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Commentando Deo
1.05.2008
L'articolo firmato da Deo Fogliazza dal titolo "Ripartire dal PD. Riformare la politica" (che é ancora leggibile in questa rubrica) é stato occasione di una serie di commenti che qui di seguito pubblichiamo. Per un dovere di riservatezza, non sapendo se le persone intervenute gradissero la pubblicazione della loro firma, ci siamo attenuti a siglare con il nome e la sola iniziale del cognome. Chi volesse, può intervenire inviando una mail a: redazione@welfarenetwork.it
La redazione.

Caro Deo,

a fronte di certi accadimenti viene voglia di organizzarsi con una comoda poltrona, circondarsi dei mille libri che aspettano ancora di essere letti, e mandare tutti a quel paese.

Poi capita di leggere il tuo articolo, riaffiorano ricordi e si ripensa al Fogliazza, a piazza SS. Apostoli, al disperato tentativo di unire soggetti che pure hanno un comune sentire, e si rimpiange che si sia perso tanto tempo nel tentativo di dare una spina dorsale a questo centro sinistra capace di vedere solo le costole e non la colonna.

Eppure ti si ritrova con lo stesso entusiasmo. A reclamare primarie vere per tutti.

A smetterla di chiamare primarie ratifiche di decisioni prese nelle solite stanze. E sopratutto ripresa del contatto con i cittadini.

Basta, mi fermo. Mi illudo che si possa ancora trovare un Fogliazza in ogni provincia del Paese. Forse basterebbe per ripartire. La stima di sempre.

Ciao. Italo

***

Benissimo, la leadership non si tocca... Il Pd non si tocca...
Ma quando capirete che non sono le facce nuove in TV, non sono le scelte dei Segretari Nazionali, Regionali, Provinciali, Comunali, del villaggio, del quartiere, del condominio, che cambieranno le cose.
A cosa serve parlare alla gente e radicarsi nel territorio se non si ha nulla da dire? se non si ha un progetto, un modello di Società da proporre?
Prodi aveva un progetto, e ha vinto due volte. Poi la sinistra , i partiti della sinistra lo hanno ucciso: e adesso, qual'é il progetto?
Cordiali saluti, dovremo attendere 10 o 15 anni, per ritrovare una sinistra seria, ne sono convinto.
Francesco G.

***

Sono indignata!
Caro Deo Fogliazza,
leggo, oggi, nelle pagine milanesi di La Repubblica che il consigliere comunale pidino Majorino esprime il suo sconcerto per la litigiosità della maggioranza sul caso del teatro Lirico e chiede alla maggioranza, nel prossimo rimpasto delle deleghe, "di avere il coraggio di fare un assessorato unico di Cultura, eventi, tempo libero e turismo, per evitare conflitti di competenze e personali come quelli a cui stiamo assistendo tra Sgarbi, Terzi e Orsatti. Sarebbe utile anche in vista dell'Expo."
Non una parola sul progetto specifico del Lirico ma, al contrario, parole che palesano una chiara condivisione con la politica della maggioranza e non solo nel caso del Lirico. Invece di fare una seria opposizione ed esprimersi a favore del Soprintendente dei Beni Architettonici, che sta operando in difesa dei beni pubblici storici e monumentali, invece di difendere i monumenti e il tessuto storico della sua città, Majorino, lascia che sia Sgarbi, da solo, a difendere il teatro, a battersi contro la Giunta e, in più, consiglia il PdL a "farlo fuori" e a creare un assessorato unico che, senza intoppi, possa realizzare le scelte urbanistiche e amministrative della Moratti.
Se questa è la posizione del PD che ci rappresenta nelle istituzioni milanesi, l'esortazione: "Occorre radicarci nei territori, parlare il linguaggio dei territori, della gente" diventa: quale gente e quale territorio il PD ha scelto di rappresentare.
Questione non da poco.
Saluti cari
Giulia Gresti

***

Ti scrivo perchè ho proprio bisogno di dire il mio pensiero e quello di moltissima gente.

Sono d'accordo che per il momento non vi è alternativa alla leadership, ma il partito deve essere completamente rinnovato. A Roma non ha perso la sinistra, ha perso il vecchio Rutelli, l'anacronostico, troppo comodo, modo di ripresentare le solite persone che non piacciono; il popolo di sinistra, a differenza di quello di destra, non tollera di essere preso in giro, nè dalla vecchia muffita politica dell'estrema sinistra, nè dalla altrettanto usurata nomenclatura del PCI.

Che fine hanno fatto i girotondini?

Che fine ha fatto quel popolo che era sceso in piazza per dire di rinnovare la vecchia classe politica?

Che fine ha fatto quel grande Cofferati nel quale tanti credevano e che ha fatto tanta paura a qualcuno....... ?

Penso che l'unica via d'uscita sia quella di ritornare alla gente, di ascoltarla, di darle voce.

Ciao Maria Felicita L.

***

Io al leader "carismatico" (?) preferisco la democrazia, la partecipazione, il confronto, la condivisione di responsabilità, il rispetto delle diversità personali e di opinione.

Tutto questo è mancato al PD - con primarie plebiscitarie e liste bloccate - tanto quanto alla Sinistra Arcobaleno, che sono stati puniti in quanto espressione di una classe politica vetusta e logorata, che ha governato nel 1995, dal 1996 al 2001, dal 2006 al 2008 senza garantire un ricambio interno e senza mai realizzare il proprio programma, in anni caratterizzati dal crollo del potere d'acquisto dei salari, aumenti dei generi di prima necessità (casa, carburante, alimentari), precarietà, senso di insicurezza sociale.

