Caro Storti, Le sottopongo, in allegato, un mio articolo inerente le ormai prossime "primarie" del nascente Partito Democratico. Visto che gli argomenti esposti motivano una critica, seppure ampiamente costruttiva, all'uso della parola "primarie" per definire l'episodio chiave della nascita di questa nuova formazione, nonché in considerazione dell'importanza e del peso del costituendo PD nell'attuale panorama politico italiano, lascio a Lei la valutazione se sia il caso di diffonderlo sul vostro sito prima dello svolgimento dell'evento stesso, il prossimo 14 ottobre, o subito dopo di esso. D'altro canto, come potrà leggere, l'articolo prosegue con un preciso riferimento all'uso improprio del termine primarie anche da parte avversa e chiude con un più che opportuno appello al mondo politico in genere.
Peraltro, l'uso delle primarie non riguarda solo i "massimi sistemi", bensì qualsiasi contesto territoriale o gruppo sociale di qualsivoglia dimensione, cioè ovunque l'esigenza sia la tutela un'adeguata rappresentanza, rappresentatività e partecipazione popolare all'insegna di una vera Democrazia.
Per completezza d'informazione, ho aggiunto in calce alla presente un testo che, con un linguaggio abbastanza semplice, spiega le PRIMARIE ed in particolare il modello di PRIMARIE APERTE che io ed un gruppo di cittadini indipendenti da parti politiche abbiamo proposto fin dal 1993.
Scelga Lei se sia il caso di diffonderlo come un contributo informativo separato (magari con un link in ipertesto dall'articolo sul PD e viceversa), oppure accodarlo all'articolo come un inciso esplicativo.
Se ne avesse bisogno, sono a Sua disposizione per qualsivoglia approfondimento, chiarimento o informazione (molte delle quali possono trovare risposta sul sito della Campagna VERSO L'ITALIA DELLE PRIMARIE attualmente in corso, www.laspedizionedei1001.it.
Buon lavoro.
Suo,
Guido De Simone
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Nota della Redazione.
Come è nostro costume pubblichiamo interamente il materiale pervenuto del quale l'autore si assume la responsabilità .
red/gcst
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La nascita del PD rischia d’essere offuscata da un abuso poco simpatico
Ma perché chiamare tutto ciò "primarie"?
A pochi giorni dall’elezione del leader dei "Democratici", un appello a tutti i politici per la coerenza almeno nell’uso delle parole.
7 Ottobre 2007 di Guido De Simone
Per celebrare la sua nascita, il Partito Democratico ha chiamato tutti i suoi elettori a partecipare all’elezione del suo leader... e ha definito ufficialmente questo semplice processo elettorale con il termine "PRIMARIE". Nulla di più improprio... Ma allora perché?
Eppure la novità di per sé già c’è. Far scegliere il grande capo del partito con una sessione di voto aperta ai comuni cittadini e non solo agli iscritti è già un’enorme "apertura" e una vera ed eclatante novità da parte di un partito.
Ma allora, perché diamine attribuire a una semplice elezione definitiva il termine di "primarie"?
In soldoni, le "primarie" sono una forma di votazione che serve a scegliere chi potrà essere candidato alle successive elezioni e chi no. Perciò avvengono subito PRIMA delle elezioni cui si riferiscono.
Più tecnicamente, una "PRIMARIA" è la sessione di votazione che precede un’elezione (e si chiama così proprio perché avviene "prima" di essa, avviando il processo elettorale) per determinare a chi, tra tutti coloro che aspirano a rappresentare quella lista (aspiranti-candidati), sarà affidata: la singola candidatura (se per elezioni uninominali, con metodo maggioritario), o la presenza nella lista definitiva dei candidati (per elezioni plurinominali, con metodo proporzionale) nell’ordine corrispondente al numero di voti conseguito alla primaria.
Se poi tutto questo avviene contemporaneamente per più liste elettorali, il termine si usa al plurale e perciò si parla di PRIMARIE.
