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Notizie dal Parlamento Europeo a cura di Fiorella Ghilardotti
14.04.2003
Il 9 aprile il Parlamento europeo ha dato il proprio assenso all'adesione di dieci nuovi Stati membri
Nel processo di adesione dei 10 paesi candidati nell'Unione Europea, il Parlamento é chiamato ad esprimere il suo parere conforme prima che il Trattato d'adesione sia firmato e ratificato. Il Parlamento ha innanzi tutto discusso ed approvato una serie di raccomandazioni che riguardano i singoli Paesi candidati. Si tratta di analisi dettagliate dei progressi compiuti nel campo della protezione dei diritti umani e delle minoranze, basate anche su le relazioni presentate dagli stessi governi dei Paesi candidati. Esse rivelano che, nonostante un generico miglioramento dell'integrazione sociale delle minoranze, in molti dei paesi considerati persistono ancora circostanze di abuso e discriminazione nei confronti dei gruppi etnici minori, in particolare per i ROM. Gli europarlamentari rilevano che, in ogni modo dopo l'adesione, tutti i cittadini dell'Unione, in virtù del trattato, goderanno degli stessi diritti e non potranno essere discriminati a causa di leggi o provvedimenti amministrativi.

L'Aula ha anche approvato, con 458 voti favorevoli, 68 contrari e 41 astensioni, una risoluzione comune (relatore Elmar Brok, tedesco del PPE) nella quale, commentando i risultati dei negoziati di Copenaghen, si discutono i temi e le problematiche principali legati all'allargamento. Gli europarlamentari affermano che l'adesione dei nuovi Stati membri rappresenta un ulteriore ed importante passo verso la costruzione di un'Europa più forte ed efficace, e verso il consolidamento della democrazia, della pace e dei diritti fondamentali nel continente. In tal senso, i parlamentari insistono sulla necessità che l'Unione parli sulla scena mondiale con una sola voce e sottolineano che l'allargamento non dovrebbe, in alcun modo, indebolire la coesione interna dell'UE. Gli attuali e futuri Stati membri dovrebbero perciò impegnarsi a formulare ed applicare una politica estera e di difesa comune. Il relatore ha poi insistito sulla necessità di ridurre le disparità economiche e sociali regionali e di lottare contro qualsiasi forma di discriminazione.


Per quanto riguarda i paesi che potrebbero entrare a far parte dell'Unione nel prossimo futuro, l'Aula auspica che Romania e Bulgaria possano terminare con successo il processo di riforme per ottemperare ai criteri di Copenaghen, entro il 2007. Allo stesso modo, gli eurodeputati riaffermano la necessità che anche il processo di cooperazione coi paesi dei Balcani occidentali, in vista di una loro futura adesione, sia portato avanti con la massima considerazione. Infine, per ciò che riguarda ila particolare situazione della Turchia, il Parlamento ha espresso accordo con la decisione del Consiglio europeo di aspettare la scadenza dell'autunno 2004 per verificare i progressi compiuti dal governo turco al fine di soddisfare i cosiddetti criteri politici per l'adesione, in altre parole il rispetto dei diritti umani, dello Stato di diritto e della democrazia.


Il presidente del gruppo socialista, Enrique Baron, afferma che l'Europa rinasce in quanto entità geopolitica e, pur non negando i timori che il processo di allargamento suscita, ha ricordato che i nuovi paesi membri non sono responsabili delle divisioni tra i Quindici.


Per approfondire l'argomento www.europarl.eu.int poi (attività) poi (tornate) poi (discussione) e per i comunicati della delegazione DS si veda il sito www.dspe.net

L'8 aprile il Parlamento europeo ha approvato un progetto di risoluzione legislativa sull'estensione del programma di scambio interculturale Erasmus a tutto il mondo

