All’Isola Madre Borromeo è tempo di Ibiscus: apertura il I settembre
Dopo l’eccezionale fioritura di loti sull’Isola Madre, che ha richiamato l’attenzione di turisti ammirati per le varietà di questo fiore raro, è ora la volta di un altro fiore particolare, che solo da poco viene coltivato e presentato sull’Isola, per la sua delicatezza: l’ibiscus.
Dal I settembre i visitatori potranno rivedere la collezione dell’Isola Madre, che è stata messa insieme con pazienza e passione nell’arco di cinque-sei anni ed ora è composta da un centinaio di varietà , sulle 950 presenti al mondo; il clima particolarmente dolce delle Isole Borromee permette la nascita di questo fiore, che è il simbolo dei paesi tropicali e vive solo un giorno, riproducendosi continuamente in varietà di colore infinite e splendide.
L’ibisco è un arbusto semi rustico che può diventare alto da 1,5 metri fino a 3/ 5 metri nelle zone d’origine ed è diffuso in tutti i continenti, in Europa come in Asia, in America e nelle isole del Pacifico. Caratteristici sono i suoi fiori: dotati di 5 petali che formano un imbuto, appariscenti per forma e colore, larghi da 7 fino a 15 centimetri di diametro, talvolta hanno un buonissimo profumo, ma durano un brevissimo periodo di tempo, per alcune varietà solo un giorno.
Alcuni, come l’Hibiscus mutabilis, originario della Cina, hanno la caratteristica di cambiare colore (dal bianco al rosa pallido al rosso scuro) nel corso della loro unica giornata di fioritura. Altra caratteristica degli ibischi è quella di fiorire continuamente nel corso dell’estate, con un periodo di fioritura, nei climi simili a quelli di provenienza, da giugno fino ad ottobre.
Ai nostri climi è particolarmente diffuso l’Hibiscus syriacus, che, originario dell’India, si è magnificamente ambientato alle nostre latitudini. Ha fiori larghi circa 7 centimetri , meno appariscenti di quelli dell’Hibiscus rosa-sinensis, ma è stato ibridato da tantissimi appassionati e vanta un numero cospicuo di varietà con le più diverse combinazioni e sfumature di colore.
Altra varietà particolare è l’ Hibiscus sadbariffa, dal quale si ricava una bevanda molto simile al tè.
Dai fiori rosso rubino in infusione si ottiene il Karkadé, parola di origine eritrea che divenne di moda in Italia ai tempi del regime fascista, quando il governo raccomandava di fare uso di prodotti nazionali o importati dalle colonie. Dimenticato nel dopoguerra, sta ora tornando di moda come bevanda dissetante ma meno eccitante del tè.
In Estremo Oriente e nell’area del Pacifico i bellissimi fiori dell’ibisco sono usati come ornamento da uomini e donne, che gli attribuiscono i più svariati significati.
La bellezza del fiore, la leggerezza del fogliame e al tempo stesso la breve durata ne hanno fatto il simbolo della bellezza fugace.
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