Ma nel caso di quanto si sta per svolgere il 14 ottobre 2007 tale termine, tanto meno al plurale, che c’entra?
Viene spontaneo porsi la domanda: si tratta di "ingenuità ed ignoranza" oppure di "astuzia ed opportunismo"?
Ingenuità o ignoranza?
Ipotizziamo che costoro "non sappiano". Si potrebbe pensare che abbiano impropriamente scelto il termine "primarie" solo perché richiama l’episodio precedente della "Primaria dell’Unione", del 16 ottobre 2005 (consultazione allora correttamente definita al singolare, anche se solo a seguito di un opportuno richiamo in merito), forse sperando, scaramanticamente, in un ulteriore clamoroso successo.
Astuzia o opportunismo?
Diciamo che, nel timore che il successo del 2005 non si ripetesse, è stato scientificamente deciso di sfruttare il termine che più corrisponde e ha fin qui corrisposto a qualcosa di "NUOVO" ed "INNOVATIVO" nella politica italiana.
Tanto, specialmente in politica dove vige la cinica quanto patetica regola che "il fine giustifica i mezzi", è ormai d’uso comune usare i termini al di là del loro vero significato, pur di sfruttare la reazione emozionale che essi possono suscitare nelle persone che si vogliono manipolare.
E allora, perché mai la più grande ed eclatante novità partitica del panorama politico italiano non dovrebbe insignirsi anche dell’uso fin dal suo primo giorno di vita delle celebratissime "primarie"?
Ed ecco qui il "miracolo": delle semplici elezioni interne diventano non solo "primaria", ma addirittura "primarie"!
Che dire, se è "stupore" l’effetto che si desiderava, beh, ci sono riusciti. Ma non credano, gli organizzatori di questa mossa imbecille, che gli italiani siano tutti degli sciocchini facilmente manipolabili. Qualcuno ha capito, di certo chi sa usare il proprio cervello autonomamente e proprio in virtù di ciò è ascoltato. Perciò, tutto questo non fa bene al nascente Partito Democratico. Affatto.
Mi permetto di definirla una tattica "imbecille" (dal latino "imbellere", claudicare) perché in questo modo, invece della fierezza e dell’assoluta certezza dell’utilità di quanto si sta facendo nell’unire e trasformare una debole e litigiosa coalizione in una forte e coesa parte politica a cui gli elettori possano fare riferimento e su cui fare affidamento, questo comportamento denota e comunica una profonda insicurezza, come se sulla nascita del Partito Democratico aleggi una sorda paura di un fallimento e ci si attacchi a tutto pur di riuscire.
Eppure, la continua mistificazione è proprio uno dei peggiori difetti della politica vecchio stile, specialmente se all’italiana, uno di quei comportamenti che più danno decisamente fastidio agli elettori. Questo fin troppo frequente voler far passare tutto per quello che non è, facendo uso di meccanismi che travisano la realtà , la confondono con le "altre realtà " create ad arte, fino a rendere impossibile capire qual’è quella vera. Una mistificazione adottata sempre più spesso negli ultimi 15 anni, con l’arroganza e la tracotanza di chi sa che dopotutto non è attaccabile. Beh, tutto questo ha decisamente stufato gli italiani.
E allora? Perché un partito che sta per nascere con la dichiarata intenzione di voler essere un grande passo in avanti nella politica italiana, il cui stesso nome dovrebbe richiamare quanto di più "democratico" la politica possa offrire... perché mai non dovrebbe credere in se stesso e nel suo messaggio e sentirsi costretto a far un uso improprio e mistificatorio del termine "primarie" per definire una semplice elezione del grande capo aperta ai propri elettori che già di per sé è una grande novità ?
Ma questi metodi non riguardano solo una parte politica, bensì l’intera "casta" politica italiana.
