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Giovanna Reggiani, catechista valdese, massacrata a Roma |
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3.11.2007
In ricordo di Giovanna Reggiani, catechista valdese, massacrata di botte a Roma
In internet si distingue fra i pastori evangelici Francesco Zenzale, dedito alla cura spirituale in rete; lo contattai qualche settimana fa per chiedergli una preghiera personale per aiutarmi nella ricerca di un nuovo lavoro avendo subito un sopruso vergognoso da parte di una delle tante aziende sanitarie private che orbitano nell’area della compagnia delle opere. L’assalto dei privati alla diligenza della sanità lombarda continua da parte dei gregari dell’On. Formigoni e delle sua banda di affaristi senza scrupoli che, incuranti di contratti nazionali e Leggi, violano costantemente e negli anni (non sono che l’ultimo caso della serie… ) le normative vigenti. Parlare di silenzio degli Organi di vigilanza e controllo è un eufemismo…
Ma di questo ne parleremo ampiamente in un secondo momento.
Ho scelto Zenzale oggi per la funzione quasi in esclusiva che assolve e per aiutarci a capire anche la morte a Roma di una persona cara come Giovanna Reggiani, catechista valdese. Immaginiamo che Lei stessa ci avrebbe letto volentieri e incoraggiato ad ascoltare il messaggio della resurrezione dei morti. Unica nostra certezza. Il tentativo fascista di A.N. di “impossessarsi anche dei morti” è squallido e strumentale. Oltre qualsiasi misura che un credente possa sopportare alla luce del messaggio delle Sacre Scritture.
Maurizio Benazzi
Newsletter Ecumenici
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Caro amico e cara amica,
di tutte le paure che affliggono l’umanità , nessuna è più deprimente di quella che riguarda la perdita di una persona cara. Tutto ciò che abbiamo costruito, per cui abbiamo lottato e forse sacrificato anche gli affetti più cari, svanisce! Marc Oraison, medico, teologo e sacerdote francese, ha definito la morte «una tragica perdita di tempo».
Scrive l’Ecclesiaste: «Godi la vita con la moglie che ami, per tutti i giorni della vita della tua vanità , che Dio ti ha data sotto il sole per tutto il tempo della tua vanità ; poiché questa è la tua parte nella vita, in mezzo a tutta la fatica che sostieni sotto il sole. Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze; poiché nel soggiorno dei morti dove vai, non c'è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né saggezza» (Ecclesiaste 9:9-10).
Forse la maggior parte delle persone preferisce non pensare alla morte e pensa a godersi la vita e a occuparsi di ciò che procura piacere e non dispiacere. Ma anche questa ossessiva rimozione rischia di diventare una maschera dietro la quale nascondono l’ansia e il timore di perdere definitivamente quello che hanno di più caro.
Altri, invece, sono convinti che la morte sia la fine di tutto, per questo motivo s’impegnano a realizzare, entro il breve arco della propria esistenza, tutti i loro sogni. È un dato di fatto che la morte sia una crisi di svincolo impossibile da evitare; ce lo ricordano gli ospedali, i cimiteri, i ricordi dei volti cari di quelli che non ci sono più.
Altri ancora vorrebbero rendere la morte meno rugosa facendo credere che quando si muore in realtà si passa ad un’altra dimensione della vita. C’è una sterminata letteratura, numerose pellicole cinematografiche che, in un modo o nell’altro, vogliono farci credere che la morte non è la fine ma l’inizio, il nuovo compleanno, di un’esistenza che prosegue oltre il fossato… Certamente è consolatorio pensare che i nostri cari, da noi tanto amati, non sono caduti nel baratro del nulla, ma che proseguono a vivere in una dimensione luminosa.
È una verità oppure una pietosa menzogna? La filosofia greca, le religioni orientali e forse anche alcuni cristiani ritengono che possa esistere una vita cosciente oltre la morte. Ma che cosa insegna la Parola di Dio? Esiste una speranza cristiana e su che cosa si basa? È meglio essere consolati da una verità nuda e cruda che offre la speranza del Risorto oppure essere lusingati da una menzogna «consolatrice»?
Nel libro della speranza, l’Apocalisse, ci viene detto di non temere, perché Gesù è «il primo e l'ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e del soggiorno dei morti» (Apocalisse 1: 18).
Coloro che credono in Cristo sanno che egli ha le «chiavi» per aprire le tombe e pertanto il mistero della morte è nelle mani di colui che è l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, colui che apre e colui che chiude il cammino del credente: la nostra avanguardia che entra nel territorio del nemico (la morte) ma anche la nostra retroguardia che raccoglie i feriti.
La Parola di Dio è l’annuncio della risurrezione, della vita eterna. Per questo Gesù è venuto, per mostrarci e per darci la vita eterna. Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà ; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» (Giovanni 11:25-26).
Questo è il messaggio di Cristo. Chi nella propria fede, non ne è certo, non dovrebbe neanche illudersi di essere cristiano.
Con affetto,
Past. Francesco Zenzale
Assistenza Spirituale online
f.zenzale@avventisti.it
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