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Da lunedì, una rivoluzione (di Dario Franceschini)
13.10.2007
Europa, 12 ottobre 2007

INTERVISTA CON DARIO FRANCESCHINI

«Da lunedì, una rivoluzione»

Dario Franceschini sta raggiungendo in treno Bologna, dove lo aspetta uno degli ultimi appuntamenti di questa lunga galoppata elettorale al fianco di Walter Veltroni. Il suo pensiero va a una sera di luglio, a una frase - «Se Veltroni si candida io lo voto» - da cui è cominciata tutta questa storia:

«Solo il giorno prima avevamo deciso l'elezione diretta del leader del Pd. Feci quella dichiarazione e qualche quotidiano titolò sul "crollo di un muro": un dl votava un ds! Era luglio, non dieci anni fa: questo ci dà la misura di quanto abbiamo camminato veloci. E io rivendico che il mio aver accettato l'offerta di Walter di accompagnarlo in questa avventura ha evitato che le primarie diventassero il luogo di una conta tra i Ds e i Dl che - con qualunque protagonista in campo - ne avrebbe ucciso lo spirito, cristallizzando le convenienze e i rapporti di forza e fotografando le appartenenze passate, anziché vederci schierati sulla base di cosa vogliamo fare domani».

Sicuro che sia davvero così?
Sulla base di fatti concreti: le liste dei candidati, le platee che incontriamo in giro per l'Italia, sono già assolutamente incrociate: militanti dei Ds, della Margherita, e persone che non hanno mai fatto vita di partito. Non lo dice mai nessuno, ma fino a qualche mese fa si immaginava liste dei partiti contro liste della società civile, o no? La nostra condanna è che siamo sempre così bravi a parlare male di noi stessi, e così poco a rivendicare ciò che facciamo...

Però la campagna elettorale è stata tesa e si sta incattivendo.
Non mi scandalizzo, questo è un esperimento senza precedenti: non è facile tararci tutti dall'inizio sul dato che non siamo avversari politici, ma candidati per costruire uno stesso partito. Walter e io comunque non abbiamo mai detto nulla contro i nostri avversari. Ho detto che si era passato il limite di fronte a una denuncia - quella del rischio di irregolarità nella conta dei voti - che è offensiva verso chi ha scritto le regole e verso chi procederà allo spoglio delle schede in tutta Italia.

Asprezze superabili?
Penso di sì, e lo spero. La gente è stanca di una politica fatta di risse e di attacchi. Con Veltroni dite spesso che da lunedì cambia tutto.

Oggi lei ha annunciato addirittura una "rivoluzione"...
Due fatti: primo, ciò che abbiamo messo in moto con la costituente del Pd non è qualcosa che poi si può gestire con l'ordinaria amministrazione. Secondo, il clima di ostilità verso la politica richiede grandi cambiamenti. Dovremo cominciare una storia nuova: affrontare nuovi temi, mettere in atto nuovi comportamenti, sperimentare nuove modalità...

Ma in concreto?
Una forma partito nuova: un partito che nasce dalle primarie non potrà poi vivere solo sull'impegno dei militanti, ma prevedere forme di partecipazione aperta a singole decisioni. Un partito che nasce con l'elezione diretta dei segretari regionali dovrà essere realmente federale, lasciare grande spazio all'autonomia dei territori. Poi dovremo spazzare via i confini che in questi anni ci siamo autoassegnati: noi il welfare, gli altri la sicurezza, noi la precarietà gli altri il fisco. Il Pd, partito nazionale, dovrà parlare a tutto il paese: nessun "appalto" esterno, nessuna divisione dei compiti. Infine: non si torna indietro. Quindi grande trasparenza, rinnovamento dei gruppi dirigenti, presenza femminile: da lunedì diventiamo di botto il partito con più donne nel suo massimo organo dirigente, il che dovrà avere conseguenze.

Tutto questo rinnovamento per dire azzeramento delle cariche ministeriali?
Intanto nessuno ha mai parlato di "ritiro della delegazione dal governo". Ma se da un lato ci sono riforme come la riduzione del numero dei parlamentari o quella del monocameralismo, che noi sosteniamo, ci sono cambiamenti che dipendono solo da atti di volontà politica. Per cui Walter ha fatto bene a mettere a disposizione di Prodi la presenza del Pd nel governo. È un atto coerente.

Non è che state già pensando al nuovo organigramma del Pd? Ci saranno organismi provvisori?
Non è vero e non stiamo pensando a niente. Deciderà l'assemblea costituente, ma non sappiamo cosa e come. Per ora c'è solo una data, il 27 ottobre. Il segretario del Pd dovrà cominciare dall'ordine del giorno.

Il referendum sul welfare l'hanno vinto i democratici... Perché non lo dite?
Bisogna tenere distinte la sfera del sindacato e quella della politica. Ma certo dal mondo del lavoro, guidato dal sindacato, è venuta una parola di straordinaria consapevolezza. Non so se è giusto definirlo un voto "riformista". Ma è un voto che dice: abbiamo capito che bisogna cambiare.

Legge elettorale: non è incoerente dire che il Pd dovrà essere autonomo e non definirsi in base alle alleanze, e poi bocciare il modello tedesco?
Abbiamo detto che è sbagliato un sistema elettorale che lasci ai partiti le mani libere dopo il voto: siamo in Italia, non in Germania, qui il rischio che un piccolo partito centrista condizioni tutto il sistema politico è troppo alto. Ma se invece prevediamo che le alleanze debbano essere dichiarate prima, e magari un piccolo premio di maggioranza che vincoli al rispetto di questo impegno con gli elettori, allora un sistema proporzionale con sbarramento alto - al 5% - potrebbe favorire i processi aggregativi come il Pd.

Cosa farà Franceschini lunedì, se Veltroni avrà vinto le primarie?
Farò festa.

E martedì?
Mi preparerò alla fondamentale giornata di mercoledì.

In cui?
Esce il mio secondo romanzo.

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