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Lodi Schifani: già raccolte 200.000 firme....
22.07.2003

Insieme con Di Pietro Cari amici,
Vi trasmetto di seguito il testo di una mia intervista all'Unità, ove spiego i motivi, i modi e i tempi della nostra raccolta firme. Colgo l'occasione per rispondere ad alcune valutazioni critiche diffuse in rete da alcuni amici di Opposizione Civile.

Confermo che L'Italia dei Valori sta raccogliendo le firme per abrogare il "Lodo Maccanico", sulla base di un quesito referendario da noi depositato in Cassazione all'indomani della promulgazione della legge. Abbiamo raccolto in sole tre settimane circa 200.000 firme e contiamo di completare la raccolta entro il 20 settembre prossimo venturo.

Depositeremo le firme in Cassazione probabilmente nella mattina del 26 o 27 settembre p.v. Ho detto depositeremo e non "valuteremo" se depositarle. Valuteremo invece il comportamento degli altri partiti del centrosinistra, nel senso che chiederemo loro formalmente di ripensare al loro "astensionismo" di oggi a favore della costituzione di un Comitato unitario per il Sì, invitandoli in tal senso a partecipare alla successiva attività referendaria.

Il quesito, da noi proposto in sede di raccolta firme e in Cassazione, è semplicemente il seguente: "Volete voi che sia abrogata la legge del 20.06.2003 N40, pubblicata sulla gazzetta ufficiale n.142 del 21.06.2003, limitatamente all' ART.1?". (Articolo, il cui contenuto, viene riportato su ogni modulo).

Il Comitato referendario, una volta depositate le firme, non perde alcuna legittimazione, ma anzi rimane il soggetto legittimamente qualificato per interloquire con le istituzioni (Cassazione, Corte Costituzionale) durante la verifica sull'ammissibilità. In tale sede saremo rappresentati da nostri legali di fiducia, così come è accaduto anche in occasione del referendum sulla legge elettorale avvenuto nel '99.

L'Italia Dei Valori ha ritenuto di raccogliere le firme sul Lodo Meccanico e non su altre leggi pure vergognose perché riteniamo prioritario tale impegno. Certo, sono possibili anche altri referendum (come ad esempio quelli sulla legge Cirami sul falso in bilancio). Ci auguriamo che altri possano impegnarsi nella raccolta delle firme per questi altri referendum giacché noi non abbiamo al momento la possibilità di impegnarci in tal senso (ma aiuteremo chi si impegnerà concretamente. A buon intenditor!).

Ecco dunque il testo della mia intervista

Da L'Unità del 20 luglio 2003

Le firme sono la legna per il referendum

(a cura di Federica Fantozzi):

Questo forum ci permette di riflettere con Antonio Di Pietro sullo stato dell'opposizione in generale, su Italia dei Valori in particolare e su altri temi. Il primo: il senso e i motivi del referendum sul Lodo Berlusconi. Il secondo: la proposta Prodi di liste uniche per l'Ulivo alle Europee. Il terzo: i rapporti del ministro Castelli con i magistrati milanesi, e soprattutto la richiesta di avere il fascicolo 9520 mettendo le mani nei cassetti dei pm. Partiamo dunque dall'obiezione consueta per i referendum in questo Paese: si perdono perché la gente non va a votare.

L'altra sponda non si raggiunge se non si parte neppure. Io giro nelle piazze, nelle case, nelle Feste de l'Unità e di An, alle riunioni della Lega. E dappertutto vedo che questo quesito "Vuoi che la legge sia uguale per tutti ad eccezione di chi ci governa?" è un quesito che unisce, non che divide come l'arti 8. Da una risposta positiva all'indignazione generale dei cittadini indipendentemente dalle ideologie e dagli schieramenti. Sono tantissimi a firmare. E una frase ricorre martellante: "L'ho votato, ma questa è una battaglia giusta e non posso dargliela vinta. L'ho votato, ma stavolta mi sta prendendo in giro". Dunque, la mia prima risposta è questa: il referendum unisce, non divide l'impegno civile. La seconda è che contribuisce a risvegliare le coscienze anche di quella società civile che era assente, indifferente, non dico egoista ma rinchiusa ormai in un'apatia rassegnata.

