ITALIANI NEL MONDO - DANIELI (V.MINISTRO): "CULTURA DELLE MIGRAZIONI INDISPENSABILE PER UNA PERCEZIONE ATTIVA DELLA CONTEMPORANEITA". Riaprire i canali delle testimonianze e ridare portata e fluenza alla ricostruzione dell’emigrazione degli italiani e delle migrazioni tra gli italiani è, un contributo importante alla formazione di una percezione attiva della contemporaneità ". E' quanto ha affermato il vice Ministro per gli Italiani nel Mondo sen. Franco Danieli in un messaggio inviato al seminario che si è tenuto ieri all'Università romana La Sapienza" per la presentazione della ricerca "L'Altro Lazio. Analisi geografica dell'emigrazione laziale all'estero (1951-2006)" realizzata dal Dipartimento di Geografia Umana.
"Incoraggiare e consentire questo stimolo è importante, prosegue Danieli, qualunque siano le forme di questo esercizio". Tuttavia sottolinea "E se la molteplicità è sintomo di interesse e di ricchezza, la mancanza di un riferimento unitario di natura progettuale e metodologica potrebbe essere un intimo fattore di fragilità , capace di rendere incerte ed effimere iniziative pure lodevoli.
Studiare, dibattere, approfondire il tema delle migrazioni, dalle prime ondate migratorie, ai fenomeni profondamente mutati di terza e quarta generazione italiani, così come la massiccia immigrazione straniera nel nostro Paese serve, a mio avviso, non solo a chi bussa alla nostra porta in cerca di solidarietà e integrazione ma anche, e forse soprattutto, a noi stessi, che pure dovremmo avere incorporato nel nostro codice culturale di popolo di emigranti le coordinate essenziali di esperienze tanto laceranti e complesse sul piano esistenziale quanto profonde e organiche sul piano dei processi di mutamento delle nostre società ."
Per questodice il Vice Ministro "ritengo sia indispensabile l'impegno a coltivare una cultura delle migrazione, sia da parte di ciascun singolo, nella sua sfera privata, sia a livello collettivo da parte degli enti e delle istituzioni cui è affidato il compito di proporre le linee guida delle politiche sociali su cui deve reggersi la società . Se l'Italia vuole svilupparsi in modo aperto e responsabile, e non miope di fronte alle sfide sempre nuove che la globalizzazione quotidianamente impone, deve saper cogliere con reattività e lungimiranza i molteplici fattori di arricchimento che dalle migrazioni derivano. Deve sapere attribuire il giusto valore alla multiculturalità che l'immigrazione porta con sé e non dimenticare il patrimonio di conoscenze ed esperienze che i nostri connazionali residenti all'estero custodiscono e sono pronti ad offrire al loro Paese di origine. Solo così l'Italia può far fronte al mutamento sociale che la spinge verso una frontiera nuova, non già di paese tollerante delle diversità ma di società che promuove, sostiene e valorizza le diversità per crescere e rinnovarsi al suo interno.
Questa visione può sembrare un’affermazione suggerita da ottimismo di maniera di fronte al moltiplicarsi delle inquietudini e delle paure che si annodano alla crescente presenza di stranieri nella nostra società . Eppure, pur cogliendo il senso di insicurezza e le ansie che percorrono strati importanti di popolazione, anche per la strumentalizzazione che ne viene fatta da parte di ben individuate forze politiche e canali d’informazione, non riesco a tacere la sensazione che una cultura delle migrazioni, sia pure tra difficoltà e contraddizioni, stia realmente facendo concreti passi in avanti non solo tra studiosi e specialisti ma anche negli orientamenti diffusi, si stiano insomma accorciando le distanze tra quello che negli anni è avvenuto nella sfera dell’economia e della società e quello che è maturato nella sfera della formazione e dell’impegno civile".
Dunque, per l'esponente di Governo occorre "Riaprire dunque i canali delle testimonianze e ridare portata e fluenza alla ricostruzione dell’emigrazione degli italiani e delle migrazioni tra gli italiani è, dunque, un contributo importante alla formazione di una percezione attiva della contemporaneità . Incoraggiare e consentire questo stimolo è importante, qualunque siano le forme di questo esercizio. E se la molteplicità è sintomo di interesse e di ricchezza, la mancanza di un riferimento unitario di natura progettuale e metodologica potrebbe essere un intimo fattore di fragilità , capace di rendere incerte ed effimere iniziative pure lodevoli."
"Per questo - conclude - sto perseguendo l’obiettivo dell’istituzione del Museo nazionale delle Migrazioni. Prima di tutto perché l’Italia dia un segnale di riconoscenza ai suoi milioni di concittadini che hanno dovuto ricostruire altrove la loro vita e da quelle lontane e difficili postazioni hanno continuato ad aiutare il loro paese d’origine in passaggi difficili della sua storia. Ma anche perché il popolo italiano possa esprimere, da un punto di vista più generale, la consapevolezza del valore che si deve attribuire ai processi di migrazione nello sforzo di apertura e di internazionalizzazione che ognuno è chiamato a compiere. Un Museo non come un luogo statico, freddamente espositivo di materiali e documenti, ma come uno strumento di ricomposizione e di valorizzazione della tradizione storica dell’emigrazione italiana, come un osservatorio dei fenomeni di nuova emigrazione che toccano le generazioni più giovani, che sono anche quelle più acculturate e professionalizzate, un punto di incrocio tra le traiettorie in uscita dall’Italia, storiche ed attuali, e i flussi di ingresso nel nostro paese, un nodo di collegamento e coordinamento tra tutte le strutture museali e di ricerca che finora si sono impegnate in questo compito, spesso con esiti apprezzabili per quanto parziali."