Quest'ultimo è stato cavalcato dal media di destra per dirigerlo contro i più deboli (gli immigrati di ultima generazione) e generare una spinta reazionaria (decisiva, pare, a Roma ma non solo); nessuno tuttavia, quando avevamo le leve del potere, ha pensato di risolvere l'anomalia berlusconiana e gli si è lasciato tutto il campo per fare il suo "mestiere": condizionare la gente. Tutto questo mentre la vera insicurezza sociale dipende dal precariato, dal non poter pagare i mutui, dai tagli all'assistenza sociale laddove si mantengono baby pensioni (anche d'oro) e privilegi di casta (dipendenti pubblici, ma non solo), raccomandazioni, mafie mafiette e consociativismi vari.

L'evasione resta altissima (anche se Prodi l'ha combattuta), morti e infortuni sul lavoro sono a livelli di paese in via di sviluppo. Insomma, un fallimento epocale ha determinato l'attuale debacle e solo una riforma epocale di tutte le sinistre, riformiste, radicali che dir si voglia (tanto sono solo etichette vuote), che spazzi via un'intera classe dirigente e garantisca democrazia e trasparenza aperte ad una partecipazione vera può modificare lo stato dell'arte.

A Vicenza s'è vinto: ve n'eravate accorti?

Flavio M.

***

Finalmente alla prova del nove tutte le magagne sono venute a galla. Così la pianteremo di parlare di Partito di primarie, 3 milioni di votanti, un grande progetto per il futuro, non devono cambiare le persone ma le idee. Tutte frasi fatte e circolate mentre invece la battaglia la si stava perdendo giorno dopo giorno senza dare ascolto a quelle poche voci che protestavano, che si lamentavano di come veniva condotto il progetto, che avevano il coraggio di non allinearsi e di proporre un cammino diverso. Un cammino fatto di partecipazione, di condivisione e di confronto su idee, progetti. Invece le risposte a tutte queste domande provenienti dal basso, dalla base, da persone nuove, da persone che vedono nel Partito Democratico un contenitore diverso dagli altri, sono sempre state: "non c'è tempo".

Qualcosa onestamente non torna in questo paese. Dal dicembre 2006 si è dato impulso al processo costituente del Partito Democratico mentre qualcun altro in una serata a piazza san babila dava vita ad un Partito ex-novo beccandosi tra l'altro dalla parte più a destra dello schieramento tutte le critiche possibili. Poi dopo viene processato dagli alleati. Sembra essere finito l'incantesimo e invece accade che riesce a rivincere le elezioni, annettersi un alleato (il meno reticente), mettere insieme interessi e fare la fine del vincitore. Visti da lontano secondo me facciamo quasi pena come italiani.

Io penso che al di là di tutto, ora sia davvero arrivato il momento di dare una svolta al processo del PARTITO DEMOCRATICO in termini di CONFRONTI PROGRAMMATICI aprendo il più possibile quel contenitore e decidere il modello di società che desideriamo realizzare e portare avanti in questo paese, anche se dovessimo stare all'opposizione. Di smetterla di inseguire le politiche degli altri, ma di preoccuparsi più delle nostre proposte, delle nostre idee. Di piantarla di pilotare dall'alto il partito perchè la risposta a questo atteggiamento non può che essere quella manifestata da Cofferati e Cacciari. A Massa Carrara il candidato che ha vinto non è della sinistra radicale, ma semplicemente una persona che ha chiesto di fare le PRIMARIE vere!!!! E gli sono state negate!! NELLE URNA HA TROVATO LA SUA LEGITTIMAZIONE!!!

Se il Partito Democratico sarà una replica della tradizione di altri partiti questo progetto si infrangerà tra non molto. Se invece saranno altre le regole del gioco allora le persone nel tempo proveranno a riavvicinarsi, a capire le idee (così non ci saranno più scuse del tipo "noi facciamo le cose ma le comunichiamo male!!"), a mettere in atto progetti, ad avere una gestione trasparente del denaro sia all'interno del PD che nelle istituzioni, forse tra 5 anni ci risveglieremo che saremo maggioranza del paese e forse l'Italia inizierà un processo simile alla Spagna.

La vera grossa preoccupazione ora è non avere una generazione pronta al RICAMBIO! Non c'è!! E chi è oggi attorno ai 30 anni non ha l'esperienza e la forza per subentrare! Per fare questo ci vuole del tempo! Non me ne vogliano i più anziani ma dovrebbero essere i più giovani a svegliarsi e a darsi da fare! A sputare sangue! Invece preferiscono andare avanti con questo andazzo tanto ci pensano sempre i più anziani! E così ... il risultato è quello ammirato oggi.

Questo è il più grosso difetto da correggere in questo paese!!

Saluti
Gianni E.

***

Non credo che le alternative siano PD o Unione.
Ci siamo dimenticati 'Ulivo. Che non è l'Unione.

E che, qui bisogna rifletterci un po', non è nemmeno il PD che abbiamo visto. Il PD è un buon passo verso l'Ulivo ma un passo incompleto. Per come sono andate tante cose, dalle liste bloccate alle candidature imposte dall'alto, il PD di oggi è ancora distante dall'Ulivo. Quindi se ripartiamo da quello che oggi c'è, e sarebbe infantile fare diversamente, non dobbiamo dimenticare l'obiettivo.

