonostante questa evidenza poche righe dopo si traggono conclusioni opposte.

Infatti nello stesso testo, pagina 33, si dice che sembrerebbe "che si possono rilevare segnali di evoluzione nel settore ferroviario sul corridoio franco-italiano".

Ora il dato certo, la situazione sicura è che vi sono evidenti segnali di stagnazione del traffico soprattutto a partire dal 2000-2002 e che inoltre vi è un ulteriore "perdita di peso "del valico ferroviario di Modane nel contesto degli "traffici alpini" come recita il documento a pagina 32, mentre è del tutto ipotetica il profilarsi di "segnali di evoluzione" che dovrebbero favorire il traffico ferroviario e in particolare l’afflusso di merci lungo la direttrice LTF.

È curioso come potrebbero manifestarsi "segnali di evoluzione positivi" senza che si esprima "un chiara volontà espressa in termini di misure e provvedimenti" perseguiti nello spostare il traffico su gomma in quello su rotaia?

Infatti non si manifestano per cui è curioso e nello stesso tempo irresponsabile pensare a 10 milioni di tonnellate di traffico aggiuntivo che dovrebbero costituire la nuova componente della domanda e su questo ipotetico traffico giustificare l’investimento e il nuovo tunnel.

Anche perché anche con questa aggiunta di 10 milioni di traffico, tutti da trovare ovvero ipotetici, si arriva a circa 31,6 Mln/ton. mentre la linea storica con un ipotesi di 180 treni/giorno per 350 giorni potrebbe reggere ben 32,1 Mln/ton. soddisfacendo dunque l’ipotesi di crescita del traffico.

Naturalmente togliendo i 10 Mln/ton. di nuovo ipotetico traffico si ragiona di circa 21,6 Mln/ton. di merci gestibili con 260 giorni operativi a 180 treni giorno.

Stupisce che questi dati siano nel quaderno dell’Osservatorio e che i ministri "competenti", si fa perdere, non ne prendano atto e non ne traggano le dovute conseguenze.

Ma ciò che stupisce ancor di più sono le conclusioni dell’Osservatorio quando si dice che entrambe le posizioni, non fare o fare il tunnel, sono "legittime, fondate e meritevoli di rispetto" ed inoltre con grande lucidità si dice che "la realizzazione delle infrastrutture" va collegata ad "una politica dei trasporti" e solo all’interno di questa acquista senso un opera infrastrutturale.

Orbene per questo è ancora più stupefacente che il documento stesso con totale "irresponsabilità"dica che forse sarebbe bene "approfondire " il traffico "di container marittimi" e lo dice confessando ingenuamente che nella simulazione del traffico del "LTF" non si è tenuto conto del grande spostamento d’asse già avvenuto tra traffico asiatico e Mediterraneo.

Ma come si prende una decisione così strategica e enorme per l’assetto geopolitico della nazione senza tener conto dei nuovi traffici marittimi che hanno già sconvolto la geopolitica del trasposto e che sicuramente decideranno dell’assetto dei corridoi est-ovest dei prossimi decenni?

Ma come è possibile che non ci sia una regia trasportistica nella valutazione dell’assetto dei trasporti e nel governo delle catene del valore che attraversano il Mediterraneo?

Ma come è possibile che non si colga la grande opportunità di scegliere la rete del Mediterraneo come grande opportunità per l’Italia, i suoi porti e la sua logistica marittima?

Infrastrutturare il Mediterraneo come "rete dei trasporti" tra Kiev e il Portogallo è la sfida della flessibilità e della ecocompatibilità rispetto alla aggressiva macchina asiatica e di questo disegno l’Italia può essere "la piattaforma e la regia".

Oscar Marchisio

www.ilprovinciale.net

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