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Lavoro minorile, un bambino su 7 vittima nel mondo
13.04.2008

Lavoro minorile, un bambino su 7 vittima nel mondo.ROMA - A livello mondiale, il numero dei minori lavoratori nella fascia d'età 5-17 anni è sceso da 246 milioni nel 2000 a 218 milioni nel 2004 (una riduzione dell'11%), ma il fenomeno continua a coinvolgere almeno un bambino su sette. Il risultato, importante ma di certo non soddisfacente, è stato secondo l'Ilo (International labour organization, l'agenzia delle Nazioni unite per la promozione del lavoro dignitoso, con sede a Ginevra) "frutto di una vera a propria mobilitazione politica di lavoratori, imprenditori e governi, organizzazioni non governative e del pubblico in generale". Per il direttore generale Juan Somavia, che ha presentato nel 2006 il secondo Rapporto mondiale sull'argomento realizzato dall'agenzia Onu, dunque, "porre fine al lavoro minorile, una calamità che segna la vita di tante famiglie nel mondo, oggi è possibile".

La diminuzione più rilevante si è registrata nei lavori più pericolosi, con un calo generale del 26%, da 171 milioni di ragazzini impegnati in attività rischiose nel 2000 a 126 milioni nel 2004. L'America latina ed i Caraibi spiccano in termini di rapida riduzione dell'impiego di bambini nel lavoro: nel 2004 il numero è diminuito di 2/3 con appena il 5% dei minori d'età compresa fra i 5 ed i 14 anni che svolgono ancora attività lavorative. La maglia nera, a livello globale, spetta all'Africa sub-sahariana, regione con circa 50 milioni di bambini economicamente attivi (il 26% della popolazione). Nell'area dell'Asia-Pacifico, circa 122 milioni di minori (5-14 anni) svolgono un'attività lavorativa, ma nel 2000 erano 127 milioni.

Per ciò che riguarda, infine, i paesi industrializzati, secondo i dati raccolti dall'Ilo nel 2000, almeno 2 milioni e mezzo degli under 15 facevano parte della forza lavoro della loro nazione.

Il settore agricolo 'accoglie' la stragrande maggioranza dei minori lavoratori: 7 su 10. Il 22% dei bambini, invece, è impiegato nei servizi, mentre il 9% nell'industria, nelle miniere e nell'edilizia.

L'agenzia dell'Onu per la promozione nel mondo del lavoro dignitoso stima che, per la definitiva abolizione del fenomeno, servano 760 miliardi di dollari da utilizzare in un periodo di almeno 20 anni. I benefici in termini di istruzione e salute ammonterebbero ad oltre 4000 miliardi di dollari. Secondo l'Ilo, "i benefici economici dovrebbero essere di almeno 6 volte superiori ai costi", cifre che non comprendono quelli che l'agenzia delle Nazioni unite definisce "gli innumerevoli benefici sociali".

Una volta raccolte le cifre sui minori costretti a lavorare nel mondo, l'agenzia dell'Onu per la promozione del lavoro dignitoso (Ilo) ha messo in campo la sua strategia di contrasto: il programma Ipec (International programme on the elimination of child labour), che ha 'debuttato' nel 1992. Dall'avvio del progetto sono stati impiegati 350 milioni di dollari, con una spesa annuale di 50-60 milioni. Il programma punta all'eliminazione graduale del lavoro minorile e segue alcune linee base: il sostegno di strutture nazionali per contrastarlo globalmente; l'eliminazione delle occupazioni più pericolose e delle forme di sfruttamento; l'attuazione delle misure di prevenzione, nell'ottica di renderle sostenibili nei singoli paesi. Alleato con organizzazioni di lavoratori e di datori di lavoro, con Ong, nonché con altri rappresentanti della società civile, l'Ipec mette insieme quasi 100 partner in tutto il mondo ed opera attualmente in 88 stati.

Gli esperti dell'Ilo hanno verificato che la mancanza di accesso all'istruzione e lo stato di povertà sono i due 'pilastri' del lavoro minorile, dunque l'obiettivo è "rompere questo circolo vizioso" attraverso il "sostegno all'educazione e all'economia familiare". L'Ipec, pertanto, opera 'dall'alto e dal basso', cooperando con i governi, i sindacati e i datori di lavoro per migliorare la legislazione e pianificare azioni ed interventi nazionali.

Lo strumento giuridico principalmente usato dall'Ilo per incidere sulle politiche dei vari paesi è la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia del 1989, che "tutela i diritti del fanciullo all'educazione, al gioco e ad essere protetto contro lo sfruttamento economico". L'Italia ha ratificato la Convenzione, così come tutti i 181 paesi membri (tranne due: Stati Uniti e Somalia).

Altri due testi importanti, alla base dell'azione dell'Ipec, sono la Convenzione n. 138 del 1973 sull'età minima (che all'articolo 1 richiede "una politica nazionale per l'abolizione del lavoro minorile") e la Convenzione n. 182 del 1999 sulle forme peggiori di lavoro minorile, che richiede ai governi di proibirle ed eliminarle. La prima Convenzione è stata firmata da 150 dei 181 paesi membri dell'Ilo, la seconda da 165.

 

Fonte: http://www.dire.it

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