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LETTERA APERTA SULLE COPPIE DI FATTO
9.04.2008

LETTERA APERTA SULLE COPPIE DI FATTO Il tema del riconoscimento di alcuni diritti alle cosiddette coppie di fatto si sta incanalando in un dibattito che rischia sempre più di trasformarsi in uno scontro ideologico, in una bagarre infinita, in una lacerazione inopportuna. Su questo punto il programma elettorale del Partito Democratico è molto chiaro: si è andati nella direzione di garantire alcuni diritti fondamentali alle persone che convivono stabilmente e che sono legate da legami affettivi di varia natura (coppie eterosessuali, coppie omosessuali, legami di tipo familiare). I diritti che si intendono riconoscere a queste persone, che hanno deciso di condividere parte della loro vita insieme, sono basilari: riconoscimento della legittimità e dell'eredità, reversibilità delle pensioni, subentro nei contratti d'affitto, mutuo soccorso in caso di malattie o gravi impedimenti fisici e personali. Diritti fondamentali, diritti non previsti dall'attuale ordinamento giuridico italiano. Le reazioni a questa proposta di grande civiltà sono state, a mio avviso, spropositate e all'insegna della ricerca dello scontro, più che del confronto. Personalmente sono convinto che un arricchimento culturale può provenire soltanto da uno scambio paritario di idee e non dall'arroccamento di ognuno sulle proprie posizioni. Tutto questo non è utile in nessun caso, in modo particolare in questo momento e su questo argomenti. Bisognerebbe entrare nell'ottica di un dibattito che si articoli nell'analisi degli aspetti concreti della questione; un dibattito scevro da ogni aspetto ideologico o fideistico. Punto primo: la questione della famiglia. Il riconoscimento di alcuni diritti alle coppie di fatto non sminuisce in alcun modo il ruolo tradizionale della famiglia fondata sul matrimonio. Per dipanare la questione proviamo a rispondere ad una domanda: l'estensione di alcuni diritti a chi non ne ha incide negativamente su chi questi diritti li ha già garantiti? Personalmente ritengo di no, in quanto il riconoscimento della famiglia tradizionale è sancito dalla nostra Costituzione e l'ampliamento di alcuni diritti non è finalizzato a creare famiglie di serie B o surrogati di famiglia. Si ha veramente un'idea svilente dell’alto valore della famiglia e del matrimonio se si arriva a pensare che la concessione dei diritti civili alle unioni di fatto possa compromettere nel futuro la tenuta del valore sociale e della forza della famiglia tradizionale. Punto secondo: si devono garantire solo diritti individuali ai conviventi? Noi tutti sappiamo che il valore di un diritto individuale è riconosciuto e si realizza pienamente solo se inserito in un contesto collettivo. Inoltre sarebbe inopportuno ridurre le relazioni che avvengono al di fuori del matrimonio a meri contratti individuali regolati dal diritto privato. E' giusto collocarli quindi invece in un ambito collettivo, nel quale la coppia si riconosca pubblicamente nel dichiarare la propria appartenenza ad un legame affettivo che va ben al di là della mera somma degli interessi individuali. Terzo ed ultimo punto: il riconoscimento delle coppie omosessuali. E' questo il vero nodo di una questione, che ha spiccatamente un carattere di importanza collettiva e sociale. Le coppie omosessuali devono essere considerate dalla società come coppie di serie B? Devono essere discriminate solo perché "diverse"? Diceva S. Agostino che è l'amore il collante più forte della società. Mi chiedo: chi ama in maniera diversa dal modo considerato "tradizionale" è da biasimare a tal punto da essere emarginato? Esiste una cosa ancora peggiore della persecuzione: l'indifferenza. Il far finta che l'esigenza del riconoscimento dei diritti alla coppie omosessuali non ci sia non risolve il problema, lo aggrava. Prima si porrà rimedio a questa grave contraddizione e meglio sarà per il futuro e l'armonia della nostra società. In fondo è questa l’idea portante del progetto politico del Partito Democratico e di Walter Veltroni: costruire una società aperta ed inclusiva, nella quale nessuno resti indietro.

Mauro Giroletti

Coordinatore provinciale di Cremona

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