Spero che cessati trionfalismi (inutili) della campagna elettorale, che tutto ha appiatitto, compresa l'analisi critica, si inizi a discutere e ragionare. Ne vedo una gran voglia.

Ripartire dalle origini del PD, dice Deo. E quali sarebbero se non l'Ulivo?


Ciao,
Francesco

***

Caro Deo mi ritrovo in molto di quanto dici e ti allego quanto avevo scritto per l'assemblea provinciale di Bergamo del PD. Inutile dire che non ho avuto alcun tipo di riscontro dall'attuale dirigenza. Oggi mi vado sempre più convincendo che vada verificato se esiste una prospettiva di percorso che porti ad emergere ed in qualche modo raggruppare quel folto gruppo di persone che avvertono la necessità di un vero ricambio, su valori della politica ancor più che anagrafici o generazionali.

Io credo ci si debba dare da fare per far nascere un movimento all'interno del partito che sia in grado di smarcarsi dall'establishment attuale nato putroppo in gran parte per cooptazione secondo stringenti logiche di appartenenza. Rispondevo oggi ad una mail segnalando che l'anima vera di quelli che credono fino in fondo e non solo per opportunità al percorso del PD potremmo iniziare a trovarla guardando oltre il ventesimo candidato delle liste per le elezioni: sopra c'è ingran parte il risultato cencelliano della spartizione di posti tra ex dell'uno e ex dell'altro.

In nome del rinnovamento si può formare una corrente significativa di pensiero che abbia il coraggio di cercare una leadership e una classe dirigente al di fuori dei meccanismi che sinora sono stati prodotti per rendere le primarie un mezzo imbroglio.

Per quel che conta la piccola personale esperienza di questi ultimi mesi il cercare di aprire questo dibattito dentro le rappresentanze attuali del PD è una operazione scoraggiante e fallimentare. Si devono trovare strumenti diversi, una strada che stia dentro il PD ma fuori dalle sue attuali rappresentanze. Non so ancora come ma continuo a sperare che sia possibile.

ciao e scusa per l'altrettanto lunga riflessione.

Claudio A. - Bergamo

***

Caro Deo, la tua passione è eccezionale e quasi commovente, tutto quello che dici è sacrosanto, ma sono cose irreali, che il PD non ha fatto, l'unica realtà sono state le primarie, e non tanto le primarie in se, quanto il nome che ne è uscito, che sembrava il meglio.

Dico sembrava per quello che ne è scaturito dopo, ti parla dall'osservatorio della Campania, ho scritto molto di ciò sul sito www.casertasette.com, il,caro Walter, leader carismatico come tu lo chiami, si è calato le braghe, affidando il compito di gestire primarie poi elezioni del Regionale, dei provoinciali e dei delegati nazionali, ha due soggetti stranissimi e lontani anni luce l'uno dall'altro, uniti solo dalla spartizione del potere, mi riferisco a Bassolino e De mita (in stretto ordine alfabetico), i quali hanno nominato, perchè di nomina si è trattato, tal Iannuzzi, sconosciuto ai più, ma componennte della Commissione speciale d'inchiesta sulla gestione dei rifiuti in Campania, della Camera, dopo di che hanno nominato, non con elezioni libere sulla falsa riga delle Comunali, ma come le politiche, hanno scelto o hanno ricevuto indicazioni dai soliti noti, dei nomi, e quelli sono.

Alla fine, alle politiche, ha mandato giù dalla torre, De Mita e tenuto Bassolino, anzi lo ha premiato con una bella prebenda, il seggiuo Senatoriale della moglie, alla quale non basta affamare la popolazione con la riscossione forzosa di multe e tasse inasistenti, aveva bisogno anche di questo.

Sa il caro Walter come bassolino ha gestito il debito sanitario in Campania, Tremonti al confronto per creatività è un "pescsetiell' e' cannucc'", ha fondato la Soresa, società privata ma con capitale regionale, la gara per la gestione l'ha vinta la UBS, nella quale stranamente lavora un certo Dott. Bassolino, senbra figlio del nostro.

Allora caro Deo di quale noività e di quale forza propulsiva e dirompente, o di quale stada giusta mi parli.

La strada giusta sarebbe, dopo le batoste elettorali, via tutti, e scegliamo il nuovo democraticamente. non con il porcellum, vediamo veramente chi vale e chi no, abbiamo cinque anni, gli onorevoli ci sono e ce li teniamo, ma facciano solo u giro, se meriteranno potranno rimanenere altrimenti a casa.

Solo in questo caso potremo essere vicini a Walter, lo so che il mio parere vale quanto il due di coppe, ma lo voglio dare.

With best regards
Antonio L.
Pediatra

***

Per riformare la politica, bisogna che la sinistra ex PCI faccia una revisione storica, dicendo abbiamo sbagliato. Altrimenti, senza questo passaggio, mangerà quel che resta della parte democratica della Margherita, e poi saremmo ancora da capo. MINORANZA STORICA.

È MAI POSSIBILE CHE UNO COME VELTRONI CONVINCA L’ELETTORE CHE NON è MAI STATO COMINISTA?

Riteniamo che gli Italiani siano stupidi?

