19.09.2007
La sequenza della più recente ventata di antipolitica, nonostante
sia stata lunga, nervosa e accentuata, è stata colpevolmente
trascurata dai politici, in special modo da quelli di governo.
Infatti, né Berlusconi né Bossi hanno molto da temere da chi, come
Beppe Grillo, porta il suo messaggio, che ha fortissime componenti
di critica partitica e di antipolitica, nel cuore della sinistra: la
città di Bologna e la Festa dell'Unità . L'antipolitica di Berlusconi
e Bossi affonda le sue radici in un altro pubblico e mira a bersagli
già condivisi e interiorizzati dal suo pubblico.
Ossia: tutta la politica, in generale, contrapposta ai loro
interessi personali, tutti i partiti della sinistra e, naturalmente,
i politici di professione. E, nonostante, le tre o quattro
legislature accumulate dalla maggioranza dei parlamentari di Forza
Italia e della Lega, costoro riescono ancora a sfruttare il loro
appello contro lo Stato, contro i suoi balzelli, che ci sono, e
contro le sue leggi, farraginose e numerosissime, contro la
burocrazia, composta anche da nullafacenti, contro la lottizzazione,
pure da loro ampiamente praticata.
Quanto alla sequenza, tutto comincia con l'eccessivo trionfalismo di
qualcuno nell'Unione per una vittoria elettorale tutto meno che
trionfale. Continua con un indulto trasversale basato su motivazioni
parecchio discutibili e su cifre alquanto ballerine. Passa
attraverso una finanziaria molto cangiante, ma poco convincente.
Culmina con la fulminea crisi di governo del febbraio 2007, risolta
soltanto dalla competenza istituzionale del Presidente Napolitano.
Torna a manifestarsi con un balletto senza senso e senza contenuti
sulla riforma della legge elettorale. Esplode con la pubblicazione
del libro di Stella e Rizzo, La casta (sui privilegi dei politici),
pur preceduto da Teodori, Soldi & partiti (1999) e da Salvi e
Villone, Il costo della democrazia (2006), ma non seguito da nessun
provvedimento concreto. Sarà anche vero che, come ha dichiarato, un
po' troppo frettolosamente il presidente della Camera Fausto
Bertinotti, l'antipolitica di Grillo colma «un vuoto della politica».
Da parte mia, ho sempre pensato che i vuoti della politica vanno
individuati per tempo e colmati dalla politica stessa, per essere
precisi dalla buona politica che è quella che sa depurarsi delle
tossine che, anche una tutt'altro che buona società , continua ad
iniettarle.
Troppo facile, adesso, sostenere, da un lato, che sarà la
costruzione del Partito democratico a risolvere il problema con una
bacchetta magica che nessuno ha ancora visto; dall'altro, che i
partiti non possono essere attaccati tutti indiscriminatamente.
Ma
se nessuno dei partiti reagisce discriminando il praticabile dal
demagogico, allora la critica se la meritano tutti.
Tuttavia, Grillo e la stragrande maggioranza dei suoi compagni di
blog, in piazza e davanti ai loro computer, attaccano, qualche volta
aggrediscono, di preferenza, la sinistra, i partiti di sinistra, i
politici di sinistra. Lo considero un omaggio, e tale deve
effettivamente essere poiché la destra non colma nessun vuoto di
politica. Anzi, approfondisce la voragine dell'antipolitica,
praticamente senza rischi. Sono i politici di professione e, se
vogliamo, per vocazione, che debbono avere il coraggio e
l'intelligenza di dare subito risposte concrete. Altrimenti, si
dovrà prendere atto che la politica è anche impotente.
Dunque, se ne può fare a meno, sostituendola con i «poteri forti»
(ma ho dubbi sulla loro esistenza e sulla loro reale forza) oppure
con demagoghi, che, alla fine della ballata, non fanno mai ridere se
non a un prezzo sociale molto elevato. Tagliare subito i costi della
politica, e anche i posti della politica: per esempio, una volta
fatto il Pd, D'Alema e Rutelli dovrebbero rinunciare subito alla
loro carica di Vice-Premier poiché i loro due partiti non
esisteranno più e non avranno più bisogno di rappresentanza.
Riformare la legge elettorale, magari, se non si riesce a fare di
meglio, cancellando con un tratto di penna la vigente legge porcata
di Calderoli, per ritornare al pur imperfetto Mattarellum che aveva
almeno il piccolo pregio di eleggere tre quarti dei parlamentari in
collegi uninominali (con una clausola aggiuntiva: il requisito di
residenza).
Infine, forse, consentendo una vera apertura delle liste per
l'Assemblea Costituente collegate all'elezione diretta (per favore,
non scrivete mai più primarie) del segretario del Pd e, dunque,
accogliendo personale non politico che si guadagna il suo personale
bollino blu non da investiture dall'alto, ma dalla capacità di
ottenere consenso nella sua circoscrizione. In politica, e anche in
antipolitica, i tempi contano.
Oramai sembra che per la debolezza della politica siano i Grillo-
boys a dettare l'agenda. Tuttavia, quell'agenda la si può
riscrivere, secondo le linee che ho esposto sopra. Ma l'attuazione
di alcuni provvedimenti, d'altronde già preceduta da un'estenuante
fase di gestazione, deve essere immediata.
Non credo che moriremo di antipolitica, essendoci sempre chi
praticherà l'accanimento terapeutico su partiti languenti.
Spero che alcuni partiti riacquistino la dignità perduta, non
soltanto perché sono fatti da persone perbene (dopo avere escluso
condannati e inquisiti), ma, in special modo perché saranno riusciti
a ristrutturarsi attraendo persone competenti di ogni età e di
entrambi i generi con percorsi professionali di tutto rilievo.
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Chi ha paura del Tribuno
Gianfranco Pasquino
su L'Unità , 18 settembre 2007
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