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Nigeria - Analisi a cura di Michele Tempera
19.11.2007
SICUREZZA INTERNA :

La turbolenta area del Delta del Niger continua a costituire una vera e propria spina nel fianco per il governo federale guidato dal Presidente Yar’Adua. La pratica dei rapimenti portata avanti dai ribelli del Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger (MEND), ai danni del personale alle dipendenze delle compagnie petrolifere attive nella zona, è tornata alla ribalta il 22 ottobre scorso. L’incursione è stata condotta contro una installazione offshore appartenente alla Shell nello stato di Bayelsa. I guerriglieri hanno sequestrato sette operatori (4 nigeriani, un croato, un russo ed un inglese), comunque rilasciati illesi il giorno seguente.
L’attacco è probabilmente mirato a forzare la mano al governo federale, il quale ha recentemente aperto possibilità di dialogo con la formazione armata. L’immediato rilascio evidenzia la natura simbolica del gesto, il quale sembra essere un monito rispetto alla fermezza che il MEND intende mantenere nell’eventualità di futuri colloqui ufficiali.

Il suddetto rapimento può essere ricollegato anche alla detenzione di una alta personalità appartenente al MEND in un carcere angolano. Henry Okah è stato arrestato in settembre dalle autorità angolane e detenuto da allora senza accuse formali. Le richieste di intervento in suo favore, effettuate ripetutamente dalla guerriglia del Delta direttamente al governo nigeriano, non hanno sortito alcun risultato. In un comunicato i ribelli hanno sottolineato come il rapimento dei sette lavoratori sia anche un avvertimento a Yar’Adua, affinché esso si adoperi per la liberazione del cittadino nigeriano detenuto in Angola nonostante la mancanza di prove, accuse e processo. Il Presidente nigeriano, eletto nell’aprile 2007 con una schiacciante maggioranza, è ufficialmente impegnato in una strategia politica di mediazione con il MEND ed ha prontamente evitato che i sottili fili del dialogo fino ad ora intessuti venissero strappati dalla questione Okah.
Yar’Adua ha infatti inviato sul finire di ottobre un delegazione istituzionale (guidata dal direttore dei servizi segreti nigeriani) la quale si è incontrata con il Presidente angolano J.E. Dos Santos. I guerriglieri ritengono il governo di Abuja responsabile dell’arresto ingiustificato di Okah e la missione diplomatica di grande peso istituzionale spedita da Yar’Adua in Angola, ha indubbiamente stemperato le tensioni esistenti. Il MEND pretende tuttavia la liberazione del proprio componente come obiettivo irrinunciabile e contemporaneamente come un incentivo per un ipotetico dialogo con il governo nigeriano sulla questione del Delta nel suo complesso.
Il MEND appare cosciente delle proprie potenzialità e mantiene un atteggiamento incalzante nei confronti di un governo composto da elementi eterogenei e quindi intrinsecamente debole e titubante. Questa situazione potrebbe dunque spingere in futuro Yar’Adua a dimostrarsi disponibile a concessioni sulla concessione di benefici alla popolazione del Delta.
Parallelamente il MEND sembra favorito dalla propria determinazione e dall’arma dei sabotaggi nei confronti della produzione petrolifera nazionale.
In questo quadro si colloca la volontà espressa da Yar’Adua di approntare un piano di azione per il Delta (Niger Delta Master Plan), il quale dovrebbe individuare le modalità per ridistribuire tra la popolazione locale una parte dei profitti derivanti dalle estrazioni petrolifere. Lo scetticismo è giustificato in quanto molteplici sono stati gli altisonanti tentativi in questo senso, puntualmente falliti e dimenticati.

