9.12.2007
La scuola italiana è ancora lontana dall’Europa . Dall'ultimo rapporto sullo stato d'avanzamento della cosiddetta strategia di Lisbona, emerge che la scuola italiana è ancora lontana dagli obiettivi UE. Pur segnando alcuni passi avanti rispetto al 2000, nei 5 benchmark (livelli di riferimento) l'Italia continua ad essere lontanissima dagli standard fissati dal Consiglio Europeo nella capitale portoghese per il 2010. Sono ancora troppi i giovani che lasciano gli studi a metà senza un diploma e i quindicenni che mostrano scarse competenze linguistiche. Pochissimi gli adulti che curano la loro preparazione anche dopo avere completato gli studi e ancora troppo pochi coloro che sono in possesso di un diploma di scuola superiore. Per contrastare lo strapotere economico dei paesi asiatici e americani nel marzo del 2000 il Consiglio Europeo stabilì che "entro il 2010 l'Europa deve diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo". Ma per centrare l'obiettivo tutti i paesi europei avrebbero dovuto mettere in campo strategie e riforme dei sistemi di istruzione e formazione che contribuissero ad elevare il livello di competenze dei cittadini europei. Ciò non è accaduto.
In Italia i giovani di età compresa fra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato gli studi precocemente sfiorano il 21%, contro una media Ue del 15% e Germania e Francia attorno al 13 per cento.
E ancora. Per raggiungere l'85% di ragazzi di età compresa fra i 20 e i 24 anni in possesso di un titolo di scuola secondaria superiore il nostro paese deve colmare quasi dieci lunghezze (75,5 %). La Francia invece è prossima all'obiettivo (82 %) e l'Irlanda lo ha già raggiunto e superato.
Ma, uno degli indicatori più preoccupanti è quello sulle competenze linguistiche. Quasi un quindicenne italiano su quattro nei test Ocse-Pisa ha mostrato bassi livelli di comprensione nella semplice lettura.
Ma non solo. In Italia gli adulti (25/64 anni) che continuano a studiare e ad imparare sono pochissimi: 6 su 100. L'Europa ritiene che per sostenere la concorrenza in campo economico e nel settore lavorativo ne servono almeno il doppio: il 12%. Alcuni paesi, come Inghilterra e Svezia sono abbondantemente al di sopra del limite europeo, 27 e 32% rispettivamente. Ma anche la Spagna si sta avvicinando all'obiettivo: 10,4%.
Solo per numero di laureati in Matematica, Scienze e facoltà tecnologiche il nostro paese ha già centrato i livelli Ue.
Rimbocchiamoci le maniche.
Emanuela Palomba
fonte: http://www.capitoloprimo.it
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