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Perché non mi sono più candidata alle primarie del PD
2.10.2007
Premesso che da anni sono stata impegnata nel portare avanti la battaglia per il rinnovamento della politica e che sono rimasta, per questo, isolata, prima all’interno dei Ds e da ultimo all’interno della Margherita, dove sono approdata proprio per cercare di portare avanti il progetto dell’Ulivo voluto da Romano Prodi. (Nella Toscano, Palermo)

Non trovando spazio all’interno di questi due partiti, ho cercato di continuare questa battaglia sia con Incontriamoci che con l’Associazione Per il Partito Democratico.

Con Incontriamoci ho collaborato da sempre, promuovendo incontri e partecipando a quelli svoltesi a Balogna ed a Roma, rimanendo sempre in contatto con il Ministro Giulio Santagata, almeno fino a quando egli, contrariamente a quanto ci aveva comunicato, ha deciso da solo di non portare avanti il progetto di liste proprie di Incontriamoci per le primarie del 14 ottobre, candidandosi nella lista di Veltroni.

Com’ è facile immaginare, la delusione per tale decisione è stata grande, ma non è certamente la sola!

Quando si è formata l’APD in Sicilia, avendo creduto negli obiettivi che si prefiggeva, ho ritenuto, assieme ad altri amici di Incontriamoci, di partecipare alla costituente della stessa, come chiestomi dal Presidente Nazionale Gregorio Gitti, entrando, quindi, a far parte del gruppo dirigente regionale.

Ben presto, fin dalle prime battute, mi sono dovuta rendere conto che all’interno del direttivo regionale si era costituito un gruppo di potere, che, in dispregio di tutte le regole statuarie e del mio solitario dissenso, si è attribuito tutte le cariche nell’ignoranza delle regole più elementari della democrazia interna, riproducendo, quindi, i vizi di una politica autoreferenziale, ma in forma più esasperata rispetto a quella praticata dagli stessi partiti.

Preso atto dell’impossibilità di un cambiamento di rotta e quindi anche di portare avanti quegli obiettivi di rinnovamento all’interno di questa associazione mi sono vista costretta ad abbandonare il campo e successivamente a dimettermi.

Da ultimo, per coerenza con la mia storia personale, essendo scesa in campo una donna per la candidatura a segretario del nascente PD, e condividendo con Rosy Bindi la Sua affermazione circa il fondamentale principio della laicità dello stato ed avendo la medesima tutte le caratteristiche necessarie per assumere tale ruolo: competenza, serietà, credibilità, passione politica, mi sono convinta che Lei incarnava meglio degli altri candidati il ruolo di futuro segretario del nascente PD.

Il ministro, contrariamente a quanto hanno fatto DS E DL, mi aveva personalmente invitata a sostenerla e , nel caso l’avessi ritenuto opportuno, di candidarmi nelle sue liste.

Dopo aver riflettuto e con la consapevolezza che, se di rinnovamento si deve parlare, esso non può essere certo realizzato da questa classe dirigente che ha occupato già tutti i posti di potere del partito che avrebbe dovuto essere nuovo, ho preso la sofferta decisione, anche per non buttare all’aria tutto il lavoro da me portato avanti in questi anni, e mi sono messa in contatto con il sottosegretario Pajno, che aveva formato il comitato a sostegno della Bindi insieme ad esponenti del mondo della cultura e delle professioni, il quale mi chiedeva fin da subito se ero disponibile a candidarmi, così come ha fatto anche il prof. Verde e A. Maria Abramonte.

Ho dato la mia disponibilità, dichiarando però di essere disponibile ad accettare la candidatura a sostegno della Bindi come capolista nel mio collegio (N°12) e tale mia richiesta è stata accolta senza che nessuno sollevasse problemi in merito. Raccolgo, quindi, le firme per la presentazione delle liste, dicendo agli amici che hanno firmato che mi sarei candidata nel collegio n°12.

Ebbene, dopo avere raccolto le firme le cose sono cambiate, così com’è cambiata l’aria all’interno del comitato.

Nel corso dell’ultima riunione, dopo aver raccolto con enorme fatica circa 40 firme, il Prof. Pajno mi comunica che il collegio 12 era riservato alle personalità (cioè a lui) e che pertanto io non potevo più essere candidata in quel collegio e che mi avrebbero spostata in un altro collegio!

E’ stato facile intuire il motivo di tale decisione: per quel collegio erano state raccolte più di duecento firme e quindi prefigurandosi una affermazione per la lista Bindi tutto era stato messo in discussione dal gruppo di potere che si era venuto a formare, spiace dirlo, anche in questo caso, riproducendo, quindi, quelle logiche autoreferenziali, che ho sempre cercato di combattere, ma che, inevitabilmente si riproducono come una metastasi non appena si ha il sentore di poter conquistare una fetta di potere. Come si può notare, questa malattia contagia tutti e anche uomini di cultura!

Visto come sono andate le cose ho preso atto dell’inutilità a continuare. Infatti, stavamo lavorando non per appoggiare la candidatura della Bindi, ma per la carriera di qualcuno.

Altro che rinnovamento, altro che opportunità per tutti! Mi sento con Luciano e mi promette di mediare, ma non c’è stato niente da fare: se volevo potevo scegliere tra il collegio 13 oppure il 12 al regionale.

Naturalmente non ho accettato, non perché non volessi fare la battaglia in quel collegio, ma perché non ho condiviso il metodo di imporre le candidature senza che sia stato preceduto da un dibattito sull’opportunità o meno delle scelte assunte e perchè ritengo tale metodo in contrasto con i principi ispiratori del nascente PD e con quanto enunciato in merito dalla Bindi medesima.

Sembra paradossale, ma è la realtà: chi ha lavorato tanto in questi anni per il PD, vedendo in esso anche una opportunità di rinnovamento della classe dirigente, mettendoci tutto il proprio impegno e la propria passione, oggi che il partito pare stia arrivando al traguardo è rimasta a terra, mentre tutti gli scettici e tutti quelli che ti additavano per il solo fatto di crederci, oggi ne stanno assumendone la guida, hanno conquistato posti di potere, hanno fatto lotte intestine per esserci! Com’è strana la politica però!

E’ certo un’altra stranezza quella di vedere tutte le donne di sinistra da tempo impegnate per la presenza di donne in Politica, che presiedono importanti Associazioni femminili, che oggi, pur in presenza di una donna che ha scelto coraggiosamente per la prima volta di candidarsi alla guida di un partito, si sono girate dall’altra parte, sono andate a mettersi ipocritamente sotto le ali del sicuro vincitore ed io sono rimasta una delle poche, se non l’unica, a sostenere con coerenza questa candidatura!

Davvero strano destino il mio!

Sarà per questa cocciutaggine di credere fine in fondo nelle cose che faccio!

In ogni caso questo partito oggi, soprattutto in Sicilia, mi appare come una gran confusione: ci trovi dentro tutto ed il contrario di tutto e non è certo quel progetto, in cui tanti abbiamo creduto.

Questo è il motivo per cui io oggi ho deciso di fermarmi e di non partecipare al voto del 14 ottobre.

Voglio vedere gli sviluppi e decidere dopo se aderire o meno, voglio prima capire se si realizzerà veramente il grande progetto dell’ulivo in cui ho sempre creduto.

Nella Toscano

Palermo 1.10.2007

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