Poi c'è un altro fatto: la raccolta delle firme è come il lavoro che il contadino fa d'estate, quando mette la legna in cascina per potersi riscaldare d'inverno. Le firme servono per attivare l'istituto referendario l'anno prossimo. È obbligatorio raccoglierle entro il 30 settembre. Se non si cominciava il 1° luglio quest'inverno non ci sarebbe stata la possibilità di riscaldarsi. Questo, ovviamente, se non ci penserà il termosifone della Corte Costituzionale. Noi riteniamo questa legge incostituzionale e immorale. Riteniamo che se 5OOmila cittadini lo diranno insieme alla Consulta sarà un adiuvandum, non un opponendum. Sarà uno stimolo per la Corte a non rinviare la decisione a dopo le europee, a non chiudersi in un'interpretazione additiva, a prendere atto che c'è un Paese reale che percepisce l'incostituzionalità di questa legge. Ma è anche una riserva affinchè nell'assenza o nella diversa interpretazione della Corte il popolo possa essere chiamato comunque a decidere.

Abbiamo già raccolto 130mila firme in 15 giorni. Contiamo di finire la raccolta ai primi di settembre con le nostre sole forze, ma siamo aperti anche al contributo delle altre forze politiche. Poi, prima di depositarle i metterò questa semina sul tavolo del centrosinistra per decidere insieme l'uso più opportuno da farne.

È chiaro il concetto della legna in cascina. Ma ci sono procedure, tempi, scadenze. Le 500 mila firme minime devono essere raccolte entro quanto tempo?

Entro tre mesi dalla prima all'ultima. Siamo partiti il 1° luglio e il termine è il 30 settembre. Speriamo di raccoglierne 650mila. Poi, il 30 settembre le firme vanno depositate in Cassazione da parte del Comitato promotore. Entro il 30 novembre la Suprema Corte dovrà dare una risposta di ammissibilità. Se dice sì, gli atti vanno trasmessi alla Consulta che il 30 gennaio dovrà decidere se il referendum è in

linea con la Costituzione. Se da via libera, il Governo dovrà indire il referendum entro giugno 2004. A meno che la legge sia stata abrogata o modificata in modo sostanziale.

Fino a quando allora la legna può essere tenuta in cascina?

Fino a primavera dell'anno prossimo. E la Corte Costituzionale può decidere prima o dopo le prossime elezioni.

Lei ha consultato i partiti del centro-sinistra prima di cominciare la raccolta firme? E quali valutazioni ha ottenuto dai vari leader?

Colgo l'occasione per invitare di nuovo non tanto fassino, ma Rutelli ad andare per le piazze a vedere come il Paese reale sia diverso da quello che descrivono. Su questo tema l'Italia può trovare un'energia positiva. Sulla tutela dei diritti credo si debba risvegliare le coscienze con un impegno civile trasversale di partiti e movimenti. Il fatto che si sia abusato dei referendum per altre questioni personali non vuoi dire che l'istituto sia da gettare. Ciò detto, all'inizio della raccolta firme ho scritto a tutti i leader per un incontro.

L'unico a rispondermi è stato fassino, con il quale mi sono incontrato. Mi ha detto che riconosceva la bontà dell'iniziativa ma aveva dubbi sull'opportunità del mezzo. E dunque i Ds avevano deciso di lasciare libertà di valutazione e di coscienza a militanti e dirigenti e non avrebbero ostacolato la raccolta delle firme. Abbiamo una collaborazione fattiva nelle Feste de l'Unità: in quasi tutte ci sono nostri banchetti. In conclusione direi che nei DS vedo un atteggiamento positivo.

Quanto agli altri partiti, ho saputo che anche Pdci e Verdi si stavano attivando per conto loro, mentre Udeur e Sdi erano contrari. Non ho saputo niente dalla Margherita, ma in questi due anni è stata una costante. Rutelli è il coordinatore dell'Ulivo ma non l'ho mai visto coordinare ne convocare alcunché, men che meno noi.

Al punto che oggi ritengo la sua figura di ostacolo alla costruzione del nuovo Ulivo.

Avv. Ligotti: II Comitato promuove il referendum ma poi questo diventa dei firmatari. Quando le firme sono state depositate, il meccanismo non è più controllabile da parte di chi ha azionato. Se a settembre le avremo raccolte, dovremo sapere cosa farne perché vanno depositate. E si metterà in moto il meccanismo inarrestabile.