Aleggia ancora nell’aria quella ben poco apprezzabile manfrina con cui alle ultime elezioni politiche nazionali i leader del centrodestra hanno voluto spacciare e sbandierare la scelta dell’eventuale candidato premier in base al numero dei voti conseguiti alle elezioni ordinarie come una "nuova" ed "alternativa" forma di "primarie". Tanto per celare la loro incapacità o indisponibilità in quel momento a effettuare una vera "primaria di lista", seppure richiesta da buona parte della loro base e auspicata dai loro elettori, se non altro per non essere da meno del centrosinistra.
Perciò, mi si permetta un APPELLO GENERALE AL MONDO POLITICO.
Cari "politici" italiani,
di qualsivoglia partito voi siate, lasciate che le PRIMARIE siano quello che sono.
Non cercate di sfruttarne la freschezza e la forza innovativa per secondi fini, come per risolvere i vostri mal di pancia interni.
Lasciate che le Primarie siano uno strumento DEMOcratico, nelle mani del DEMOS, dei cittadini elettori, sotto forma di VERE PRIMARIE APERTE, istituite per legge e perciò secondo COSTITUZIONE, così come noi cittadini stiamo cercando di proporre.
Pur di non rinunciare ai rassicuranti meccanismi cui vi siete affezionati avete già perso l’occasione di cambiare tutto quando, nel 1993, vi abbiamo esplicitamente detto cosa non ci stava più bene... ed invece di farne un’opportunità per dimostrarvi dei grandi statisti al servizio del popolo, avete preferito rispondere picche e arroccarvi nella vostra torre dorata.
Già da allora vi chiedevamo PRIMARIE "democratiche" e qualcuno di voi, pochi, ci ha risposto che non era il momento per simili "rivoluzioni copernicane".
Ed invece quella era proprio quello il primo momento storico ideale per fare un passo così coraggioso e risolutivo.
Ma non ci avete dato retta… ed avete preferito arroccarvi sulla difensiva, deludendo tutte le aspettative di cambiamento del popolo italiano.
Non perdete anche ora l’occasione di darci retta. Noi non siamo degli esagitati e non ce l’abbiamo con nessuno, vogliamo solo che la Costituzione sia realizzata in pieno e non solo in parte e siamo certi che la maggior parte degli attuali politici hanno senso civico e sapranno adattarsi ad una vera Democrazia.
Dal 17 gennaio scorso noi cittadini stiamo raccogliendo le firme sulla proposta di legge d’iniziativa popolare che, con un semplice testo in 12 articoli, istituisce le Primarie Aperte in tutto il sistema elettorale italiano. Lo stiamo facendo da semplici cittadini proprio per superare le difficoltà in cui versa il sistema politico italiano che in queste condizioni mai arriverà ad un accordo su un cambiamento di tale portata.
Stiamo procedendo con pazienza ed umiltà . Ma anche con molte difficoltà , burocratiche ed economiche, che, mi si perdoni l’ardire e lo sfogo, sembrano create "ad arte" ed in barba al principio costituzionale di rimozione d’ogni ostacolo alla partecipazione (art. 3), cioè per rendere difficile se non impossibile qualsiasi iniziativa di cittadini indipendenti che non sia sancita da una partito politico. Una vera e propria trappola anti-costituzionale.
Lo facciamo di fatto nella totale assenza d’informazione, che pure dovrebbe essere uno dei pilastri di una vera Democrazia. Nonostante le due conferenze stampa (andate spietatamente deserte nonostante i reiterati inviti e le mendaci dichiarazioni d’interesse per una tale novità ) e le decine di comunicati stampa negli scorsi mesi, sulle testate che contano non è apparso un solo rigo in merito. E neanche un secondo è stato dedicato a questa iniziativa su TV e Radio nazionali, dove paradossalmente nel frattempo si continua a discutere quotidianamente di ipotetiche quanto infondate soluzioni per risolvere la "crisi della politica".
Ce la stiamo cavando solo con Internet e grazie a quei pochi giornali locali che hanno coraggio, non hanno dimenticato cos’è il vero giornalismo ed evidentemente non hanno le mani legate dal "sistema" o intrecciate con esso.
