Welfare Italia :: Dal Mondo :: Le tensioni con l’Iran Invia ad un amico Statistiche FAQ
6 Maggio 2024 Lun                 WelfareItalia: Punto laico di informazione e di impegno sociale
Cerca in W.I Foto Gallery Links Documenti Forum Iscritti Online
www.welfareeuropa.it www.welfarecremona.it www.welfarelombardia.it www.welfarenetwork.it

Welfare Italia
Home Page
Notizie
Brevi
Il punto
Lettere a Welfare
Cronaca
Politica
Dal Mondo
Dalle Regioni
Dall'Europa
Economia
Giovani
Lavoro
Cultura
Sociale
Ambiente
Welfare
Indian Time
Buone notizie
Radio Londra
Volontariato
Dai Partiti
Dal Parlamento Europeo
Area Iscritti
Username:
Password:
Ricordami!
Recupero password
Registrazione nuovo utente
Brevi

 Foto Gallery
Ultima immagine dal Foto Gallery di Welfare Italia

Ultimi Links







Le tensioni con l’Iran
20.09.2007
Voci di guerra: serve un’Europa più unita (di Roberto Aliboni da www.affarinternazionali.it)

Nell’ultimo anno l’amministrazione Bush aveva dapprima fatto intendere di essere preparata ad attaccare militarmente l’Iran, se questo paese non avesse accettato una serie di modifiche alla sua politica estera, dallo sviluppo di una capacità nucleare militare all’aiuto all’insurrezione irachena. Questo atteggiamento sembrava essere gradualmente confluito verso un confronto diplomatico, presumibilmente grazie all’influenza del segretario di Stato, Condoleezza Rice, e per contro alla parziale emarginazione dell’ala dura dell’amministrazione con le dimissioni del segretario alla difesa, Rumsfeld.

È in questa prospettiva che furono generalmente interpretati i due incontri, a Baghdad (10 marzo) e Sharm el-Sheik (4 maggio), fra i capi delle rispettive diplomazie. In realtà, quegli incontri misero in luce che la diplomazia americana non si stava orientando verso l’apertura regionale auspicata dal rapporto di dicembre 2006 dell’ Iraq Study Group, guidato dai senatori Baker e Hamilton, ma intendeva negoziare con Teheran semplicemente per ottenere che avessero termine gli interventi iraniani di fiancheggiamento dell’insurrezione irachena. Questi colloqui, proseguiti dall’ambasciatore americano a Baghdad, Ryan Crooker, non solo non hanno dato frutti, ma hanno ancor più convinto l’amministrazione americana del prevalere a Teheran della volontà di scontro, secondo la volontà del presidente Ahmadinejad.

Radicali contro pragmatici Questi colloqui hanno meglio messo in evidenza le diversità di approccio dei due paesi. Da una parte, la volontà della diplomazia iraniana di essere pronta a compromessi a patto che gli Usa riconoscano al paese il ruolo regionale che i dirigenti di Teheran credono congruo; dall’altra, esattamente l’assenza di qualsiasi predisposizione a riconoscere alcunché.

Chi conduce la diplomazia dell’Iran appartiene a quell’ala conservatrice ma pragmatica, che l’analista americano Ray Takeyh individua accanto all’ala conservatrice radicale rappresentata dal presidente Ahmadinejad, vale a dire figure come Ali Lariani e il ministro degli Esteri, Mottaki. Takeyh ha messo bene in luce la divisione che esiste nel campo dei conservatori e sostiene che questi ultimi sono per l’Occidente un interlocutore valido, a condizione che gli Usa e gli altri paesi dell’Occidente lascino spazio ad un ruolo regionale appropriato dell’Iran; secondo lui, con questa contropartita, l’Iran si convincerebbe a sviluppare un’industria nucleare a fini pacifici saldamente incastonata nel regime di non proliferazione.

Se le opinioni di Takey e dei molti altri analisti che la pensano come lui sono valide, lo scenario può essere visto come una lotta parallela, a Washington come a Teheran, fra pragmatici e radicali. In realtà, mentre è difficile esprimersi nel dettaglio circa gli iraniani, per quanto riguarda l’amministrazione americana possiamo dire che le differenze fra radicali e pragmatici, fra la vicepresidenza e il segretariato di Stato, sono più tattiche che strategiche. In effetti, come Cheney, la Rice non sembra intenzionata a riconoscere all’Iran un ruolo nella regione, ma a differenza del suo collega di governo spera di estrarre le concessioni che oggi servono all’Amministrazione con la diplomazia e, semmai, con la coercizione delle sanzioni più che delle armi.

