9.12.2007
APPROVATO DAL PARLAMENTO EUROPEO IL RAPPORTO SUI PRINCIPI DELLA FLEXICURITE'- DALLA CES: SICUREZZA E PROTEZIONE DELL'IMPIEGO PER UNA TRANSIZIONE PROFESSIONALE PIU' SICURA. Il Parlamento europeo ha adottato nei giorni scorsi un Report sui principi comuni della flexicurite' con una larga maggioranza di 496 voti favorevoli e 92 contrari. A questo riguardo la Confederazione europea dei Sindacati ha espresso la sua soddisfazione per il distinguo del Parlamento fra flexicuritè (mercato del lavoro più flessibile, assicurando ai lavoratori una sicurezza maggiore) e attacco sistematico alla tutela dell'occupazione e chiede una serie equilibrata di principi di flexicuritè, basati sul miglioramento della qualità .
Il rapporto del Parlamento europeo adotta i principi essenziali della flexicuritè, quali la promozione delle relazioni di lavoro stabili, l'intervento contro le pratiche abusive nei contratti non standard ( non a tempo pieno ed indeterminato) , interventi destinati a migliorare la sicurezza dell'occupazione per tutti i lavoratori, qualunque sia il loro statuto professionale, il riconoscimento delle capacita' e delle qualifiche, la sicurezza nel passaggio da un lavoro ad un altro, l'eguaglianza dei sessi e l'equilibrio dei tempi di vita e lavoro, la concertazione sociale ed il dialogo sociale ed un quadro macroeconomico favorevole all'incremento dei posti di lavoro e di una migliore qualita' del lavoro.
Secondo il Libro Verde della Commissione UE ben il 40% dei lavoratori nell'Unione, fra lavoratori part-time, a chiamata, interinali, a intermittenza, è impegnato secondo forme contrattuali non standard. Motivo per cui ha promosso una consultazione volta alla riformulazione del diritto di lavoro, ovvero una "modernizzazione del diritto del lavoro", che sia in grado di "cogliere le sfide del nostro secolo".
D'altra parte per lo stesso Spidla, tali forme contrattuali ‘non standard’ "non implicano di necessità uno status di precarietà ... ma possono anche essere efficaci". Tuttavia, poichè si è registrato un incremento di tali contratti è necessaria "una discussione approfondita a livello comunitario" e un "adeguamento" delle politiche del lavoro al mercato del lavoro attuale."
La CES ha, pertanto invitato la Commissione europea ed il Consiglio a tenere pienamente conto di questi elementi allorchè prenderanno una decisione sui principi comuni in materia di flexicuritè. Secondo il Segretario Generale della CES, John Monks, "l'analisi congiunta dei partners sociali europei ed il rapporto del Parlamento hanno in comune un messaggio essenziale: la flexicuritè punta a migliorare la sicurezza dell'impiego ed a completare la protezione dell'impiego, investendo in una transizione professionale più sicura. Non ha lo scopo di licenziare più facilmente i lavoratori"
Ed, in vista della riunione del 5 dicembre dei Ministri del Lavoro del Consiglio europeo del lavoro e delle politiche sociali, il Segretario Generale della Confederazione europea dei sindacati (CES) ha indirizzato loro un messaggio in cui sottolinea " Approvando la direttiva proposta sul lavoro interinale, voi potete dare a diversi milioni di lavoratori vulnerabili la protezione di cui hanno molto bisogno. Voi potete rivilitalizzare l'idea di un'Europa sociale efficace. Voi potete rendere rassicurante la flexicuritè. " La Germania non deve piegarsi alle proteste della Gran Bretagna che afferma che tale approvazione minaccerebbe il Trattato di Riforma dell'Unione. Questa direttiva, invece, potrebbe costituire uno sviluppo positivo, e non un arretramento per l'Europa agli occhi dei lavoratori. Io diffido gli sforzi deplorevoli dei nostri partner del Regno Unito nei confronti della Germania, dell'Irlanda e di Malta affinchè i loro governi diano prova di buon senso."
"Non approvate le proposte concernenti la modifica della direttiva sui tempi di lavoro (possibilita' di incremento dell'orario di lavoro). Approvarla allorquando essa si aggiunge alla timida decisione sui lavoratori interinali, indicherebbe, diciamocelo francamente, che l'Europa sociale rinuncia alla sua capacità di regolamentazione nel settore dell'occupazione, e questo costituirebbe un enorme passo indietro per l'idea di Europa." (04/12/2007-ITL/ITNET)
fonte:www.italiannetwork.it
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