5.01.2008
Chiudere Guantánamo, ora! USA: il caso di Sami al Hajj Data di pubblicazione dell'appello: 11.01.2007 "Perché mi puniscono? Come possono giustificare quello che mi stanno facendo da una settimana, togliendomi tutte le mie cose, privandomi del materasso e delle lenzuola e costringendomi a dormire sul pavimento?" Sami al Hajj Sami al Hajj è un giornalista della televisione al Jazeera detenuto nella base militare di Guantánamo dal 2002. Nel dicembre 2002, l'emittente al Jazeera incaricò Sami al Hajj di seguire l'insediamento del nuovo governo afgano istituito dopo la caduta del regime dei Taliban. Sami al Hajj era già stato nel paese e decise di entrarvi provenendo dal Pakistan. Il 15 dicembre 2001, la troupe di cui faceva parte venne fermata prima che potesse raggiungere il confine e Sami al Hajj venne arrestato dalla polizia pakistana, unico tra i componenti del gruppo di giornalisti.
Sami al Hajj rimase nelle mani delle autorità pakistane per alcune settimane. I documenti, il passaporto, il visto e la tessera di giornalista gli vennero ritirati e non gli venne mai notificato il motivo dell'arresto. Il 7 gennaio 2002 fu preso in custodia dalle forze statunitensi e deportato presso la base aerea di Bagram, in Afghanistan. Qui trascorse, secondo le sue stesse parole "i peggiori giorni della sua vita": per 16 giorni fu tenuto in una gabbia in un hangar, esposto al freddo e nutrito con cibo scarso. Venne picchiato e torturato e minacciato con i cani. In seguito le autorità statunitensi trasferirono Sami al Hajj in un'altra struttura a Kandahar, dove le condizioni di detenzione non migliorarono. Qui Sami venne costretto a rimanere per molte ore in posizioni scomode o dolorose, venne molestato sessualmente e minacciato di stupro, picchiato regolarmente, gli vennero strappati i peli della barba e i capelli, non gli fu permesso di lavarsi per oltre 100 giorni nonostante fosse ricoperto di pidocchi.
Il 13 giugno 2002 Sami al Hajj venne trasferito a Guantánamo Bay. Qui venne sottoposto a pressanti interrogatori riguardanti presunti legami tra al Jazeera e al Qa'ida. Da allora Sami ha sofferto la privazione del sonno, maltrattamenti, percosse sulle piante dei piedi, la frattura di un ginocchio e fu testimone di atti di esecrazione del Corano. Quando in seguito iniziò uno sciopero della fame per protestare contro le condizioni di detenzione, i militari lo avrebbero picchiato con violenza procurandogli tra le altre una profonda ferita al volto che sarebbe stata suturata senza anestesia. Attualmente Sami al Hajj sarebbe detenuto nel Camp 5, una delle strutture detentive di massima sicurezza nella base dove i reclusi vivono in condizioni eccezionalmente severe. Durante la prigionia, Sami al Hajj soffre di diversi problemi di salute (ha i legamenti del ginocchio lesionati e fatica a camminare, i postumi dei feroci pestaggi subiti) che non sarebbero stati adeguatamente curati dalle autorità statunitensi. Sami al Hajj non è mai stato formalmente accusato di alcun reato.
Amnesty International chiede alle autorità statunitensi di rilasciare Sami al Hajj o di sottoporlo ad un processo equo in linea con gli standard internazionali. Chiede inoltre con urgenza la chiusura del centro di detenzione di Guantánamo Bay, divenuto ormai un simbolo mondiale di ingiustizia e violazione dei diritti umani.
Partecipa alla nostra azione, scegliendo una di queste possibilità :
- Firma on line questo appello
- Stampa e spedisci l'appello qui sotto all'indirizzo: Michael Mukasey Attorney General U.S. Department of Justice 950 Pennsylvania Avenue, NW Washington, DC 20530-0001 USA E-mail: AskDOJ@usdoj.gov
Testo dell'appello
Dear Attorney General,
I am writing on behalf of Sami al Hajj, a Sudanese journalist currently detained in Guantánamo Bay without charge or trial.
According to my information, Sami al Hajj was arrested in Pakistan on 15 December 2001. In January 2002, he was transferred to US authorities and taken to US military structures in Afghanistan, and afterwards to Guantanamo Bay naval base. During his detention, he suffered severe abuses and ill-treatment by guards. In particular there are allegations that he was badly wounded and he alleged that he did not receive adequate medical care.
I believe that the conditions of detention in Guantánamo Bay should fully comply with international standards and that all the prisoners in US custody should be charged with a recognizable criminal offence, and brought to trial within a reasonable time and without recourse to the death penalty, or released without delay.
I therefore call on US authorities: - to give Sami al Hajj a fair trial or release him; - to keep Sami al Hajj's family fully informed of his legal status and health; - to open an impartial investigation into the allegations that Sami al Hajj was tortured in US custody in Afghanistan and Guantánamo Bay; - to provide him appropriate medical care.
