29.03.2008
BLAIR: IL PROCESSO DI PACE IN M.O. È UNA LOTTA CONTRO IL TEMPO. L'ultima sua visita al Parlamento Europeo avvenne in occasione della presidenza britannica dell'UE, nel secondo semestre 2005. Questa volta Tony Blair, primo ministro britannico fino a poco meno di un anno fa, è tornato a Bruxelles con un cappello diverso, quello di rappresentante speciale del Quartetto (UE, Russia, ONU e Stati Uniti) per il processo di pace in Medio Oriente, incarico che, non senza polemiche viste le sue scelte sulla guerra in Iraq, gli è stato conferito la scorsa estate. E proprio il Quartetto, dopo la conferenza di Annapolis che ha provato a riavviare un dialogo tra israeliani e palestinesi, può tornare a giocare un ruolo decisivo nel dare seguito alle speranze di pace, ha sostenuto Blair nel suo incontro con i parlamentari europei, in una audizione del Gruppo di lavoro sul Medio Oriente istituito recentemente dall'assemblea di Strasburgo. "Per la comunità internazionale è questo il momento di decidere se siamo seri o meno nelle nostre intenzioni di far avanzare il processo di pace". Israeliani e palestinesi vogliono entrambi la pace, desiderano entrambi la convivenza pacifica di due Stati, ha sostenuto l'ex leader laburista, ma se poi si chiede loro quali speranze ci sono di ottenere la tanto auspicata soluzione due popoli-due Stati, solo in pochi nutrono speranze concrete. "E' necessario superare questo gap di credibilità , e agire per rendere più coerente la nostra azione". La prima lezione che dobbiamo apprendere, ha ammesso Blair, è che la strategia tenuta fino ad ora su Gaza non ha funzionato. "Non è stato intelligente isolare la popolazione e radicalizzare così gli estremisti", ha affermato non senza suscitare qualche clamore tra i parlamentari presenti. Il fondo della questione, nel ravvio delle speranze di pace in Medio Oriente, sta tutto infatti nel nodo dei rapporti tra Gaza e Cisgiordania, tra Hamas e Fatah. La scorsa settimana, su iniziativa yemenita, si sono mossi i primi passi per un riavvicinamento tra le due fazioni in lotta. Interrogato da diversi parlamentari europei su quale atteggiamento tenere nella prospettiva di un'apertura verso Hamas, Tony Blair è tornato su posizioni più sibilline.
"La politica di isolamento di Hamas non ha portato alcun beneficio - gli ha rinfacciato l'ex presidente del Parlamento, il catalano Josep Borrell - Israele deve dimostrare di credere nella creazione dello Stato palestinese, finora ogni sua azione mostra il contrario". "Le voci moderate sono la maggioranza, in Palestina, e la vittoria di Hamas è solo un incidente", ha risposto Blair troncando cosi la questione. "Non dobbiamo focalizzarci su come trattare con Hamas, cosa del tutto inaccettabile per qualunque governo israeliano". "Il processo di pace vive una lotta contro il tempo", ha affermato Blair all'esordio del suo intervento. Certamente il tempo stringe ancora di più, come molti europarlamentari gli hanno fatto notare, se gli accordi sono fatti solo con una parte della società palestinese.
Francesco Cerasani
fonte: http://www.delegazionepse.it
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