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La battaglia del centro (di Michele Salvati da www.corriere.it)
27.03.2008
In un Paese che da dieci anni non cresce, male amministrato, afflitto da problemi cui non si riesce a dare risposta, il governo uscente e le forze politiche che l' hanno sostenuto partono con un pesante handicap quando si arriva alle elezioni.

E questo avviene anche se le vere cause dell' insoddisfazione dei cittadini risalgono a molto più addietro o a circostanze esterne avverse. All' handicap per chi ha governato corrisponde ovviamente un vantaggio per lo sfidante: il problema per chi sta all' opposizione è solo di amministrarlo con abilità. Abilità che certo non manca a Berlusconi: per lui la campagna elettorale è in discesa.

E' invece in salita per la principale forza corresponsabile del governo passato, il Partito democratico, ed è a Veltroni che è richiesto un sovrappiù di capacità innovativa reale e di virtuosità mediatica.

Veltroni era partito bene, con la mossa del corriamo da soli. Essa corrisponde a un' esigenza reale del nostro sistema politico, correggere il rissoso e incoerente bipolarismo di coalizione in cui stiamo vivendo da metà degli anni Novanta. E i suoi effetti positivi si sono visti subito, con la costituzione del Popolo della Libertà: per il momento una semplice lista elettorale, in futuro, forse, un vero e proprio partito.

Ma la proclamazione del corriamo da soli aveva anche un vantaggio di breve periodo, di natura elettorale. Se il centrosinistra si fosse presentato tutto insieme, come replica della vecchia Unione, non solo non si sarebbe fatto alcun passo in avanti per risolvere il problema di coalizioni di governo incoerenti, ma una sconfitta elettorale sarebbe stata inevitabile. Tanto valeva allora rischiare.

Senza rinnegare di aver fatto parte del precedente governo, il Pd doveva cercare di convincere gli elettori che, presentandosi da solo, la causa principale delle difficoltà di cui quel governo aveva sofferto era stata eliminata.

Convincerli che, se il Pd prevalesse nelle prossime elezioni, il Paese avrebbe un governo di centrosinistra moderno e coerente, alla Blair e Zapatero, per intenderci. La sfida era e rimane formidabile. Si trattava (e si tratta) di erodere quella spaccatura in due dell' elettorato italiano che quasi 15 anni di bipolarismo ideologico ed esagitato hanno prodotto e che sembra essere tuttora molto stabile. Di cercare elettori mobili e disposti a credere in un centrosinistra moderno, sia sul lato destro sia sul sinistro della collocazione politica in cui il Pd si è posto.

Entrando la campagna elettorale nella sua fase decisiva, qual è il bilancio che possiamo redigere? I sondaggi sembrano dire che la vecchia spaccatura resiste, che, sul lato destro, né Veltroni né Casini sono riusciti per ora a erodere sensibilmente il vantaggio del Pdl. Né sembra che, sul lato sinistro, il Pd sia riuscito a intaccare la fortezza Arcobaleno.

Ma alle elezioni mancano ancora 18 giorni e tutti ricordiamo la spettacolare rimonta di Berlusconi nelle elezioni del 2006.

La battaglia cruciale si gioca al centro: se il vantaggio del Pdl iniziasse seriamente a ridursi, la resistenza della sinistra tradizionale comincerebbe a cedere.

La testimonianza della propria identità di forza antagonistica, la polemica contro i vicini più moderati, è a costo zero solo quando si è convinti che vincerebbe Berlusconi in ogni caso e non ci sarebbe «voto utile» che potrebbe rovesciare la situazione. Se il vantaggio del Pdl cominciasse a ridursi i voti utili potrebbero fare la differenza tra Berlusconi e Veltroni e non pochi, nella sinistra tradizionale, potrebbero riconsiderare le loro scelte.

E' dunque al centro, contro il Pdl, che Veltroni condurrà l' offensiva principale ed è probabile che lo scontro sarà più duro e diretto di quanto sia stato sinora. Il Pd deve ancora giocare la sua carta migliore, la sua maggior coerenza rispetto a una coalizione che vede insieme An e Lega: basta ripescare da internet il programma della Lega (le tre macroregioni, il 90% delle risorse fiscali destinate alle regioni d' origine ) per provocare serie preoccupazioni nel Mezzogiorno. E la stessa idea della cordata nazionale per Alitalia, se duramente contrastata sul piano della serietà, può rivelarsi un boomerang per chi l' ha proposta.

Sono solo esempi di confronto diretto e duro e tanti altri potrebbero aggiungersi. Siamo a una svolta ed è probabilmente un Veltroni diverso, più aggressivo, quello che vedremo in azione nei prossimi giorni. Sarà un bello scontro.

da www.corriere.it del 26 marzo 2008

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