La strada è molto lunga, Grazie a chi non ha mai voluto fare i conti con la storia, ci terremo Berlusconi ed i post fascisti più il nuovo Uomo Qualunque ( La Lega e Di Pietro ) per molti molti anni.

Riflettete Gente riflettete.

Adriano

***

Dopo la breve stagione di mani pulite, la partitocrazia si é ripreso (con gli interessi) quel poco che aveva perso. Comunque, concordo sulla necessità di ripartire, anche se saranno volatili senza dolcificante.

Matteo V. (Genova)

***

PD? c'è da cambiare facce, e da conservare gli ideali.

Invece avete buttato via gli ideali e messo lì le stesse facce, quelli contenti di avere finalmente una banca.

E per farlo bene bene, avete fatto fuori chi gli ideali li voleva conservare.

Mario Mantovani, cosa ne direbbe di questo vostro sfacelo? Dilapidare un'eredità, che cosa penosa...

Dario C. - Milano

***

Occorre anche aver il coraggio di differenziarci dal PDL, e non rincorrere il PDL: Ecco quello che abbiamo fatto a queste elezioni:abbiamo rincorso e non proposto effettivamente. La gente non ha capito fino in fondo quale fosse il modello nuovo di società a cui noi aneliamo.Non abbiamo neanche il coraggio di affrontare il tema scottante della laicità ,che potrebbe veramente distinguerci dagli altri. Non abbiamo neanche il coraggio di difendere leggi buone che tutelino le donne. Sì ne parliamo ... ma quasi sottovoce. Non siamo nè carne , nè pesce ( per dirla in modo che tutti capiscano) Tu dici: ripartaimo dal PD: mi starebbe anche bene. Tornare indietro sarebbe un grave errore. Ma andando oltre questa sigla. Ripensandolo veramente

Maria Carla

***

Perdonatemi: non "ripartire dal PD", ma fare quel che non è stato mai fatto, tantomeno dagli attuali piccoli-vecchi oligarchi del c.d. PD, "forza" che dichiaratamente non è di "sinistra" e che nessuno sa che cosa è.

Penso che a breve, dopo la dipartita del gruppo dei radicali beneficiati da una elezione che mai sarebbe avvenuta; dopo la dipartita di Di Pietro che non rispetterà il patto del gruppo unico, assisteremo alla dipartita. alla spicciolata casomai, di molti cattolici ex popolari in prevalenza che si uniranno a Tabacci e Pezzotta.

Rimarrà il gruppo sempiterno di D'Alema, falcidiato dalla scissione della sinistra democratica, insomma il 25- 27% nel migliore dei casi a pedicare la propria autosufficienza: come il vecchio PCI degli anni 60 e 70 e 80.

Ci sarebbe bisogno di una nuova politica di cittadinanza sociale, come insegna F.Savater in Spagna: unione tra socialismo e libertarismo repubblicano.

Qui da noi dal bipartitismo coatto al monopartitismo latente del berlusconismo di maggioranza e di pseuso opposizione.

Credo convenga prescindere dal PD che è alla frutta.

Cordialmente. Avv.Antonio C.

***

Certo che indietro non si torna.Il partito lo abbiamo,adesso si tratta di spingerlo nella direzione giusta,che è sensibilmente diversa da quella intrapresa.

Intanto mi piacerebbe molto che nelle riunioni dei vari coordinamenti(cittadino,provinciale),non si ascoltassero solo voci consonanti,ma venissero fuori apertamente quelle critiche e quelle obiezioni,quando non proprio disaccordi,che invece si ascoltano solo nei corridoi o nelle conversazioni private.Un partito che vuole crescere e che vuole essere diverso,al suo interno,deve nutrirsi anche del dissenso.Se io penso che le liste sono state fatte nel modo sbagliato,non devo tacerlo solo perchè è presente il mio candidato(che stimo e apprezzo,ma noi siamo stati tra i pochi fortunati);perchè la mia critica è rivolta ad altro,al metodo,metodo che è una delle ragioni della sconfitta in moltissime zone del Paese,dato il legame col territorio inesistente per molti candidati.

Altro pericolo in agguato: Veltroni parla di congresso in autunno,con primarie annesse.Vogliamo di nuovo chiamare al voto i cittadini senza un'adeguata discussione dei temi politici e delle diverse visioni che i vari candidati hanno l'obbligo di esporre?Vogliamo un altro plebiscito,questa volta senza la giustificazione di elezioni imminenti?Vogliamo svilire una volta per tutte lo strumento delle primarie in modo che quando faremo quelle "serie" i cittadini ci manderanno a quel paese?

- La riforma della politica non significa applicare sistemi nuovi con logiche vecchie;dirigenti di partito ed amministratori non possono continuare a confondere la propria persona con la carica che ricoprono,solo perchè la ricoprono da molto tempo:gli elettori hanno dimostrato in queste elezioni che restare seduti sul proprio mucchietto di voti non assicura la vittoria,perchè si rischia di accorgersi troppo tardi che quel mucchietto non esiste più,che l'elettore si è evoluto,che affronta tutti i giorni problemi che tu non conosci.