Il Parlamento ha approvato a larga maggioranza, 482 voti favorevoli, 16 contrari e 15 astenuti, la relazione dell'on. De Sarnez (francese del PPE) sulla proposta di decisione del Parlamento e del Consiglio che istituisce un programma per il miglioramento della qualità nell'istruzione superiore e la promozione della comprensione interculturale mediante la cooperazione con i Paesi terzi. Si tratta di estendere il programma Erasmus, che attualmente é rivolto solo agli europei, a tutto il mondo, mettendo a disposizione borse di studio per i giovani diplomati, nonché per studenti universitari con esperienza accademica o professionale di prim'ordine, di Paesi terzi, provenienti ad esempio dai Paesi candidati. Il programma, che la Commissione vorrebbe chiamare "Erasmus World", riguarderà il periodo compreso tra il 2004 ed il 2008. Questo programma consentirà agli studenti di compiere un "tour dell’Europa" nel corso dei loro studi universitari e, oltre a mettere a disposizione borse di studio, potrà sostenere la formazione di partenariati tra università europee e istituti superiori di Paesi terzi, con l'obiettivo di costruire un’Europa solidale e aperta al mondo e di promuovere un’Europa della conoscenza. La Commissione europea propone, a questo proposito, la creazione dei "Master UE", che costituirebbero titoli riconosciuti e prestigiosi per gli studi effettuati in Europa. L'attuazione di un programma che ha come fine a lungo termine il coinvolgimento di studenti in tutto il mondo, richiede, secondo il Parlamento europeo, un'attenta considerazione del problema della diversità linguistica. Infatti, si teme che gli insegnamenti proposti siano dispensati, per comodità, soltanto in lingua inglese. L'Aula avanza pertanto la proposta che sia richiesto allo studente del paese terzo che si reca nelle università dell’UE di padroneggiare almeno due lingue dei paesi che partecipano alla rete dei master dotati dell’etichetta UE. La relatrice inoltre sottolinea che l'uso di un nome in lingua inglese per il programma non rispetta la diversità culturale e linguistica degli Stati membri e propone di tradurre il titolo in latino, cioè "ERASMUS MUNDUS".



Per approfondire l'argomento www.europarl.eu.int poi (attività) poi (tornate) poi (discussione)



Il 10 aprile al Parlamento europeo ha approvato una relazione sulla nuova architettura europea di sicurezza e difesa


Nel quadro dell'attuale situazione internazionale, il problema del futuro assetto militare dell'Unione europea diventa prioritario. Se l'Europa vuole diventare un protagonista credibile e indipendente sulla scena internazionale, deve rafforzare le proprie capacità militari e superare le attuali divisioni fra Stati membri. Nella relazione del rapporteur Morillion (francese del PPE), approvata con 275 voti a favore, 96 contrari e 11 astenuti, i deputati mettono in evidenza le lacune dell'attuale sistema e propongono una nuova architettura europea di difesa. La relazione rappresenta anche un nuovo contributo del Parlamento alle discussioni in seno alla Convenzione europea.


Il problema della credibilità del ruolo internazionale dell'Unione é affrontato sul piano sia militare sia diplomatico. Per quanto riguarda le operazioni militari, si chiede che l'UE disponga sin dal 2004 di una forza d'intervento rapido di 5000 uomini per azioni d'emergenza umanitaria e di salvataggio, e che tale forza possa condurre le operazioni in modo autonomo a partire dal 2009. Al fine di garantire piena operatività al sistema di difesa comune, la relazione propone anche di aggiungere al trattato, sotto forma di protocollo, una clausola di difesa collettiva simile a quella della NATO. La realizzazione di una capacità militare europea deve però essere accompagnata da riforme istituzionali che permettano all'Unione di esprimersi in politica estera con una sola voce. In tal senso, nell'ambito della futura riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il testo propone che all'Unione europea sia assegnato un seggio permanente. Inoltre, gli eurodeputati sostengono anche la necessità di creare la nuova figura istituzionale del "Rappresentante esterno dell'Unione europea" (in pratica un ministro degli Esteri europeo), che riunisca le funzioni ora divise fra l'Alto rappresentante e il commissario per le relazioni esterne, e che dovrebbe disporre di un diritto d'iniziativa in materia di gestione delle crisi. Infine, allo scopo di incentivare la ricerca nel campo degli armamenti, si auspica la creazione di un'Agenzia europea degli armamenti, affiancata da un Istituto europeo di studi superiori di difesa, col fine di contribuire all'emergere di una cultura di difesa comune fra i cittadini europei.