Sulla campagna VERSO L’ITALIA DELLE PRIMARIE stiamo convincendo tutta la società civile d’Italia, la parte più attiva della società italiana, a convergere in uno sforzo comune per battersi per una battaglia che abbiamo tutti in comune come italiani, come POPOLO, PER il diritto e la Democrazia e di certo non CONTRO qualcuno o qualcosa.
Quindi, se siete veramente fautori della DEMOCRAZIA e siete dei veri "Politici" con la "P" maiuscola, cittadini come noi che non si sentono superiori a noi e che sono scesi in campo con senso civico e di servizio verso la comunità e perciò non dei "politicanti" che vogliono fare della politica una professione ed un "affare" gestendola come tale, credetemi, non avete proprio nulla da temere da chi per la vera Democrazia si sta battendo. Al contrario, siamo i vostri migliori alleati.
Ma non ascoltarci anche stavolta potrebbe rivelarsi un errore fatale, per tutti gli italiani, voi inclusi.
Guido De Simone
Presidente
e-mail: guidodesimone@primarie.org
guidodesimone@laspedizionedei1001.it
BLOG: http://guidodesimone.blogspot.com
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COMITATO PER LE PRIMARIE APERTE
I Cittadini per l’Introduzione per Legge nell’intero Sistema Elettorale Italiano delle Consultazioni Primarie Aperte al Popolo Sovrano ai fini della Proposta e della Selezione delle Candidature.
Associazione temporanea di scopo, senza scopo di lucro ed apartitica, tra singoli cittadini
Via Savoia, 78 - 00198 Roma RM
Tel. 06.85.237.264 - Fax 06.8535.0187
www.primarie.org - info@primarie.org
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COMITATO ORGANIZZATORE DE "LA SPEDIZIONE DEI 1001"
Comitato di scopo, no-profit
Gestore della Campagna "Verso l’Italia delle Primarie" che promuove la relativa Proposta di Legge d’Iniziativa Popolare
Via Savoia, 78 - 00198 Roma RM
Tel. 06.85.237.437 - Fax. 06.8535.0187
www.laspedizionedei1001.it info@laspedizionedei1001.it
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LE PRIMARIE APERTE ITALIANE
L'esempio che meglio d'ogni altro sembra far capire cosa sono le primarie ed il loro rapporto con le elezioni vere e proprie consiste nel paragonare l'intero PROCESSO ELETTORALE alla compilazione di un assegno o di una cambiale.
Il processo elettorale non è fatto solo dal voto. Nel paragone proposto, il voto corrisponde solo alla firma finale di un assegno, mentre il diritto d’intestarlo corrisponde al "potere di candidare".
Una persona che può solo firmare il proprio assegno, in realtà conta ben poco. Chi ne sta facendo di fatto uso e profitto è colui/colei che può decidere a chi va intestato l'assegno firmato, imponendo quel nome senza alcun obbligo di renderne conto al firmatario.
Se un elettore non può decidere a CHI va la sua fiducia, in realtà il suo voto viene usato da chi decide il candidato. Perciò, senza il potere di candidare, l'elettore non è affatto padrone del suo voto.
LE ORIGINI DELLE PRIMARIE
Questo semplice concetto descrive le stesse considerazioni a cui arrivarono i costituzionalisti americani nel 1890 dopo aver preso atto dell’incresciosa situazione creatasi nel paese, descritta come "un’eccessiva concentrazione di potere nelle segreterie dei partiti, messa a disposizione di chiunque abbia l’abilità e l’interesse per conquistarne direttamente il controllo o l’astuzia e la capacità ricattatoria economico/finanziaria o di qualsivoglia altra natura per controllarne e manipolarne i vertici, comunque ai danni del processo democratico". Poiché tutto derivava dal fatto che il "potere di candidare" era riservato di fatto ai soli vertici dei partiti, fu adottata la strategia di istituire un sistema di selezione delle candidature ad ampia partecipazione dal basso. Nacque così il concetto di Primarie.