Parlo di Cremona,e dico che negli ultimi 5 anni,anzi negli ultimi 2 o 3,la città è cambiata molto.E' cambiata la sua popolazione,sono cambiati i suoi bisogni,e quindi le aspettative dei suoi cittadini nei confronti della politica amministrativa:vogliamo cominciare ad indagare in questa direzione da ora?O aspettiamo di farlo tre mesi prima delle elezioni per stilare un programma superficiale e isoddisfacente?Abbiamo,ora,la possibilità di monitorare la città per studiarne i problemi,i difetti e le richieste dei quartieri:qualcuno ha pensato a farlo?Chi,degli amministratori, ha partecipato all'incontro dei cittadini del quartiere Po,dove si è discusso,tanto per cominciare,dei problemi di quel quartiere?I leghisti c'erano di sicuro,ed avevano ragione di esserci.

- Ovviamente d'accordo sul discorso primarie: costruiamo lo strumento da subito,in parallelo con ogni altro atto politico,in modo da averlo pronto al momento in cui ci servirà;qualcosa di agile ed accorto,che non sia usato come una clava per abbattere qualcuno.Vedo una sola difficoltà:mi si dice(e tu lo sai):il candidato che dovesse uscire sconfitto dalle primarie non avrebbe più voglia di sostenere,nella campagna elettorale,il compagno che lo ha sconfitto.Se questo dovesse verificarsi,vorrebbe dire che costui non ha capito niente di una moderna democrazia,e che la sua sconfitta è meritata.

Mi piacerebbe una bella discussione su questo e su tutto il resto,con te e con altri che in questi giorni manifestano la voglia di capire,confrontarsi,agire.Questo è,deve essere ANCHE il mio PD.Cominciamo dalla riunione di circolo di mercoledì prossimo.

Mariella

***

Caro Deo, stendo un velo pietoso sull’appoggio al Gov Prodi che abbiamo sollecitato e la risposta che non è venuta…..e questo la dice lunga. Sono completamente d’accordo con la tua ricetta, bisogna vedere quanti Dirigenti sono d’accordo di attuarla e….motivati per farlo. Personalmente le esperienze che ho maturato sono le seguenti: 1 una riunione di Circolo dove dal primo all’ultimo bellissimi discorsi sul nuovo Partito, poche parole sui problemi di Verona (chiaramente una grande volontà di mettersi in luce), primi con qualche successo ultimi con gestioni disastrate. 2 un incontro con grandi Tecnici su problemi di Quartiere con una regia messa in onda .. e mi hanno consigliato di non parlare…in fondo volevo solo segnalare che c’era un gravissimo problema parcheggi. Ho chiesto all’ultima Assemblea di Circolo che quando ci si riunisce si mettano gli avvisi per strada e si invitino i Cittadini….nessun riscontro. Le “primarie” una conta tra vecchie consorterie. Risono accasato bene con un gruppo di Giovani nel Circolo tematico ambiente e territorio…si danno da fare e funzioniamo bene in Mailing List….qualche speranza. Caro Deo, questi elencati sono fatti ma i fatti nel PD contano poco o niente. Le trogliate di certi Dirigenti meno ancora basta stare al calduccio circondati dai gratificati della Casta, trovarsi e decidere le liste dei buoni e dei cattivi. Continuo a tagliare Erba con la mia Associazione di volontariato dove sono accasate tutte le tendenze politiche senza reclusioni e preferenze sulla base della quantità di Erba tagliata e del lavoro di piccone…fatti nel quale il popolo crede ancora, si parla anche di politica senza scannamenti di sorta. Resistere-resistere-resistere viva la resistenza.

Ciao Gustavo - Verona

***

Caro Deo, cari amici di welfareitalia sono molto sconfortato soprattutto perchè sembra che ogni cosa fatta sia risultata sbagliata.

La destra di Berlusconi in Italia sembra entrata nel sangue come una malattia venerea. Sarà difficile liberarsene. Se fossimo una democrazia normale, dove c'è una normale alternanza non sarei affatto preoccupato.

Ma non è così. Quando alle elezioni di due anni fa vinse Prodi si gridò ai brogli elettorali e lo si è fatto fino l'altro giorno (neanche che il Ministero dell'Interno lo governasse uno della sinistra! )...e noi zitti per senso di responsabilità. Berlusconi non è mai stato percepito come uno che avesse perso le elezioni. Giornali e tv hanno parlato per 20 mmesi di lui sempre come il Presidente e anche i suoi ex ministri che spesso affollavano i salotti televisivi, compresi quelli cosidetti di sinistra, Ballarò, Annozzero venivano chiamati ancora "ministro". In questi giorni poi, sono stati e sono tutti "In Pectore". Dal futuro presidente del consiglio ai presidenti dei 2 rami del parlamento ai capigruppo ecc.

Mi viene in mente il firl di Nanni Moretti " Il Caimano " quando ad un certo punto in macchina lui dichiara che berlusconi non ha vinto ora ma 20 anni fa e con le televisioni ci ha cambiato la testa.

In conclusione sarei del parere che senza troppe chiacchiere quando si perde si va a casa. Così ha fatto Jospin in Francia qualche anno addietro e così dovremmo fare in Italia.

Questo gruppo dirigente non si è mostrato all'altezza del compito perciò fuori dalla scena. Sarebbe bello assistere a un gesto d'amore con le dimissioni anche da parlamentari perchè la gente di cui tu parli per l'insediamento del PD ha le scatole piene con la politica come mestiere perciò affolla i meating di Grillo.

C'è la possibilità concreta che per i prossimi 10 anni ci sia questa destra al governo fon Fini Premier e Berlusconi Presidente della Repubblica. Questo è il disegno e non è l'Italia che vorrei.