Quindi può essere una raccolta di firme e può non essere! il referendum. Fassino al Forum de L'Unità ha fatto la proposta di «un appello per il referendum sottoscritto da personalità rappresentative sul piano culturale, politico e sociale di un pensiero liberale riconducibile al centrodestra» che «potrebbe cambiare il quadro della valutazione complessiva». Così si renderebbe il referendum non solo del centrosinistra ma di tutti gli italiani che hanno a cuore questi valori.

È ciò che ho chiesto, oltre che all'avvocato Ligotti, a Marco Travaglio e Massimo Fini. Loro si stanno occupando di individuare queste personalità facendo questo lavoro di cerniera in giro per l'Italia.

Lei dice che a settembre, con le firme in tasca, discuterete con gli altri partiti dell'Ulivo sul da farsi. Che significa?

Alle ultime elezioni su alcuni temi della questione morale siamo stati lasciati soli. Ma non possiamo più esserlo, dunque Idv ha fatto una scelta politica: appoggeremo il centrosinistra "a prescindere". Vuoi dire che al di là del programma consideriamo un valore liberarci di Berlusconi. Ma poiché su questo impegno civile non intendiamo rinunciare, la nostra raccolta di firme obbligherà il centrosinistra entro settembre ad aprire con noi il tavolo del programma e il sottotavolo della giustizia. Dovrà ascoltarci e mettere il programma nero su bianco, altrimenti metteremo questi temi in mano ai cittadini.

E se in questa ipotetica riunione la maggior parte dell'Ulivo farà sapere di non essere convinta della battaglia referendaria, voi andrete avanti lo stesso?

il referendum è il grimaldello della questione giustizia, non una battaglia fine a se stessa. Quindi dipende. Se l'Ulivo dirà "no" perché sulla questione giustizia faranno altre cose concrete e coerenti con il nostro programma, allora ci fermeremo. Un pacchetto giustizia è proprio il nostro obiettivo.

Il referendum, quindi, è un grimaldello in due direzioni: una verso Berlusconi, l'altra nei confronti del centrosinistra.

Va in direzione del ventre molle del centrosinistra e di berlusconi. Non intendiamo più accettare l'attendismo dell'Ulivo

Non è un pò contraddittorio raccogliere le firme, quindi avere un sostegno popolare e poi decidere se utilizzarle in una riunione ristretta di vertici del'Ulivo dove si portano come forza d'urto? E non temete che una legge costituzionale bipartìsan su tutte le immunità fermi il referendum?

Non ho mai detto di voler tradire le 500mila firme che hanno sottoscritto il referendum. Ho detto che devono servire come grimaldello affinchè la coalizione ulivista, di cui voglio far parte e con cui voglio collaborare per offrire un alternativa di governo al Paese, prenda a cuore non solo a parole la questione giustizia con un discorso concreto sul programma.

Quanto alla riforma costituzionale, considero abbastanza sciocchi quelli del centrodestra nel senso che non sanno fare le leggi, per nostra fortuna, ma non sciocchi fino a questo punto. Non si imbarcheranno mai in una riforma costituzionale sull'immunità parlamentare perché sanno che sarebbe perdente a meno di avere i due terzi in Parlamento. Cosa.che oggi non è, a meno che riescano a entrare, appunto, in quel ventre molle del centrosinistra.

Il presidente della Repubblica, secondo lei, avrebbe potuto non firmare quella legge?

Mi pare ci sia un un tirare la giacchetta esagerato nei confronti di Ciampi. A lui spetta un compito soltanto in casi di palesi incostituzionalità. Se avesse rinviato la legge alle camere, si sarebbe aperto uno scontro istituzionale terribile nel Paese. Se alla Corte Costituzionale è stato attribuito il ruolo di sindacare le leggi, significa che il capo dello Stato può non entrare nel merito. Premesso questo, vedo nel Lodo un elemento di incostituzionalità troppo palese per evitare il sindacato della Consulta.

Ma essa potrebbe risolverlo con un'interpretazione additiva in modo da non dichiarare incostituzionale la legge. Mi spiego- se domani un presidente del Consiglio che presumiamo innocente sarà messo sotto

accusa dovrà o dimettersi o sopportare l'umiliazione per il resto della legislatura. E sotto l'aspetto della violazione del suo diritto alla difesa, credo che il Capo dello Stato avrebbe potuto rinviare la legge alle

Camere. Di certo la Consulta interverrà.Ma dichiarando la legge incostituzionale? O ritenendola tale solo nella parte in cui non attribuisce al'imputato-premier il diritto di non avvalersi di quella prerogativa? In questo caso la legge sarebbe costituzionale ma rimarrebbe immorale. Di qui la consultazione popolare.

