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Polemiche: le liste dei partiti ci sono in tutte le elezioni
29.07.2003

Polemiche: le liste dei partiti ci sono in tutte le elezioni

Il proporzionale? Non se n'è mai andato

di Stefano Ceccanti

Il dibattito sul "ritorno alla proporzionale" presenta due aspetti surreali.

Il primo è che per parlare di ritorno bisognerebbe che la proporzionale

se ne fosse andata. Ma in tutte le occasioni elettorali non ce n'è nessuna

in cui non sia previsto un voto proporzionale, tranne nei comuni sotto 15.000

abitanti, in cui c'è l'obbligo di una sola lista legata al candidato sindaco.

Per i comuni superiori, le province e le regioni, al voto maggioritario

per il capo dell'esecutivo si affianca quello proporzionale per le liste.

Per le politiche alle due schede maggioritarie si affianca quella per la

quota proporzionale della Camera. Per le europee si vota solo con la proporzionale,

che quindi vive e lotta insieme a noi. Tutta la transizione si è infatti

giocata su questo ambiguo equilibrio tra accoglimento della spinta popolare

al bipolarismo, che consente l'esercizio del principio di responsabilità

(decidono direttamente gli elettori sul governo) e mantenimento delle rendite

proporzionali dentro ciascun polo. E' immaginabile che esso si possa e si

voglia spostare in avanti, avendo un bipolarismo meno frammentato, magari

recedendo dal voto maggioritario ma avendo una proporzionale più selettiva?

Qui c'è il secondo aspetto surreale, la costruzione a tavolino non di un

"ritorno", perché quella proporzionale selettiva non c'è mai stata, ma di

un futuro palesemente impossibile e, secondo me, neanche auspicabile perché

non risolutivo. Tralascio qui vari argomenti di merito su quest'ultimo aspetto,

tra cui quello per cui molte forze si possono coalizzare per superare lo

sbarramento e ridividere subito dopo, non esistendo barriere giuridiche

capaci di eliminare il fenomeno. Propongo invece una sfida per verificarne

la praticabilità. Coloro che ne sono convinti in buona fede divulghino un

appello ai parlamentari perché nella prima occasione utile, il sistema elettorale

per le europee, si inserisca lo sbarramento del 5%, vigente in Germania

e ora anche in Francia (salito dal 3% precedente). La legge elettorale europea

dovrà comunque essere modificata dal Parlamento per recepire una decisione

del Consiglio europeo e in seguito al nuovo art. 51 della Costituzione.

Quindi perché non presentare progetti o emendamenti sullo sbarramento? Sarebbero

sicuramente posti in votazione. Invece di un appello generico chiedete sin

d'ora ai parlamentari di presentare concretamente la semplicissima proposta

di legge di un articolo e due commi che vi offro precotta e pronta all'uso:

«Dopo il punto 1) del comma 1 della legge 24 gennaio 1979, n. 18 è inserito

il seguente: «1-bis) individua quindi le liste che abbiano conseguito sul

piano nazionale almeno il cinque per cento dei voti validi espressi». Nel

punto 2) del comma 1 della legge 24 gennaio 1979, n. 18, dopo le parole

«procede al riparto dei seggi tra le liste» sono aggiunte le parole «che

abbiano ottenuto almeno il cinque per cento del totale dei voti validi espressi».

Vediamo quindi cosa succederà in entrambi gli schieramenti dove vi sono

comunque alcune forze (a cominciare dalla Lega Nord) che non supererebbero

lo sbarramento e che minacceranno molto di più di una rottura per il mancato

federalismo, essendo in prospettiva a rischio sopravvivenza. Non surreali,

ma comunque errati, sono altri due postulati diffusi nei giorni scorsi.

Il primo guarda al solo sistema delle politiche e dice che, per ridurre

la conflittualità tra gli alleati, bisogna scioglierne l'ambiguità o eliminando

la quota proporzionale o passando ad un sistema analogo a quelli per gli

enti locali. Ma la conflittualità di questi giorni è legata ai risultati

delle amministrative precedenti e in vista delle europee. Ogni anno c'è

un turno in cui si vota con la proporzionale, cosa che influisce sulle dinamiche

parlamentari e che non scomparirebbe neanche congegnando diversamente il

25% della Camera. Peggio ancora, poi, se si aumentano le dosi di proporzionale

nel sistema, passando per le Camere dal 25% attuale all'80%: più si aumenta

la quota di seggi in cui i partiti della medesima coalizione sono concorrenti

più si diminuisce la spinta alla coesione degli schieramenti. Secondo postulato

infondato: il premio, a differenza di oggi, garantisce la sicurezza della

maggioranza. Ma le maggioranze sono sempre uscite dal Mattarellum, il problema

è quello degli incentivi a che esse permangano e che siano ben bilanciate

dallo Statuto dell'opposizione. Nelle Regioni il sistema elettorale è stato

lo stesso, nel 1995 e nel 2000, ma solo nel secondo caso c'è stata stabilità

generalizzata perché il presidente ha il potere di scioglimento in seguito

alla revisione costituzionale del 1999. Come ha ben capito Illy che l'ha

salvato in Friuli contro i restauratori regionali all'opera. Da lì si deve

ripartire per la forma di governo nazionale.

 

Da www.libertàeguale.com

 

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