13.10.2007
LE CONCLUSIONI DI CREMASCHI. di Antonio V. Gelormini. Chissà che alla fine Romano Prodi non debba ringraziare proprio Giorgio Cremaschi, segretario della Fiom-Cgil, per aver contribuito a radicalizzare un risultato del referendum "così omogeneo", come lo ha definito Guglielmo Epifani, da trasformarlo in una vera e propria bombola di ossigeno per un governo in crisi di respirazione e assediato dai moniti sulle sue potenziali migliori performances.
Se ce ne fosse ancora bisogno, il risultato di questo referendum certifica lo status di minoranza del metalmeccanico nel rinnovato assetto di figure del mondo del lavoro. Ne consegue che quelle rivendicazioni restano rispettabili e meritorie di particolari attenzioni, ma è evidente che hanno perso da tempo la caratteristica di modello, per il rosario di contrattazioni delle altre categorie lavorative. Prima chi di dovere, a cominciare da Cremaschi e dalle diverse sponde politiche della cosiddetta sinistra tardicale, ne sarà profondamente consapevole, meglio sarà per tutto il sindacato e per lo stesso Paese.
In una fase così nevralgica, per le aspettative economiche e sociali di larghe fasce della nazione, tenere sotto scacco il governo per alcuni mesi, su un provvedimento a largo spettro migliorativo e alla fine condiviso e accettato dai quattro quinti delle categorie interessate, è un lusso che non possiamo permetterci ed è un rischio che non può e non deve più ripetersi. Con buona pace di Di Liberto e, ob torto collo, anche di Giordano.
Nella grande tradizione comunista, all’indomani di una prova elettorale, si era soliti "trarne le conclusioni". Cremaschi dovrebbe farlo, altrimenti davvero comincia una nuova epoca.
(gelormini@katamail.com)
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