Ma non vorrei neanche l'Italia delle lezioncine spocchiose di come si fa politica e che ci ha portato a questo risultato. Del "vecchio " guppo dirigente io salvo Pierluigi Bersani. E' un politico chiaro e pratico. Non parla in modo ideologico e soprattutto non è retorico. Se il PD avrà il coraggio di insediarlo, subito e farlo lavorare per una seria alterativa ( non mi piacciono i governi ombra ), forse nelle contraddizioni di questa destra sbagliata ci si potrà infilare e avere qualche possibilità di rimonta. Al contrario sono pessimista. Non vedo via d'uscita.

Gigi P., Latina

***

Il problema della leadership e dei suoi consiglieri, dopo la doppia batosta: Italia e Roma, si pone: eccome! Basta con i fedelissimi che "elaborano" acriticamente e pedissequamente la linea del "principale esponente del nostro schieramento". Vogliamo donne e uomini liberi, capaci di criticare anche l'uomo solo (meglio: accompagnato da Bettini) al comando che li ha NOMINATI parlamentari. Vogliamo rinnovamento nelle idee non nell'età (poi vengono candidati Zavoli 85 anni, Veronesi 82, Colombo 77, e così via...) Vorremmo anche sapere se, correndo da soli, arriveremo da qualche parte e, magari, da quale parte. Il concorso aperto riguarda la domanda: "Dove sta andando il PD?"

G. P. - Bologna

***

ELEZIONI 2008

Giancarla Codrignani in risposta ci ha inviato un suo articolo pubblicato su Koinonia

Disastro? Disastro. Alla constatazione - rabbiosa, certo - deve seguire una forte (auto)analisi.

Ci era, infatti, sfuggito qualcosa. Sarà che, quando ci troviamo con amici e conoscenti, non usciamo dal giro di quelle che nel nostro paese sono "le minoranze" e ricaviamo la falsa impressione che le opinioni, pur diverse, siano generalizzabili.

Chi lavora sul territorio sa che non é così; a riprova, il direttore del Pais anticipava la simpatia operaia italiana per Bossi. D'altra parte, se per più di quarant'anni l'Italia ha costituito un'eccezione nella politologia europea per non aver mai sperimentato l'alternanza di governo, significa che il nostro paese é in maggioranza moderato e non fa "passare" la sinistra. Tanto meno la fa passare oggi, che la gente gode di un certo benessere, si é fatta più egoista e, nonostante l'obbligo scolastico, più ignorante. E c'é l'insidia televisiva non tanto di Fede o Vespa, quanto di prospettive di successo e soldi attraverso esibizioni degradanti, competizioni volgari, giochi idioti. Il grande fratello che noi "di sinistra" snobbiamo.

Oltre ad essere moderati, gli italiani si ritrovano impoveriti, culturalmente e moralmente. Soprattutto politicamente, se molti si vergognano (gli exit-poll in Italia non funzionano perché la gente mente), ma votano persone da cui si fanno sedurre perché gli sono simili.

Il ventennio fascista é stato tragico; ma le tragedie sembra si replichino, in forma di farsa. Resta tragica la storia che si vive oggi; anche perché all'estero - dove, appunto, si ride - non mancano le preoccupazioni e le democrazie sono in crisi. Soprattutto sapendo le tempeste economiche e finanziarie che possono imperversare.

Molti di noi hanno apprezzato Prodi, il suo coraggio, il suo esempio di dignità. E' per colpa di Mastella e Dini, se ha perso la partita? I due saranno gli artefici occasionali, ma le cause vere sono altre.

In primo luogo é mancato un apparato competente nella comunicazione: lo staff di Sircana doveva far giungere all'elettorato l'informazione delle molte cose buone fatte (pensiamo solo all'ultimo atto, l'apertura degli archivi degli anni di piazza Fontana, di Brescia, di Bologna e di Moro) e far echeggiare l'impossibilità di portare in aula in Senato il conflitto d'interessi o la riforma televisiva. La seconda, dispiace dirlo, é il conflitto interno promosso dalla sinistra radicale: non si può firmare un programma e non rispettarlo. Purtroppo esiste il partito del "o la bacchetta magica o no a tutto"; gli elettori dovrebbero saperlo.

Walter Veltroni ha ritenuto di correre da solo con un nuovo Partito Democratico con cui, anche se ha perduto di brutto, ha pur sempre migliorato i risultati dell'Ulivo. Ma é caduto in piedi e potrà rilanciare la campagna culturale di cui il paese ha necessità estrema e dare senso ad un "governo ombra" che l'opposizione italiana non ha mai avuto.

La scomparsa dal Parlamento della Sinistra radicale é certo un problema, e così la sparizione dell'aggettivo "socialista", dai simboli non solo storici. Era, invece, possibile, proprio per la presenza del Pd, fare, alla sinistra del Pd, un partito unitario, con un suo programma solido e aperto; e non perdere l'occasione elettorale e andare al voto con la sigla dell'arcobaleno, ma con i simboli differenziati e senza progetto comune. Senza produrre speranza.

Si dice che le astensioni sono state "solo" del 3%: un milione di voti in più. Se in fasi cruciali il 20% non va a votare e non rispetta chi é morto, dal 1789 in avanti, perché noi potessimo farlo, vuol dire che dobbiamo ridiscutere che cosa sia la responsabilità sociale.

