19.03.2008
La ricerca dell’El Dorado. La conquista europea del nuovo mondo, intervista a Yuri Leveratto La conquista e la devastazione dell’America Latina nel nome della ricerca del mitico El Dorado, narrata attraverso gli occhi e la penna di un viaggiatore d’eccezione, naturalmente genovese: questo è La ricerca dell’El Dorado. La conquista europea del nuovo mondo (Infinito edizioni, febbraio 2008, pagg. 192, € 14,00), un libro che va alle radici umane, sociali, materiali e "mitologiche" dei soprusi compiuti dal 1492 all’era moderna dai conquistadores ai danni delle popolazioni autoctone.
Riportiamo alcuni brani dell’intervista rilasciata dall’autore, segnalando che sul sito della Infinito edizioni (www.infinitoedizioni.it) è disponibile la versione integrale che può essere ripresa dai colleghi citando la fonte © Luca Leone/Infinito edizioni 2008.
Abbiamo raggiunto Yuri Leveratto in Colombia, dove vive e lavora, per parlare non solo del suo sforzo saggistico ma anche dell’America latina oggi e dei danni, non di rado irreparabili, lasciatisi alle spalle dai conquistatori europei.
Perché un genovese trasferitosi a vivere in America Latina a un certo punto ha sentito il bisogno di scrivere un libro sulla "conquista europea del Nuovo Mondo"? Quando si viaggia in America, specialmente quando si viene a contatto con le popolazioni native, ci si rende conto che nel corso dei secoli passati, ma anche nell'era contemporanea, sono state perpetrate ingiustizie continue verso i popoli autoctoni. Nel condividere con loro tempo ed emozioni, si inizia a capire che l'uomo europeo ha stravolto completamente quello che era un insieme di duemila popoli. Ci si convince per esempio che Colombo non ha affatto scoperto l'America, come si suol dire. D’altronde, come si fa a scoprire un territorio già abitato stabilmente da circa 60 milioni di persone? L'audace navigatore ha "solo" aperto una via marittima per la conquista, la colonizzazione europea e il saccheggio del continente americano. Tutto quello che è venuto dopo – tratta degli schiavi, encomiendas, sfruttamento delle miniere (per esempio a Potosì) –è stato un susseguirsi di duri colpi agli indigeni nonché ai neri americani. Dagli enormi guadagni derivati dal traffico di schiavi, gli inglesi hanno gettato le basi per il loro invadente capitalismo (non a caso la Banca d'Inghilterra è stata fondata nel XVII secolo).
L'America ancora porta su di sé dei segni così evidenti della colonizzazione europea? Senza dubbio, sicuramente in forme diverse da quelle dei secoli passati: non c'è più l'encomienda dove gli indigeni venivano sfruttati lavorando 15-20 ore al giorno e in cui inoltre erano vessati con ingiusti tributi, però ci sono le multinazionali, che ottengono dai governi nazionali il permesso di sfruttare ricchi giacimenti petroliferi (a volte in territorio indigeno), in cambio di concessioni delle quali spesso non beneficia la popolazione più svantaggiata.
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