La creazione di una forza militare autonoma europea investe direttamente il tema dei rapporti con la NATO, tema che ha suscitato un vivace dibattito fra gli eurodeputati. L'Aula comunque riafferma l'importanza del legame transatlantico e la necessità di chiarire i rapporti con l'alleanza atlantica da un punto di vista militare, con particolare riguardo al problema dell'accesso alle strutture NATO.


Infine, il Parlamento, ribadendo il suo ruolo d'istituzione di legittimazione democratica, chiede al Consiglio di essere informato tempestivamente ed in modo completo sulle future operazioni, in particolare per ciò che concerne il mandato e la durata, l'eventuale uso di strutture militari NATO e le incidenze finanziarie. A tal proposito, gli eurodeputati propongono anche che i costi comuni delle operazioni militari siano coperti dal budget comunitario (proposta che implicherebbe una modifica dell'articolo 28 del Trattato UE).


Per approfondire l'argomento www.europarl.eu.int poi (attività) poi (tornate) poi (testi approvati)



Il 10 aprile il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione comune sui diritti umani a Cuba


Il Parlamento europeo ha deciso all'apertura della sua sessione plenaria (durante la seduta del lunedì) l'inserimento di una risoluzione urgente sulla situazione dei diritti umani a Cuba. La Delegazione dei Democratici di Sinistra si é distinta all'interno del gruppo del PSE, attraverso l'intervento di Fiorella Ghilardotti, nel sostenere la necessità di adottare una risoluzione d'urgenza sulla violazione dei diritti umani a Cuba durante la sessione plenaria in corso visto che la situazione si é particolarmente aggravata in questi ultimi giorni. La questione del rispetto e dei diritti umani a Cuba sarà affrontata anche dalla Commissione affari esteri del PE e giungerà all'aula durante una delle sessioni future.


Il Parlamento europeo condanna l'arresto avvenuto dopo il 18 marzo 2003 di 70 oppositori e dissidenti a Cuba, accusati di attività sovversiva per aver espresso dissenso nei confronti della politica ufficiale e condannati con pene severissime fino all'ergastolo e alla pena di morte. Il Parlamento chiede l'immediata scarcerazione dei prigionieri e invita le autorità dell'isola a porre fine ad ogni violazione dei diritti umani, rimuovendo tutti gli ostacoli alla libertà di circolazione, di espressione, di informazione, di associazione e all'impegno politico in seno ad un partito, se vuole proseguire il dialogo politico con l'Unione Europea e aderire all'Accordo di Cotonou (all'interno della cooperazione UE/ACP). Infine, il Parlamento invita il Consiglio e la Commissione a continuare i loro sforzi per promuovere cambiamenti positivi nel regime di Fidel Castro, sulla base dei principi universali in materia di rispetto dei diritti dell'uomo e dei valori democratici.



Per approfondire l'argomento www.europarl.eu.int poi (attività) poi (tornate) poi (testi approvati) e per il comunicato stampa di F. Ghilardotti si veda www.dspe.net



Il 9 aprile il Parlamento europeo ha approvato una relazione sul diritto di rconongiungimento familiare