Adesso i problemi non mancheranno con un Berlusconi imprevedibile, affarista, mentitore fisiologico; e, ancor più, con un ben noto, forse non peggiore Bossi. Si vedrà. Intanto é necessario non demordere e "resistere, resistere, resistere".

Il problema della legge elettorale si sta per accompagnare al referendum; l'anno prossimo ci sono le elezioni europee e le amministrative più importanti: il paese che si é risollevato dietro a Veltroni va accompagnato nei diversi percorsi. L'anno scorso abbiamo salvato la Costituzione, ma abbiamo anche imparato che gli italiani l'amano, ma non la conoscono. Il lavoro non mancherà per chi crede nella democrazia.

Sappiamo che il mondo sta trasformando la propria cultura come neppure ai tempi di Galileo. Sappiamo anche che il futuro si prospetta non solo come avanzamento, ma anche come richiesta di misure urgenti: l'ambiente deteriorato non concede dilazioni, i conflitti debbono escludere altre guerre, l'economia e la finanza proiettano ombre minacciose sui beni degli stati e dei cittadini meno abbienti.

La politica é screditata, mentre rappresenta pur sempre il senso costruttivo dell'appartenenza sociale. Chi non ha votato, si accorge che non si trattava assolutamente dei sacri principi morali. Chi si lamenta della mancanza delle primarie, della non-scelta dei candidati, del sistema maggioritario, deve ripensare a come risolvere l'esigenza di innovazione politica. Le "primarie" troveranno la loro via, ma occorre prevenire il rischio che diventino l'utile strumento di chi ha il danaro per finanziare le campagne. Le legge porcellum, che ha conseguito finalmente il suo obiettivo, non é un prodotto della sinistra, ma del voto unanime della destra, Casini compreso. Il maggioritario senza regole presenta dei rischi, ma non si poteva andare avanti con ventisei gruppi parlamentari e minoranze mastelliane ricattatorie.

Non possiamo dimenticare i principi: rappresentano per ciascuno di noi le ragioni del vivere personale e sociale; e neppure vogliamo abbandonare le utopie, realtà a cui non é destinata la nostra (e molte altre) generazioni perché la storia non finisce con noi. Ma guai se evitiamo di guardare lo stato di realtà delle situazioni e di affrontarne le contraddizioni e i conflitti senza preclusioni e, soprattutto, senza ideologie. Solo il Papa può dire di fermarsi a principi non negoziabili e di negare il relativismo; noi siamo laici.

Giancarla Codrignani - Bologna

*** Probabilmente sono molto più navigato io, come ex-militante comunista, che tanti di Voi che ancora oggi sostengono che il nuovo non sempre è tale, che i giovani a volte sono più vecchi di idee dei vecchi politici, che il ricambio non è necessariamente dirigenziale, e tante altre belle parole che da 30 vengono dette, prima nelle sezioni ed ora che non ci sono quasi più (o hanno perso molto della loro funzione propositiva) nei forum e nei teatrini televisivi.

Sono 30 anni che vedo gli stessi dirigenti che sostengono e gestiscono i cambiamenti dal vecchio PCI al nuovo PD con mutamenti di riferimenti ideologici, di strategia di alleanze e di obiettivi programmatici da capogiro e senza nessuna difficoltà di adattamento: e questo ritengo sia inverosimile perchè essere filo-comunista ieri e oggi del PD c'è una differenza abissale che va bene per chi si adegua idealmente col combiare dei tempi ma non può andare bene alla stessa misura per chi ha ricoperto gli stessi incarichi dirigenziali in vari partiti (perchè Pci - Pds - Ds -Pd senza contare le altre formazioni di centro sono fondamentalmente partiti diversi, in contoinuità ma strategicamente diversi).

I cambiamenti si fanno anche con il ricambio della leadership, nonostante vada tanto di merito ai vari D'alema, Rutelli, Fassino, e altri.

C'è un abisso di capacità di convinzione sul nuovo che avanza e sul nuovo che occorre portare avanti tra questi illustri e un Chiamparino, una Bresso, un Dominici e tanti altri Sindaci o Amministratori che hanno preso i "galloni" sul campo, tra la gente e tra i loro problemi quotidiani.

Questo è l'errore più grande del PD oggi: aver portato avanti un progetto di cambiamento e di novità con le stesse persone, con gli stessi dirigenti al timone di questa nuova imbarcazione. E' mancato il coraggio di fare scelte anche di nomi, cogliendo l'occasione di fare o di mettere le premesse per fare in tempi brevi cambiamenti alla leadership politica, usando i vecchi strateghi come patrimonio ma mettendo in mostra le facce nuove e forse più gradite dei nuovi dirigenti che ci sono in periferia ma non hanno peso a livello centrale.

Poi certo contano anche le strategie politiche, le alleanze, i temi programmatici ma lo stesso programma portato avanti dagli uni o dagli altri ha un peso di credibilità diverso tra la gente comune e sicuramente può avere risultati e tempi di realizzo molto differenti.

Non serve tornare alle origini del PD perchè è ridicolo pensare ad avere origini un partito che è nato da pochi mesi e nemmeno è in piena efficienza su tutto il territorio nazionale (visto che ci sono ancora tutte le alleanze locali basate su partiti ed unioni di partiti che oggi non ci sono più e che non sanno a chi fare riferimento).

Occorre andare avanti con le prospettive positive del PD ma con il coraggio di dargli un volto nuovo puntando tra tanti sindaci e amministratori che possono essere la vera novità del futuro garantendo la vera continuità col passato.