ECONOMIA :

Vi sono alcune novità riguardanti la posizione assunta dal governo federale nigeriano. Esso tramite il Ministro degli Esteri Kaura ha lamentato il dispendio di denaro che avviene quando una parte consistente degli aiuti economici internazionali destinati ad uno specifico progetto viene dirottata per pagare costose parcelle a consulenti e tecnici provenienti dalle nazioni donatrici. E’ stata espressa la richiesta che si ricorra anche nelle professioni maggiormente qualificate a personale locale, così da produrre e replicare know-how all’interno del paese.
Nel contempo il Presidente nigeriano ha invocato la necessità di un sistema economico-finanziario mondiale più giusto ed equilibrato, in grado di diffondere pace e prosperità nei paesi in via di sviluppo. Secondo la sua dichiarazione questo passo epocale potrebbe portare democrazia e sviluppo anche a quei paesi che come la Nigeria ne soffrono l’assenza.
In fine è stata avanzata l’ipotesi di una revisione dei termini contrattuali che la Nigeria intrattiene con le compagnie estrattive multinazionali. Lo scopo sarebbe quello di ottenere migliori condizioni economiche ed maggiori introiti dal fondamentale settore petrolifero.

Una mossa, quella sottintesa dai tre interventi sopra citati, evidentemente finalizzata a capeggiare il malcontento comune a molti stati africani rispettivamente in merito ad una pratica che dissipa una parte rilevante degli aiuti economici provenienti dall’estero e ad un obiettivo avvertito come prioritario da numerose nazioni afflitte duramente da povertà. In questo modo la Nigeria ha l’opportunità di schierarsi politicamente alla testa del continente e di farsi portavoce di alcune rivendicazioni dal grande peso economico-politico e mediatico. Nonostante le sedi internazionali nelle quali queste dichiarazioni sono state pronunciate e la statura istituzionale dei portavoce (Presidente e Ministro degli Esteri), esse appaiono irrealizzabili nel breve periodo e in questo caso mettono in luce la natura meramente propagandistica dell’atteggiamento del governo nigeriano mirata ad egemonizzare la rappresentanza internazionale africana.

POLITICA – SOCIETÀ

Alla fine di ottobre la Presidente del Parlamento nigeriano, Patricia Etteh, ha rassegnato le dimissioni in seguito a presunti episodi di corruzione che la vedrebbero coinvolta. Questo avvenimento, intervenuto a risolvere alcune settimane di concitati scontri istituzionali e politici tra governo ed opposizione, ha indebolito considerevolmente l’esecutivo in quanto Etteh era un membro del partito del Presidente (Partito Democratico Popolare; People’s Democratic Party, PDP). Inoltre proprio Yar’Adua si era schierato in prima fila contro corruzione e malgoverno. In aggiunta all’imbarazzo suscitato nei ranghi dell’esecutivo, le dimissioni di un’alta carica dello stato appartenente al PDP, hanno incrinato ulteriormente una compagine di governo disomogenea già duramente indebolita dalle mediazioni post-elettorali dalle quali è scaturita.

Yar’Adua ha iniziato due campagne mirate ad alleviare alcune problematiche che affliggono la salute dei cittadini nigeriani. La prima iniziativa consiste nell’acquisto di 25 ambulanze e di attrezzature per la prevenzione e la localizzazione del virus dell’HIV. Queste apparecchiature dovrebbero incidere, secondo i dati governativi, su un bacino di 250.000 pazienti potenziali. Questo acquisto è stato presentato come il primo passo verso la distribuzione gratuita dei farmaci anti-retrovirali ai tanti malati affetti dal virus in Nigeria.

La seconda iniziativa è invece diretta contro la diffusione delle sigarette tra i giovani (l’Organizzazione Mondiale del Commercio, WHO, stima che il 20% dei nigeriani in giovane età fuma sigarette). Il governo lamenta l’aggressività e la caparbietà con la quale negli scorsi decenni le multinazionali del tabacco hanno pubblicizzato i loro prodotti in Nigeria, spingendo anche i più giovani verso l’uso abituale di nicotina. In risposta a questa situazione il governo nigeriano ha annunciato di avere intentato una causa al fine di ottenere una compensazione pari a 40 miliardi di dollari da tre compagnie del tabacco per i costi sanitari e sociali che la Nigeria deve e dovrà sostenere. Le possibilità di vittoria appaiono esili, tuttavia il segnale è positivo nonostante anche in questo caso alle dichiarazioni seguiranno risultati concreti ed effettivi per popolo nigeriano.

Michele Tempera

www.progettonigeria.it

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