6.01.2008
Fiesso D’Artico : la lotta per la difesa dell’ambiente sulla Riviera del Brenta La lettera del promotore del Comitato geo. Masiero Orlando . Eg. direttore G.Carlo STORTI ,sono un geometra e dovevo vivere con il cemento, invece mi trovo a combatterlo quando viene utilizzato in eccesso o quando và a deturpare aree che dovrebbero essere preservate per la loro bellezza. Una di queste è la "RIVIERA DEL BRENTA" situata lungo il corso del Naviglio. A metà di questo fiume si trova Fiesso D'Artico a Venezia dove si vogliono costruire edificazioni che mutilano il paesaggio.
La situazione del consumo di suolo è oggi preoccupante e deve essere affrontata partendo dalla conservazione e sviluppo. "Vorrei che ogni riflessione sullo sviluppo del nostro territorio partisse da una presa di coscienza"
Solo l'unicità del territorio italiano può permettere al nostro Paese di rispondere al meglio alla sfide della globalizzazione, ma la salvaguardia del paesaggio non può tradursi in immobilismo, dovendosi al contrario confrontare con lo sviluppo. "Attraversando il nostro territorio - confermo - abbiamo spesso l'impressione che il suo 'sviluppo' manchi di una regia, di uno sguardo capace di guardare lontano. Le città si irradiano sulle campagne, nella maggior parte dei casi senza un disegno, senza formare nuovi baricentri, come una macchia che si espande, diventando così 'nebulose di edificazione diffusa'. Nelle aree meno urbanizzate crescono capannoni senza sosta, accanto a scheletri di capannoni in abbandono. Nuove presenze crescono ovunque, riconoscibili dalle loro luminose insegne, non certo dalla loro tipologia architettonica. Sono le nuove piazze, i nuovi poli di aggregazione sociale: centri commerciali, cinema multisala, catene commerciali nazionali e internazionali, che da non-luoghi si trasformano in super-luoghi. Le aree dove è ancora forte la presenza dell'agricoltura perdono sempre più spesso la loro identità , la campagna perde il suo codice , dando vita a un paesaggio più banale. Intorno ai grandi centri urbani svanisce la campagna, le aree peri-urbane vengono edificate via via. Secondo i dati CRESME (Centro Ricerche Economiche, Sociologiche e di Mercato per l'Edilizia e il Territorio), è in corso il più lungo ciclo espansivo in edilizia dagli anni della ricostruzione post-bellica. In particolare, cresce moltissimo il mercato delle seconde case, che porta a una maggiore aggressione delle aree di elevata qualità paesaggistica".
Le cause di questo trend sono noti: da motivi economico-finanziario ad ampio raggio (la crisi degli investimenti finanziari in borsa ha reso più sicuro e credibile l'investimento sul "mattone"; i mutui erogati per l'acquisto di abitazioni registrano un incremento del 17,4%), a motivi legati alla gestione del territorio, primo fra tutti la fiscalità locale. "Per molti Comuni - preciso - i beni immobili costituiscono oggi una delle principali voci di entrata economica per le casse comunali. In questo computo si devono contare gli oneri di urbanizzazione per le nuove costruzioni, la tassa comunale sugli immobili (ICI, che da sola copre il 45% delle entrate locali) e la tassa sui rifiuti (che è calcolata sugli immobili). Inoltre ai Comuni è concesso, dalla finanziaria del 2001, di utilizzare gli introiti ottenuti dalle concessioni edilizie e dalle spese di urbanizzazione per finanziare la loro spesa corrente e non solo di utilizzarli come spesa per investimenti, come prevedeva la legge Bucalossi. Questo genera un sistema perverso: per far quadrare i bilanci e trovare risorse, ai Comuni conviene far costruire".
Ma c'è una soluzione? La risposta è da cercare nella lotta all'illegalità , in una programmazione sostenibile e nella capacità di "guardare lontano". "E' fondamentale avere la consapevolezza che quello che stiamo perdendo è un bene comune - concludo- che le ferite inferte al territorio sono inflitte a un bene che è di noi tutti. Di noi tutti, oggi, ma soprattutto delle generazioni a venire. Solo questa consapevolezza genererà in ognuno di noi la giusta indignazione e la volontà di difendere il nostro territorio, per tutelare l'ambiente, la sua biodiversità , la nostra identità e la nostra qualità della vita e quella dei nostri figli e delle generazioni che verranno".
A Fiesso D'Artico la Riviera doveva essere conservata cos'ì come ci è stata tramadata.
Recuperando e ristrutturando i vecchi fabbricati e vincolando i terreni ad inedificabilità per 500 metri dalla sponda del Naviglio.
Grazie per la sua attenzione
Masiero Orlando 388.94.53.925
Per saperne di piu’
http://canali.libero.it/affaritaliani/coffee/cosenostre/cosenostre0503.html http://difendiamoambientefiesso.blogspot.com/
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