Finally, I ask the definitive closure of the detention facility at Guantánamo Bay and the opening up to external scrutiny of all other "war on terror" detention facilities.
Thank you for your attention
Yours sincerely,
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Chiudere Guantánamo, ora! USA: il caso di Fawzi al-Odah
Data di pubblicazione dell'appello: 11.01.2007 Status dell'appello: attivo
"Un'infermiera mi ha ficcato un tubo nel naso così velocemente che ho iniziato a soffocare, a perdere sangue dal naso e a sputarlo. Non hanno utilizzato alcun anestetico." Fawzi al-Odah, 10 ottobre 2005
Fawzi al-Odah è detenuto a Guantánamo Bay da maggio 2002. Ha lavorato in Afghanistan fino all'invasione del paese da parte degli Stati Uniti. Per sfuggire al bombardamento, nel gennaio 2002, lui e altri quattro kuwaitiani sono fuggiti in Pakistan. Qui i cinque uomini si sono rifugiati presso un leader locale che li ha venduti alle autorità pakistane. In seguito sono stati trasferiti sotto la custodia delle forze statunitensi e portati a Kandahar, in Afghanistan dove Fawzi al-Odah ha dichiarato di aver subito torture. Nel maggio 2002 è stato trasferito a Guantánamo.
L'8 agosto 2005 ha partecipato insieme con altri detenuti a uno sciopero della fame. Fawzi ha dichiarato che nelle prime due settimane di sciopero non ha ricevuto cure mediche e nessuno gli ha chiesto quali fossero le ragioni della protesta. Il suo sciopero è terminato l'11 gennaio 2006, quando è stato costretto a nutrirsi attraverso un tubo nasale che gli ha causato ferite e un abbondante sanguinamento. Fawzi ha raccontato al suo avvocato che alcuni dei detenuti che stavano scioperando sono stati obbligati a urinare e a defecare su loro stessi perché legati a delle sedie per lunghi periodi. Altri ancora hanno raccontato di aver vomitato sangue.
Nel marzo 2006, la BBC (The British Broadcasting Corporation) ha diffuso un'intervista a Fawzi al-Odah organizzata dal suo avvocato. Ad una domanda sulla sua detenzione, egli ha risposto: "Il vero problema è trovarsi qui senza motivo, senza speranze, senza qualcuno che ti ascolti…Sono loro che decidono. Abbiamo bisogno di essere rilasciati o di avere almeno l'opportunità di dimostrare la nostra innocenza…".
I circa 430 detenuti che si trovano a Guantánamo Bay sono persone definite dal governo degli Stati Uniti "combattenti nemici" e, per questo, privati di molti diritti legali garantiti dalle Convenzioni di Ginevra, dalle leggi internazionali e anche dalla Costituzione statunitense. Molti sono stati catturati in Afghanistan, nel corso delle operazioni militari iniziate in quel paese nel 2001, altri sono stati arrestati lontano dai campi di battaglia asiatici, ad esempio in Bosnia e in Gambia. La maggior parte dei detenuti è stata catturata e consegnata alle forze statunitensi dalle autorità di altre nazioni o è stata venduta loro da signori della guerra afgani. Nessun prigioniero di Guantánamo Bay è mai comparso di fronte a un tribunale ordinario e solo 10 di essi sono stati formalmente incriminati allo scopo di comparire di fronte alle commissioni militari istituite dal governo, in seguito giudicate illegali dalla Corte Suprema degli Stati Uniti.
Amnesty International chiede alle autorità statunitensi di rilasciare Fawzi al-Odah o di sottoporlo ad un processo equo in linea con gli standard internazionali. Chiede inoltre con urgenza la chiusura del centro di detenzione di Guantánamo Bay, divenuto ormai un simbolo mondiale di ingiustizia e violazione dei diritti umani.
Partecipa alla nostra azione, scegliendo una di queste possibilità :
- Firma on line questo appello
- Stampa e spedisci l'appello qui sotto all'indirizzo: Brigadier General Cameron Crawford Deputy Commander United States Southern Command 3511 NW 91st Ave., Miami, FL, 33172-1217 USA Fax: +1 305 437 1077 Email: http://www.southcom.mil/home/
Testo dell'appello
Dear Brigadier General,
I call for Fawzi al-Odah to be released from Guantánamo unless charged and tried in accordance with international standards of fairness in a court that will not impose the death penalty.
I urge you to immediately investigate all allegations that Fawzi al-Odah has been tortured or ill-treated in US custody in Afghanistan and Guantánamo Bay, and to ensure that all those found responsible are punished.
I ask you to keep Fawzi al-Odah's family fully informed of his status, health and well-being, and to ensure that he has adequate communication with his family.
I call for the closure of the detention facility at Guantánamo Bay and I urge you to release the detainees held there or charge and try them in accordance with international standards in a court that may not impose the death penalty.
I also urge you to establish an independent and impartial commission of inquiry into all aspects of the US' "war on terror" detention policies and practices.
Thank you for your attention.
Yours sincerely,
http://www.amnesty.it/appelli/appelli/usaguantanamo02_110107?page=appelli
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