Con 287 voti a favore, 225 contrari e 9 astenuti, il Parlamento europeo ha approvato una proposta di direttiva relativa al diritto al ricongiungimento familiare dei cittadini di Paesi terzi che risiedono legalmente nell'UE. Il ricongiungimento familiare costituisce già da anni, in quasi tutti gli Stati membri, il principale canale d'immigrazione legale di cittadini di Paesi terzi e uno strumento fondamentale d'integrazione, poiché la presenza di familiari contribuisce a una maggiore stabilità di tali persone, consentendo loro di vivere una normale vita familiare. Secondo la relatrice, o n. Cereira Morterero (spagnola del PSE), una normativa sul ricongiungimento familiare dovrebbe basarsi innanzitutto sul principio di uguaglianza fra famiglie di immigrati e famiglie di cittadini europei e sulla parità di trattamento fra uomini e donne. In secondo luogo, il principio di sicurezza riveste un'importanza analoga, poiché la concessione dello status di residente costituisce un elemento indispensabile di qualunque politica d'integrazione. Tuttavia, ancora oggi il diritto al ricongiungimento é regolamentato quasi esclusivamente dagli ordinamenti nazionali, con notevoli disparità fra li diversi paesi membri. Da qui, la necessità di una normativa a livello europeo capace di integrare gli strumenti giuridici internazionali già esistenti, quali ad esempio la Dichiarazione universale dei diritti umani, la Convenzione internazionale sulla tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei loro familiari del 1990 fino alla Carta dei diritti fondamentali dell'UE, e di garantire un trattamento equo ai cittadini di Paesi terzi installati legalmente in uno Stato membro. La proposta fatta dalla Commissione europea nel dicembre 1999, che ha incontrato difficoltà nei negoziati in seno al Consiglio e che dovrà pertanto essere modificata, é fortemente criticata dalla relatrice. Nella proposta di modifica approvata dagli europarlamentari, si ritiene che il documento della Commissione abbia perso le sue ambizioni originarie, riducendo l'ambito d'applicazione e ravvicinando le legislazioni nazionali verso il basso, piuttosto che verso l'alto. Le proposte di emendamento del Parlamento, invece, hanno l'obiettivo di estendere il concetto di membri della famiglia anche alle unioni di fatto e ai figli maggiorenni celibi, qualora questi dipendano dal richiedente il ricongiungimento. Infine, altre proposte di emendamento inseriscono il principio di non discriminazione fra famiglie d'immigranti e famiglie di cittadini europei, con la concessione di maggiori garanzie processuali e la previsione di un sistema di sanzioni in caso di violazione delle norme nazionali di applicazione della direttiva.


Per approfondire l'argomento www.europarl.eu.int poi (attività) poi (tornate) poi (testi approvati)



Il 10 aprile il Parlamento europeo ha approvato una relazione sulle condizioni per la donazione di cellule e tessuti umani


La relazione del rapporteur Liesle (tedesco del PPE), approvata dal Parlamento con 321 voti a favore, 89 contrari e 57 astensioni, riguarda la proposta di direttiva del Parlamento e del Consiglio (in procedura di codecisone) sulla definizione di parametri di qualità e di sicurezza per la donazione, l'approvvigionamento, l'analisi, la lavorazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule d'origine umana. Si tratta di una tematica molto complessa, che unisce considerazioni di carattere scientifico ad aspetti di tipo etico. L'Aula esprime la sua soddisfazione per la proposta della Commissione, pur votando una serie di emendamenti relativi a vari aspetti della direttiva, a termine di un acceso dibattito parlamentare. Gli eurodeputati hanno innanzi tutto insistito sulla volontarietà delle donazioni, che non devono essere a scopo di lucro (e quindi il donatore non dovrebbe ricevere nessuna ricompensa, ma esclusivamente frutto d'altruismo), e sull'anonimato del donatore stesso. Il principio dell'anonimato tuttavia pone dei problemi se posto in relazione con la necessità di garantire il diritto dei bambini a conoscere i genitori genetici. La Commissione ha, infatti, proposto che gli Stati membri possano revocare la regola dell'anonimato nel caso di donazione di gameti (sperma ed ovuli). Gli eurodeputati, invece, vorrebbero che la tracciabilità dei tessuti e cellule d'origine umana sia sempre assicurata, attraverso un sistema comune a tutta l'Europa, e non solo nel caso proposto dalla Commissione. La relazione affronta poi il delicato problema dei meccanismi amministrativi tesi ad assicurare il consenso alla donazione, che, secondo la Commissione, dovrebbe accadere solo quando siano stati soddisfatti tutti i requisiti in materia, in vigore nello Stato membro interessato. La maggioranza del Parlamento chiede, tuttavia, che tutti gli Stati membri tengano conto di ulteriori requisiti, fra i quali il consenso scritto se il donatore é in vita o, nel caso di tessuti o cellule prelevate da persone decedute, il consenso esplicito della famiglia e l'assenza di un'espressione di rifiuto della donazione fatta dalla persona quando era in vita. Infine, la relazione tocca aspetti più propriamente etici dell'argomento, con la richiesta dell'Aula agli Stati membri di vietare qualsiasi forma di ricerca sulla clonazione umana, anche se solo a fini di ricerca o per la fornitura di cellule staminali, compreso il trasferimento dei nuclei delle cellule somatiche.


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