LE PRIMARIE ITALIANE
Le Primarie sono un procedimento di consultazione popolare che precede le elezioni vere e proprie (e perciò il loro nome deriva dal fatto che avvengono "prima") e che consente agli elettori interessati di stabilire coloro che sono ammessi come candidati in quanto all’altezza del compito e degni della loro fiducia.
Le Primarie Aperte proposte in Italia sono un modello totalmente originale in quanto elaborato in conformità alla Costituzione Italiana e nel rispetto dei suoi principi. Ogni riferimento alle primarie vigenti o usate in altri paesi è quanto meno fuorviante.
GESTIONE E CONTROLLO PUBBLICI E TRASPARENTI
Con l’istituzione in Italia delle Primarie Aperte, in occasione di ogni elezione di cariche pubbliche, a tutti i livelli territoriali, vengono indette anche le rispettive primarie che si svolgeranno subito prima delle elezioni stesse.
Il giorno di svolgimento delle Primarie, ogni elettore residente nel territorio di competenza potrà recarsi presso il proprio seggio pubblico dove riceverà una scheda unica su cui compaiono obbligatoriamente tutte le liste elettorali che vogliano competere alle successive elezioni, ciascuna riportante l’elenco degli "aspiranti-candidati" che si sono presentati per rappresentare la propria lista.
POTERE DI CANDIDARE È UN DIRITTO POLITICO E SPETTA A TUTTI
Possono competere alle primarie tutti coloro che raccolgano il numero di firme richieste dalla legge che regola le elezioni cui le primarie si riferiscono, scegliendo la lista che si aspira a rappresentare.
Ogni limite a tale principio è lesivo degli art. 1, 3 (2° comma), 49 e 51 della Costituzione Italiana. Peraltro, in politica democratica il "giudice naturale" è l’elettorato.
LA SCELTA DEI PROPRI RAPPRESENTANTI SPETTA AGLI ELETTORI
Ogni elettore potrà scegliere e votare un solo aspirante-candidato di una sola lista. Essendo elezioni pubbliche, viene garantita la segretezza del voto e perciò l’ampia partecipazione. Avendo un solo voto, nessun elettore lo sprecherà per influire sulla scelta dei candidati di altre liste se non di quella che gli sta a cuore.
DEI PARTITI CHE SIANO VERI PARTITI
I partiti torneranno ad essere quello che devono essere, così come sono descritti dall’art. 49 della Costituzione: quel breve testo stabilisce che i cittadini sono il soggetto e che i partiti sono uno strumento a loro disposizione ed al loro servizio per contribuire al processo di elaborazione e scelta democratica delle linee politiche per gestire il Paese, i suoi problemi e le sue aspirazioni.
Perciò se il gruppo di cittadini schieratisi per un partito e per il suo approccio specifico (ideale o ideologico) ai problemi della comunità , elaborano programmi di gestione della cosa pubblica ed individuano i candidati da presentare alle elezioni in grado di realizzare tali programmi, grazie all’ascolto dei cittadini loro elettori, questi ultimi non hanno motivo di non confermare con il loro voto l’apprezzamento di tale impostazione.
Ma se il suddetto partito produrrà idee e programmi che non tengono conto delle esigenze e delle aspirazioni del proprio elettorato o perfino dei propri iscritti, i cittadini elettori dello stesso partito, e con loro perfino i concittadini iscritti al partito stesso, potranno "sfiduciare" tali atteggiamenti e decisioni verticistiche opponendo dei propri candidati alle primarie che avranno alte probabilità , essendo gli stessi elettori a votare, di sostituire i candidati proposti da chi non ha dato loro attenzione ed ascolto.
Perciò. i partiti tornano ad essere delle strutture "aperte" e democratiche e non delle potenziali "sette" facilmente monopolizzabili e controllabili da gruppi di potere.
