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La lista unica e il mito di Anteo di Pancio Pardi www.unita.it
2.08.2003
Prima in Europa, poi in Italia. La proposta di Prodi di una lista unica dell'Ulivo alle prossime elezioni europee poggia su due ragioni principali: evitare che elezioni basate sul sistema proporzionale scatenino una competizione dannosa tra i partiti di opposizione, e allo stesso tempo preparare una maggiore unità della coalizione in vista delle successive elezioni politiche in Italia. Su questa duplice esigenza si può non essere d'accordo? Sembra però che averla posta abbia aperto proprio quella competizione che si voleva evitare. Le maggioranze dei due partiti maggiori, Ds e Margherita, si propongono come asse centrale di un'alleanza riformista moderata, che comprende oltre a loro solo il piccolo Sdi. Inoltre, riconoscendo in modo ufficiale l'esistenza di due sinistre, una moderata e l'altra radicale, permettono a Rifondazione comunista, che non aveva apprezzato la proposta di Prodi, di essere più disponibile verso questa sua versione snaturata. Comunisti italiani e Verdi, fautori di una sinistra plurale, hanno declinato l'invito. Il quadro è arricchito dai pareri problematici o negativi provenienti dalle minoranze dei partiti maggiori. L'Italia dei valori di Di Pietro non ha pregiudiziali contrarie ma aspetta chiarimenti sulle prospettive. Da parte sua l'Udeur non vuole spostamenti a sinistra. Insomma il risultato per adesso è che alcuni sembrano decisi a fare un Ulivo ristretto. Quello largo non si sa se ci sarà e non è chiaro quali rapporti l'Ulivo ristretto terrà con gli altri partiti della pur necessaria coalizione. Può darsi che in questa situazione provvisoria ci sia una saggezza: poiché tra i partiti è inevitabile che si stabiliscano rapporti di egemonia, è meglio che i rapporti di forza reciproci vengano saggiati in anticipo per evitare dopo conflitti autolesionistici. Colpisce però il fatto che, al di là di qualche concessione verbale ai meriti della società civile, i partiti, alcuni molto più di altri, tendano ad affrontare la questione come se fosse di loro esclusiva proprietà. Hanno archiviato il successo nelle amministrative come se fosse solo merito loro, e si godono il calo stagionale di presenza dei movimenti come un'occasione per riaffermare intera la loro potestà sulle decisioni politiche. Se solo si ricordassero come erano ridotti prima dell'inizio dei movimenti si sentirebbero come Anteo che nella lotta riprendeva forza solo quando toccava terra e riconoscerebbero che la loro energia attuale non viene tutta da loro stessi. E infatti una parte attiva del popolo di centrosinistra, di cui sarebbe interessante verificare il peso, immagina una maniera tutta diversa di comporre la lista unica: garantire spazio adeguato alla rappresentanza di forze esterne ai partiti, aprire la possibilità che l'elettorato, e non solo il mondo degli iscritti, si esprima davvero sulle candidature e possa rifiutare quelle indigeribili (chiedere a chi ha dovuto votare Cecchi Gori). Restano aperti due problemi. Il primo è il programma politico per le elezioni europee. Di fronte alla conclusione minimalista dei lavori per la Costituzione europea, e al riemergere di una prevalenza delle nazioni, la coalizione di centrosinistra dovrebbe indicare un'Europa unita, saldamente ancorata al proprio centro geopolitico e non dilatata a dismisura come piacerebbe all'attuale governo Usa e ai suoi apologeti locali, indipendente dall'imperio unipolare americano e dalla sua pretesa illegittima alla guerra preventiva, un'Europa capace di dialogare in modo autonomo con il sud e l'est del mondo. Poi dovrebbe ribadire l'idea di una società basata sulla rigorosa autonomia e indipendenza dei poteri costituzionali e sulla più ferma separazione del potere politico dalla potenza dell'informazione. Affermare l'orgoglio della propria tradizione di stato sociale, da innovare senza sottrarre risorse al pubblico per regalarle al privato. Graduare una politica dell'immigrazione basata su logiche inclusive (che ridotte all'osso sono: lavorare, pagare le tasse, votare, avere una casa e mandare a scuola i figli). Stabilire una strategia di protezione dell'ambiente e di difesa dai disastri climatici con la riduzione progressiva nell'uso dei combustibili fossili e il ricorso crescente alle energie alternative. Affrontare la logica della globalizzazione economica non con un protezionismo impossibile ma con il conferimento di risorse imponenti alla ricerca e all'istruzione. Il secondo problema è la continua emergenza costituzionale in cui siamo costretti a vivere, e di cui l'Europa stessa ha visto la più cafona delle manifestazioni. Ci viene detto che occuparcene troppo è tempo sprecato e che si deve concentrare le energie nel costruire un programma alternativo di governo e la capacità di battere Berlusconi alle prossime elezioni. Si potrà batterlo ignorando la sua intrinseca natura incostituzionale? Si può lasciare che leggi incostituzionali vengano applicate? Si può permettere che gli imputati potenti mettano sotto accusa i magistrati che li processano? La difesa della Costituzione può essere tenuta fuori dalla grande politica? Perché tutti i partiti del centrosinistra non si impegnano nella raccolta di firme per il referendum promosso dall'Italia dei valori contro la legge sull'immunità per le cinque (una) massime cariche dello Stato? Ci rispondono che si tratta di un'iniziativa minoritaria. È facile ribattere che diventa minoritaria solo se loro non si impegnano. Anche chi raccoglie le firme ha i suoi dubbi e spera che la Consulta ci liberi della questione, ma l'esperienza purtroppo ci ha insegnato che concedere qualsiasi cosa a Berlusconi lo convince solo ad aumentare le sue pretese. Lo dimostra una volta di più la sortita di Castelli per impedire le rogatorie su Mediaset: questa volta gli è andata male ma loro ci provano sempre (e chissà che i quaranta giorni di ritardo guadagnati non gli fruttino qualcosa). Molti in questi ultimi tempi hanno fatto qualche ironia sull'evanescenza dei movimenti. Non si può fare tutti i mesi cortei di milioni di persone. Alla domanda: dove siete? i cittadini sensibili rispondono che stanno ai banchini a raccogliere le firme per il referendum contro l'impunità per una sola carica dello Stato. E a settembre tutti pronti contro la Gasparri del monopolio perfetto.
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