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Intervista all'ambasciatore britannico Edward Chaplin
23.11.2007
Riflessioni sulle vision futuristiche giovanili, dopo il quindicesimo convegno di Pontignano (14 - 16 settembre 2007)

Il convegno di Pontignano è giunto quest’anno alla sua quindicesima edizione. Ci può spiegare quali sono gli intenti di questa iniziativa e quali risultati sono stati raggiunti?
Negli ultimi due o tre anni abbiamo assistito a una sostanziale trasformazione del dibattito sui cambiamenti climatici. La massima sfida alla quale ci siamo recentemente trovati di fronte è quella di convincere i più scettici del fatto che le questioni climatiche non sono un problema ambientale di lungo periodo, ma qualcosa che si sta verificando ora, mentre ne stiamo parlando. E’ su questo particolare aspetto dei cambiamenti climatici e sulla loro più ampia portata per il pianeta che si è concentrata quest’anno la XV edizione del convegno di Pontignano, tradizionale appuntamento di incontri tra Italia e Regno Unito. La sensibilità nei confronti di questi temi, testimoniata in Italia dalla Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici svoltasi a Roma a Settembre, accomuna i nostri paesi non solo a livello delle Istituzioni, ma anche nel comune sentire di molti cittadini.

Si è parlato di “tempi che cambiano”, ma soprattutto di preoccupazione per le trasformazioni e i rischi ambientali. Come giudica l’apprensione dell’opinione pubblica giovanile verso questo tema?
Il grido d’allarme delle giovani generazioni ci è giunto forte e chiaro. Nell’indagine comparativa presentata proprio a Pontignano, più della metà dei giovani italiani e il 35% di quelli britannici ha indicato i cambiamenti climatici e i disastri ambientali come la più grande preoccupazione rispetto al futuro. Ora sta a tutti noi, governi e singoli individui, agire per evitare le conseguenze catastrofiche previste dai nostri giovani e costruire un futuro al quale questi possano guardare con fiducia.

Secondo Lei quanto e cosa possono fare i Governi per porre un freno all’emergenza ambiente?
Quali altri soggetti ritiene avranno un ruolo determinante nel decidere le sorti del paneta? Come affermato di recente dal Primo Ministro Gordon Brown, “le grandi sfide non possono essere risolte con soluzioni calate dall’alto”. Solo un nuovo tipo di politica e nuove politiche partecipate possono aiutarci ad affrontare queste sfide. Che si tratti del crimine, della futura salute delle nostre Nazioni, dei cambiamenti climatici, le soluzioni non giungeranno dal ristretto dibattito fra Stati e mercati. E’ la gente che farà la differenza. Qual’è la sua valutazione sulle priorità d’intervento in cambo ambientale? Occorre riconoscere la grande importanza di una linea d’azione internazionale, condivisa dal maggior numero possibile di Paesi. Quella dei cambiamenti climatici è infatti una sfida globale, che non può essere risolta dai singoli Stati. Gli sforzi compiuti per portare nel dibattito le economie in rapido sviluppo (India, Cina, Brasile ed altre), mostrano l’importanza di trovare una via comune. In ultima analisi, i cambiamenti climatici devono essere affrontati anche mediante le azioni di ognuno di noi, singolarmente: come cittadini, famiglie ed organizzazioni, (soprattutto imprese). Nel Regno Unito, il settore ambientale impiega da solo oltre 400.000 persone in 17.000 aziende, con un fatturato annuo di 25 miliardi di sterline. Equivale all’incirca ai settori farmaceutico e aerospaziale. Si prevede che il mercato mondiale dei beni ambientali salirà dai 548 miliardi di dollari odierni a 800 miliardi di dollari entro il 2015. Ciò rappresenta un’occasione enorme per le imprese che sono disposte a porsi in prima fila in questa “rivoluzione industriale verde”

Qual è la sua personale previsione del mondo?
Diventa sempre più evidente che, se non si interviene ora, i cambiamenti climatici avranno un impatto enorme sul nostro benessere economico, con riflessi diretti sulla salute, le migrazioni e i conflitti internazionali. E’ chiaro che abbiamo la possibilità di evitare le conseguenze peggiori solo se interveniamo subito. Le tecnologie esistono, occorre la volontà politica. Il rapporto Stern sui cambiamenti climatici dello scorso anno ha mostrato che, se interverremo in ritardo, i costi necessari ad affrontare i cambiamenti climatici incontrollati saranno di gran lunga superiori, in termini umani ed economici, ai costi di un nostro intervento immediato. Che peso può avere un’iniziativa come quella di Pontignano nel dibattito sulla qualità della vita sul nostro pianeta e qual è il suo augurio per la prossima edizione? Il dibattito ecologico sta fortunatamente coinvolgendo sempre di più le istituzioni, anche a livello locale. Ad esempio, lo stesso Convegno si è svolto alle porte di Siena, che ha dichiarato di voler presto diventare una città carbon neutral, a impatto zero. Abbiamo visto altre straordinarie iniziative a Bolzano, in Toscana e a Roma. Stiamo inoltre assistendo all’assunzione di impegni da parte delle imprese per ridurre i loro consumi energetici e le loro emissioni, e questo ha un senso anche dal punto di vista economico. I consumatori vogliono - e si aspettano - prodotti a maggior tutela ambientale. Il mercato per le nuove tecnologie energeticamente efficienti è enorme, stimato attorno a più di 5 miliardi di euro entro il 2010. Le aziende in Italia e nel Regno Unito hanno tutte le carte in regola per approffitare di questa grande opportunità di business per il XXI secolo. I nostri due Paesi sono stati, quest’anno, in prima linea nei processi internazionali che, a mio parere, hanno compiuto importanti progressi. Auspico che questa collaborazione prosegua e si intensifichi nei mesi e negli anni a venire.

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Da:
L’ITALIA CHE NON CONOSCI ATTRAVERSO LE INDAGINI DI PUBLICA RES RICERCHE E STRATEGIE
publica ReS è una società unipersonale del gruppo SWG, dedicata alle pubbliche amministrazioni, alla comunicazione pubblica, alle multiutility, agli enti locali, all’associazionismo (economico, ambientale e sociale) e ai diversi soggetti che operano nel territorio.

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