Se questo è vero, l’Amministrazione, malgrado alcuni conati retorici alla fine della scorsa primavera, continua proprio a non condividere il senso del dialogo regionale invocato dal rapporto sull’Iraq del gruppo di studio Baker-Hamilton, il quale chiedeva di parlare col nemico e considerare le loro esigenze in vista di un possibile compromesso per la stabilizzazione della regione e non una diversa e futile composizione nella miscela di coercizione e diplomazia di cui necessariamente la politica estera consiste. Perciò, la Rice mostra dei migliori sentimenti, ma non una migliore strategia rispetto a Cheney.

Unione europea in ordine sparso
Su questo sfondo, di per sé confuso, si sono inserite le notizie del “New York Times” – dopotutto non nuove – circa lo scontro in seno all’Amministrazione fra le due correnti, ma soprattutto le dichiarazioni del ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, sulla necessità di prepararsi a uno scontro diventato negli ultimi tempi assai più probabile. Il tono di quelle dichiarazioni – nelle quali la Francia appariva sottovalutare la gravità della prospettiva e soprattutto rassegnata ad accettare checché venisse da Washington – è stato corretto da Kouchner il giorno dopo. Tuttavia, quelle dichiarazioni, comunque un po’ superficiali, hanno tradito la debolezza della posizione europea e il rischio che gli Usa mettano l’Unione di fronte al fatto compiuto e che l’Unione il giorno dopo si divida, esattamente come accadde con l’Iraq.

La Germania sostiene un aggravamento delle sanzioni, un po’ per rafforzare la posizione del Dipartimento di Stato, un po’ perché i pragmatici di Teheran saranno sì pragmatici in senso ideologico ma non lo sono affatto in senso comune. In fondo, sono essi che hanno assicurato l’insuccesso del negoziato con il gruppo EU-3 e fatto di tutto perché la posizione iraniana apparisse vieppiù inaffidabile. Oggi, anche con la migliore buona volontà, sarebbe difficile per l’Ue riprendere un’iniziativa diplomatica.

In queste condizioni, l’aggravamento delle sanzioni è un’opzione valida, anche se tutti sappiamo che l’effetto delle sanzioni si determina in un periodo lungo e provoca gravi danni strada facendo. Tuttavia, occorre anche mettere i pragmatici di fronte alle loro responsabilità: se davvero hanno una posizione diversa dalla leadership, che si misurino loro con quest’ultima e tornino a negoziare quando effettivamente rappresenteranno di più. Da parte europea, la scommessa è inevitabile: o i pragmatici riescono a diventare qualche cosa di più di una speranza oppure è inutile parlarci. Le sanzioni, ben gestite, possono essere il segnale giusto.

Tuttavia, questa posizione europea, convergente con una parte dell’amministrazione Usa, può trovarsi, anche già domani, di fronte a un’Amministrazione che sceglie la coercizione violenta e abbandona quella diplomatica ed economica. In questa prospettiva, sarà bene che gli europei si uniscano e premano per le sanzioni, per le quali anche la Francia è d’accordo. L’Italia dovrebbe seguire questo corso. È comunque importante che gli europei agiscano sin da ora uniti in modo che, precipitando le cose, gli Stati Uniti sappiano che questa volta, a differenza dell’Iraq, li troveranno tutti dall’altra parte, o almeno tutti quelli più “anziani” e che contano di più nel continente.

Roberto Aliboni è Vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali

Fonte: www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=611

Welfare Italia
Hits: 1799
Dal Mondo >>
I commenti degli utenti (Solo gli iscritti possono inserire commenti)
Terza pagina

Sondaggi
E' giusto che Bersani si accordi con Berlusconi per le rifome ?

Si
No
Non so
Ultime dal Forum
La voce del padrone di Lucio Garofalo
Salotti culturali dell'Estate bolognese
Pippo Fallica querelo' Corriere della Sera e La Sicilia?
NO LEADER, NO PARTY di Luigi Boschi
UN PARTITO LENINISTA (LEGA) CHE SPOSA IL VATICANO di A.De Porti
POESIA DI VITA di Luigi Boschi
La vita spericolata del premier di Silvia Terribili
Romea Commerciale di Orlando Masiero
Sondaggio, 15mila i voti finora espressi
Buon che? di Danilo D'Antonio
L'Italia è una Repubblica "antimeritocratica" fondata sul lavoro precario
LA PROTESTA DEI SANGUINARI di Luigi Boschi
L'AQUILONE STRAPPATO di Antonio V. Gelormini
Il reality scolastico su "Rai Educational"
Vuoto indietro diventa proposta di legge,





| Redazione | Contatti | Bannerkit | Pubblicità | Disclaimer |
www.welfareitalia.it , quotidiano gratuito on line, è iscritto nel registro della stampa periodica del Tribunale di Cremona al n. 393 del 24.9.2003- direttore responsabile Gian Carlo Storti