Centrosinistra: un rischioso braccio di ferro.«Vedrete che due secondi dopo la caduta del Professore, tutti chiederanno un governo di larghe intese»: lo dice l'on.le Casini e forse ha ragione se con l'espressione usata si riferisce anche ad un governo istituzionale o tecnico ma, se avesse torto, l'alternativa sarebbe una sola e cioè quella delle elezioni anticipate. In un caso e nell'altro una cosa sarebbe certa: il consistente spostamento a destra della politica nazionale col ritorno, immediato o di poco differito, del berlusconismo al potere. A seguito di una seconda caduta di un governo di centrosinistra, dopo quella del 1998 col passaggio di Rifondazione Comunista dalla "desistenza" all'opposizione, sarebbe impossibile immaginare qualsiasi intesa tra riformisti e sinistra radicale, un'intesa che comunque non fermerebbe la vittoria delle destre portata sulle ali del successo ottenuto col clamoroso fallimento dell'Unione.
In un'ottica di sinistra una tale evenienza sarebbe disastrosa: il trionfo del peggiore neo-liberismo, lo strapotere della Confindustria e dei poteri forti, la mortificazione del Sindacato, la proliferazione di privilegi, l'ulteriore indebolimento dei ceti deboli, la precarietà del lavoro elevata a sistema, l'abbattimento di ciò che rimane dello stato sociale, le politiche razziste guidate dalla Lega, la compressione di importanti diritti civili, un familismo condito di ipocrisia, l'intolleranza verso tutte le diversità , una politica estera lontana dall'Europa ed asservita a quella statunitense. Ma col ritorno di Berlusconi entrerebbero di nuovo in sofferenza la legalità democratica ed il prestigio all'estero del nostro Paese: gli attacchi alla Costituzione per un suo progressivo svuotamento, il conflitto di interessi, le leggi ad personam, la delegittimazione della Magistratura ed il tentativo di minarne l'indipendenza, il monopolio televisivo e l'ostracismo di giornalisti "scomodi", il grasso esibizionismo e le figuracce internazionali.
C'è da chiedersi allora se non sia una follia trasformare la competizione tra riformisti e sinistra alternativa, che doveva essere leale e feconda, in un duro braccio di ferro, in uno scontro che può sfociare nella caduta del Governo o in un suo ulteriore indebolimento proprio nel momento in cui sono si stanno varando provvedimenti che possono portare ad un recupero di credibilità e di consenso in favore dell'Esecutivo e della sua maggioranza. E' sbagliato allora sia parlare di immodificabilità del pacchetto delle misure su pensioni, welfare e competitività , e sia pretendere che l'attuale impostazione venga profondamente innovata. Il buon senso ed il senso di responsabilità impongono una mediazione che non viene certo favorita dall'assolutizzazione delle posizioni a confronto.
Ci sono molti elettori che sono stati, sono e saranno convinti assertori delle politiche di fondo della sinistra alternativa. Così come ci sono antiliberisti e pacifisti senza tessere di partito e senza ruoli politici che fanno quel che possono per dare un piccolo contributo alla costruzione di un "altro mondo possibile". Fra questa gente è diffusa la convinzione che per la costruzione di questo "nuovo mondo" c'è bisogno di una sinistra lungimirante e con i nervi a posto, capace di mettere ogni giorno le proprie scelte a confronto con la risposta al quesito di cosa giovi e cosa nuoccia a "questo" scombinato ed arrogante capitalismo nostrano e che cosa acceleri o ritardi il suo superamento. Una sinistra più presente e convincente nelle fabbriche, nelle campagne, negli uffici, negli ospedali, in tutti i luoghi dove si lavora, si soffre e si lotta per sbarcare il lunario, per combattere piccole e grandi ingiustizie, per tutelare la salute e l'ambiente. Una sinistra che cerchi di contare di più non tanto minacciando crisi di governo che favorirebbero le destre quanto allargando la base del suo consenso con la forza persuasiva delle sue idee, con la ripresa delle lotte sociali e con comportamenti personali - giova sottolinearlo - che di quelle idee e di quelle lotte siano credibile testimonianza.
Il teologo spagnolo Benjamin Forcano ha di recente scritto che «l'egemonia della cultura borghese rende impossibile una nuova società , più democratica, ugualitaria e fraterna» aggiungendo «o creiamo un nuovo soggetto postborghese o continueremo con democrazie formali e senz'anima.». Creare questo nuovo soggetto è la vera "missione" della sinistra senza aggettivi. Se questo sarà lo spirito della manifestazione indetta da "il Manifesto" e "Liberazione" per il 20 ottobre, si tratterà di un evento estremamente positivo per la sinistra, per il Governo e soprattutto per i cittadini che chiedono politiche più solidali ed attente alle ragioni dei ceti deboli. Se invece l'iniziativa favorirà , per errori di impostazione o per sua degenerazione non avvedutamente prevista ed impedita, una confusa gazzarra contro il Governo col risultato di delegittimarlo o addirittura di metterlo in crisi, si sarà fatto un grosso regalo alle destre ed all'ala più conservatrice dell'Unione con conseguenze negative di incalcolabile portata.
Brindisi, 6 agosto 2007
Michele DI SCHIENA
fonte: http://www.asinistra.net