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1 grammo di volontà popolare (gg brossa da Torino)
25.07.2007
Si è chiusa con un primo successo la raccolta delle firme per i tre referendum elettorali: abbiamo raggiunto il numero di firme necessarie a presentare la richiesta in Cassazione.

Anche a Torino ed in Piemonte il risultato è stato raggiunto con buon margine. Tra le 30 e le 40 mila firme sono state raccolte da un gruppo di volontari di circa 60 persone. Io stesso ho spedito pacchi di firme per complessivi circa 20 chili di moduli. Ad essi vanno aggiunti quelli di altri gruppi ed un partito (AN) che hanno operato con maggiore autonomia pur facendo parte del comitato.

Questa campagna referendaria è stata molto simile alla prima, quella del 1990, per il clima in cui è venuta sviluppandosi, per il senso di sfiducia verso il sistema dei partiti e verso il complesso del sistema politico nazionale.

Le firme sono arrivate da diversi tipi di pubblico. Da convinti e preparatissimi cittadini che venivano a cercare i tavoli segnalati e che non di rado ci rimproveravano le nostre non sempre perfette performance organizzative. Da sostenitori occasionali la cui analisi un poco rozza conduceva a proporre soluzioni troppo drastiche: “non basta diminuire il numero dei partiti, bisogna eliminarli tutti”. Da sfiduciati col desiderio di essere convinti a provare ancora una volta a partecipare. Da volontari con grande passione e un po’ di tempo a disposizione. Una domanda politica talora confusa e comunque assai variabile, che ha prodotto un risultato eccellente, degno della migliore mediazione politica.

Diceva un deluso Curzio Maltese un paio di settimane addietro, che nonostante tutto gli italiani dimostrano un grande senso di fiducia nei confronti dei partiti, visto che il referendum sembrava a rischio di non raggiungere il numero di firme necessarie.

L’analisi, anche alla luce del risultato conseguito, deve essere precisata. Gli italiani dimostrano un grande senso di fiducia nel proprio partito, ma una grande sfiducia verso tutti gli altri. Il prodotto di questa contraddizione porta all’insoddisfazione accennata e dimostra la necessità di sviluppo della nostra democrazia che rimane prevalentemente rappresentativa e solo marginalmente governante.

E’ questo il contributo che noi referendari vogliamo portare al paese. Le grandi democrazie sono tali non solo perché le idee popolari sono correttamente rappresentate, ma anche perché si riesce, attraverso il principio di maggioranza, a raggiungere l’obiettivo della condivisione dei programmi per il futuro e, non secondariamente, a “sopportare” che le proprie idee e programmi possano non essere maggioritari, certi di poterli comunque esprimere e praticare.

E’ questo triplice risultato quello che intendiamo ottenere: avere una democrazia rappresentativa che sappia governare con efficienza e che sia contemporaneamente degna della fiducia di tutti. Tutto ciò direttamente per ogni cittadino e non per via mediata.

Abbiamo trascorso un decennio di re-involuzione partitocratrica della nostra democrazia, dal giorno del mancato raggiungimento del quorum sul referendum nel ’96, quando alla completa trasformazione maggioritaria del Mattarellum appoggiata dal 92% dei votanti, mancarono solo 200 mila voti su 40 milioni. Stiamo ora vivendo un nuovo periodo di fermento, un periodo impegnativo, accompagnato da altre importanti innovazioni a partire dalla nascita del PD.

Quello che mi sento di chiedere ai leader politici, nei passaggi che seguiranno, è di non annacquare quella che appare, dai sondaggi e dalle prove elettorali, come una volontà chiaramente maggioritaria nel paese a favore della democrazia governante diretta. Lo scettro rimanga all’elettore e non passi ai segretari di partito.

Chiudo ringraziando l’allegra passione di Guzzetta, la paziente passione di Segni e l’impegno del sindaco Chiamparino a sostegno di questa campagna, ma soprattutto il lavoro delle Laura, delle Anna, dei Max, dei Giuliano e degli altri sessanta volontari come ovviamente di tutte le migliaia di piemontesi, per quelle firme da un grammo che hanno apposto a sostegno delle loro idee.

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