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La fatica di pensare (di Alessandro Aleotti) |
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26.09.2007
In una società fortemente materialista e materializzata come la nostra, la principale delle fatiche non risiede nello sforzo fisico o lavorativo (a cui siamo ormai ben abituati…), bensi nello sforzo mentale, cioè in quell’attività di pensiero che sembra ormai sparita dalla nostra dimensione collettiva e che, anche individualmente, diventa una pratica sempre più desueta. Purtroppo, la storia ci insegna che la fatica di pensare (o, per usare parole di Brecht, il “sonno della ragione”) genera “mostri”. Una di queste mostruosità l’abbiamo sotto gli occhi in questi giorni: la polemica su politica e antipolitica, agitata da Grillo e rafforzata da campagne di stampa che in gran parte sposano le tesi ormai celebri del libro “La casta” di Stella e Rizzo (edizioni Rizzoli…).
I fatti: Grillo, Rizzo, Stella e compagnia ce l’hanno con la politica, identificata nella casta dei rappresentanti politici eletti nelle istituzioni e negli oligarchi dei partiti. In nome di questo disprezzo, propongono “un’altra politica” che sappia mostrarsi meno autoreferenziale e pasticciona di quella sopra definita. Questa tesi, pur perfetta nel suo svolgimento, tuttavia ha un vizio di origine. Grillo e compagnia, infatti, pensano di prendersela con la “politica”, ma in realtà se la prendono con un mondo che la rappresenta solo in minima parte.
La domanda fondamentale da porsi è:”cosa (e chi) è la politica, oggi, nel nostro paese?” La risposta (da noi come altrove) non può altro che fare riferimento a “chi organizza la convivenza della polis e la finalizza attraverso l’esercizio del potere”. Questa è (ed è sempre stata e così sarà sempre) la politica. E a voi pare che la nostra vita e le sue finalità siano organizzate e definite dalla “casta” dei politici eletti e dei capi partito? Suvvia, non scherziamo…
Il governo delle nostre vite (beninteso, non quello privato e autodeterminato) dipende da una molteplicità di centri di potere che, quando agiscono in maniera sintonica, ci danno la sensazione di produrre “governo”, mentre quando questi poteri procedono curandosi solo delle proprie finalità , tutto ci pare “sgovernato” (e probabilmente siamo in questo caso). Insomma, la politica è ovunque ci sia decisione. C’è molta politica nella scienza, nei media, nella finanza. Ce ne è meno in altri mondi, come quello della sopracitata “casta” (che, ormai l'abbiamo capito, pensa esclusivamente alla propria sopravvivenza).
Se questi sono i termini della questione (e ci piacerebbe che qualcuno si esercitasse nel confutarli), allora la sopracitata polemica politica/antipolitica rimane tutta dentro una dialettica “limitata” dell’esercizio del potere. Se davvero volessimo “fare nuova politica”, dovremmo interessarci di meno del fatto che al governo ci sia Prodi o Berlusconi e di più dell’ipotesi che ci clonino o no. Oppure, per fare un esempio che rimanga a Milania, dovremmo discutere meno su certe impotenti soluzioni “cosmetiche” in tema di mobilità (vedi ticket) ed invece domandarci veramente se chi produce automobili possiede anche qualche idea su come farle circolare o, almeno, si pone questo problema.
Insomma, la politica è laddove c’è la decisione. E occuparsi di politica significa rendere chiare le finalità dell’esercizio del potere. Certo, la battaglia contro la “casta” ci ha fatto capire che questo segmento della politica è ormai inutilizzabile, poiché appare incontrovertibilmente destinato a gestire il proprio piccolo potere in una funzione esclusivamente autoreferenziale. Ma, capito questo, non sarebbe ora il caso di capire quali sono le finalità di chi il potere lo detiene e lo esercita sul serio? Vogliamo cercare di capire dove e come viene esercitata la funzione di responsabilità (cioè la legittimazione politica dell’esercizio del potere) nelle banche, nella scienza e nei media? Vogliamo compiere questo faticoso sforzo di pensare, o riteniamo che la nuova politica sia gridare vaffanculo in piazza o comprare il libro antipartito edito dal più potente centro di persuasione del paese? Sono queste domande che possono farci capire qualcosa in più sul tema politica/antipolitica ed è su queste tesi che mi piacerebbe si aprisse il dibattito.
Alessandro Aleotti
Milania, 25 settembre 2007
da http://portale.milania.it/
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