Qual è la sua opinione sulla proposta di liste uniche per l'Ulivo?

E' una proposta condivisibile ma pericolosa. Condivisibile perché rientra in quel progetto di superamento del frazionamento dei Partiti che era il progetto in originario dei Democratici cui ho aderito insieme a Prodi. In proiezione io sono per il bipolarismo e dunque questa idea non mi trova contrario. Ma in questo momento la lista unica è un contenitore vuoto: bisogna capire come la si vuole fare, a chi spetta decidere i candidati e le modalità delle candidature. Certo, non a leader autoreferenziali.

Non vorrei che servisse a imporre candidati senza una preselezione come possono essere le primarie. Prima dunque di dire sì o no, bisogna capire i termini di scelta. Oggi poi sentiamo molto la mancanza di una leadership del centrosinistra. Condividiamo la scelta di Prodi e spingiamo affinché al più presto si possa sciogliere ogni riserva.

Quanto vale oggi dal punto di vista elettorale IdV?

Io sono fermo all'ultimo dato politico che era circa del 4%. Quanto vale poi in termini percentuali non lo so e non intendo spendere una sola lira per saperlo. Ma nelle piazze e nei mercati ci dicono che siamo brave persone e di continuare a fare il nostro lavoro.

Poi il centrosinistra in questi ultimi tempi a livello locale è molto cambiato. C'è una grande apertura. Quasi dappertutto abbiamo momenti di dialogo e costruzione di programmi condivisi a livello comunale, provinciale e regionale.

Credo molto in questo allargamento da IdV a Rc. Un'evoluzione che sta nascendo al territorio e sta piano piano coprendo le riserve del centro. Abbiamo in quest'ottica un dialogo privilegiato con i DS che ci fanno da punto di riferimento qualificato.

Sembra che all'interno del centrosinistra lei abbia i rapporti migliori con Fassino. È vero?

Con Fassino mi sento non dico tutti i giorni, ma ogni volta che c'è necessità. Abbiamo stabilito un contatto telefonico diretto, bypassando ogni filtro e struttura di partito. Poi ho un rapporto di simpatia

personale con Mastella, ma non un dialogo politico. Per contro non ho rapporti con quelli dello Sdi ma neppure riserve politiche per un confronto negli interessi della coalizione.

Ho un dialogo di stima con Pdci e Verdi perché dopo le elezioni per primi, e Diliberto in particolare, hanno proposto e sostenuto l'allargamento della coalizione a IdV. Nella Margherita, ho un rapporto personale con Marini e mi confronto con Franceschini. Quanto a Rutelli, se la Margherita ritiene che debba essere il leader è affare suo.

Dove vuole arrivare il ministro Castelli con le sue ispezioni nei confronti dei magistrati milanesi?

Castelli semplicemente esegue. La questione è quella di sempre: io sono convinto che questo gruppo di potere ha scelto di mettersi in politica per trovare una soluzione ai suoi guai processuali. Ma dopo averle provate tutte si è reso conto che non c'è niente da fare, dal punto di vista processuale non ne vengono fuori. Allora hanno individuato come via d'uscita la delegittimazione dei giudici. Lo hanno fatto con me, lo stanno facendo con i colleghi. E mi duole constatare quanto sia attuale una frase di due secoli fa: "La cosa più brutta è che un nuovo tiranno o un nuovo gruppo di tiranni durano perché ci sono persone che gli reggono lo scettro.

Uomini di cultura, dell'informazione o della giustizia che adattano il loro pensiero agli interessi del tiranno di turno". Mi dispiace vedere magistrati che mandati in un posto a yerifìcare un certo dato di fatto ne danno una valutazione e un'interpretazione diversa dalla realtà nell'interesse del gruppo di potere di turno. Io conosco molto bene Arcibaldo Miller, perché abbiamo fatto insieme tante inchieste sulla corruzione. Era uno dei miei referenti quando trasferivo le inchieste da Milano a Napoli. E ricordo cosa diceva a quell'epoca quando si occupava di indagini, ricordo qual era il suo pensiero verso questa classe dirigente e soprattutto verso il tentativo di delegittimare l'opera dei magistrati.

 

Antonio Di Pietro

Presidente Italia dei Valori

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