Non sarà più necessario, in mancanza di un meccanismo democratico e perciò di uno strapotere inattaccabile a chi è al vertice, fuggire dal partito e farsene un altro (e così potenzialmente all’infinito), senza di fatto risolvere il problema che snatura i partiti e ne consente un uso improprio, facendone dei centri di gestione verticistica del potere invece di luoghi aperti e democratici di aggregazione dei cittadini per l’elaborazione della politica.
In sostanza, le PRIMARIE APERTE evitano che possa formarsi una "casta" perché garantiscono democraticamente il "ricambio" se e quando sia necessario, cioè quando qualcuno prende atteggiamenti da esponente di una "casta di intoccabili" o pensa di fare del partito un "comitato d'affari".
APPLICABILITÀ A TUTTI I SISTEMI ELETTORALI
Il sistema elettorale "proporzionale" prevede che il territorio sia diviso in grandi "circoscrizioni elettorali" cui sono attribuiti un certo numero di "seggi" (posti) nell’organo da eleggere. Pertanto, ogni "lista elettorale" e relativo simbolo distintivo (indipendentemente dal fatto che sia appoggiata/formata da più forze politiche coalizzatesi) ha l’interesse a presentare in ogni circoscrizione elettorale un elenco di candidati in numero potenzialmente sufficiente ad occupare tutti i seggi qualora riceva quasi tutti i voti. Inoltre, va ricordato che alle elezioni, con la sola esclusione dei voti espressi salvo che i voti presi se non attribuiti ad un candidato specifico o
Pertanto, il numero di voti preso alle primarie determina l’ordine con cui i candidati compariranno nella rispettiva lista.
Il sistema elettorale "maggioritario" prevede che il territorio sia diviso in piccoli "collegi elettorali" , tanti quanti sono i seggi (posti) che compongono l’organo da eleggere. Perciò, a ciascun collegio è attribuito un solo "seggio" (da cui il nome di "collegio uninominale") ed ogni lista elettorale deve produrre e proporre all’elettorato il proprio candidato per quel collegio.
Pertanto, il candidato definitivo di ciascuna lista elettorale in quel collegio sarà colei/colui che tra gli aspiranti-candidati presentatisi a concorrere per rappresentare quella lista avrà preso il maggior numero di voti alle primarie.
PARI OPPORTUNITÀ E RIMOZIONE DEI LIMITI D’ACCESSO AL RICAMBIO
Infine, in conformità ai principi costituzionali di eliminazione degli ostacoli d’ordine sociale o economico alla partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica (art. 3) e delle pari opportunità nell’accesso alle carriere ed alla cariche elettive (art. 51), la legge istitutiva delle primarie prevede che ciascun aspirante-candidato avrà a disposizione gli stessi mezzi di propaganda e visibilità e che chiunque eluda, con qualsiasi mezzo o sistema, questo principio e regola è passibile d’essere escluso dalla competizione o che la sua eventuale elezione sia cassata.
Ogni motivazione fin qui accampata per motivare un qualsivoglia "vantaggio" a favore di chi che ha già partecipato a precedenti elezioni e perciò in virtù di un presunto "consenso democratico" già ottenuto, si rivela infondata e spietatamente lesiva degli stessi principi fondanti della Democrazia.
Per fare una esempio ben comprensibile a tutti, è come se all’inizio del Campionato di Calcio le squadre partano, invece che tutte da zero, con il punteggio corrispondente a quello avuto nella stagione precedente!
Una tale impostazione FALSA completamente il risultato oggettivo che è il frutto della bravura di chi compete al momento in cui compete, non vivendo sugli allori precedenti… e peraltro inibendo qualsivoglia possibilità d’emergere a qualunque nuovo concorrente.
Nuovo gioco, punteggio azzerato. E se te lo meriti, il consenso te lo riguadagni. Altrimenti, è evidente che non te lo meritavi più.
La Democrazia è e deve essere sinonimo di CONSENSO e lo si deve guadagnare giorno per giorno con i fatti più che con le parole, troppo spesso vuote o addirittura mendaci.