Così la penso e così credo la pensino molti elettori che hanno firmato per il PD ma non hanno ritenuto di votarlo alle politiche ed in alcune realtà locali come Roma.

Forse mancano le vecchie scuole di partito: gli allievi di ieri l'altro sono diventati i dirigenti di ieri ma non hanno nessuna intenzione di passare la mano ai futuri dirigenti di domani, usando un tempo di cambiamento generazionale di 60 anni fa che è completamente diverso e molto più lento del tempo di cambiamento della società d'oggi.

Stefano R. - Viadana (Mn)

***

Quando era segretario provinciale del PDS di Milano Marco Fumagalli? Bene, allora, nel corso di un'assemblea tenutasi alla Cascina Grande di Rozzano, presente anche il senatore prof. Smuraglia, dissi, fra l'altro, che era "un errore gravissimo lasciare alla destra la difesa di simboli come Patria, onore, bandiera, Carabinieri e Polizia (questi ultimi spesso indicati come "nemici del popolo" da alcuni dei nostri!)". Fui guardato come un E.T.

In un'altra occasione, in un convegno politico/sindacale organizzato quasi al termine del quinquennio Prodi-D'Alema-Amato, dissi che dovevamo smetterla di considerare i liberi professionisti e i lavoratori autonomi come una banda di evasori fiscali, regalandoli così alla destra, in particolare alla Lega. Dissi anche che la gran parte del lavoro nero veniva dai pensionati, baby e non, e dai lavoratori dipendenti, specie quelli delle aziende pubbliche, tutti con un secondo e anche terzo lavoro, regolarmente in nero. Dissi che le elezioni successive le avremmo perse, come immancabilmente accadde, proprio per la ns. incapacità di capire quelle situazioni e di elaborare delle politiche idonee ad affrontarle. Anche in quell'occasione era presente Smuraglia oltra alla povera Ghilardotti e al senatore Morando. La fine del mio intervento fu accolta con un gelido silenzio, rotto solo da un timido applauso del senatore Morando.

Questo per dire che "la sinistra", in genere, ha sofferto, e continua a soffrire, della sua cronica incapacità (o assenza di volontà) di uscire da certi schemi, quasi che dovessero essere le "parole d'ordine" e i vecchi modi di far politica (e sindacalismo) a dettare i comportamenti della società e non il contrario. C'è un ritardo abissale, in larga parte della dirigenza, sia del PD che, soprattutto, del sindacato, nel capire la società ed interpretarne bisogni ed aspirazioni. Un tempo, non lontanissimo, in mezzo alla "gente" ci stavamo noi, a dialogare, a cercare di capire, a smussare le polemiche inutili, a indirizzare ragionamenti e riflessioni, ad informare. Quello spazio, da noi abbandonato, è stato occupato soprattutto dalla Lega. Credo che da qui si debba ripartire, evitando la retorica della "autocritiche" di triste memoria e i litigi e le polemiche, in cui siamo bravissimi, mettendoci, invece, a lavorare in maniera seria, ponendoci l'obiettivo di bruciare le tappe e recuperare il troppo tempo perso stupidamente. L'ingresso nel PD di personaggi come il prof. Ichino, a questo riguardo, rappresenta un ottimo segnale. Gli si dia spazio, ascolto e rispetto e si zittiscano tutti quei "soloni" della politica e del sindacato che altro non hanno fatto se non danni! Propongo di arruolare anche Boeri, ammesso che lui ci stia.

Un saluto.

Silvano, Milano

***

Grazie Deo per il lucido entusiasmo che ancora una volta ci trasmetti.

Come da tua sollecitazione del mese scorso stiamo iniziando a lavorare a dei Regolamenti operativi di convocazione delle Primarie per il PD. I principi sono chiari si tratta di collocare il tutto nelle varie realtà territoriali. Ritieni utile incontrarci? E se si quando? Con le bozze di alcuni regolamenti in mano?

Ciao.

Paolo O. - Bologna

***

Che tristezza!!!

Gentili Signore, Egregi Signori, Care amiche, Cari amici,

l'elezione di Renato Schifani alla presidenza del Senato è una delle pagine più amareggianti della storia italiana perlomeno negli ultimi quindici anni. Non faccio questioni circa la collocazione politica del neo-eletto. Esprimo tutta la mia scorata amarezza per quello che tale scelta rappresenta: avere alla seconda carica istituzionale del nostro Paese un individuo che ha un solo merito: essere da vari anni uno degli scherani più fedeli e adulatorii di Silvio Berlusconi. Ciò sembrerebbe voler dire che l'unico modo per "salire" è adulare e servire nelle forme più deresponsabilizzanti...

Per chi come me fa un'enorme, prostrante fatica per poter continuare a fare il proprio lavoro - sono un docente universitario di materie bibliche, che è conosciuto a livello europeo, ma professionalmente precario anzitutto perché non può contare che sulla serietà del proprio impegno professionale e sulla propria coscienza - quest'elezione è la "sanzione" che l'unico modo per poter arrivare a livelli elevati o anche per poter fare quello per cui si è vocati, è fare il "leccapiedi" del potente di turno... Certo, è da millenni così, ma, permettetemi, ciò non diminuisce il senso di raccapriccio e di vivo, vero scoramento...

Con fiera tristezza

Ernesto B.

***

Scusate se mi intrometto rispondendo a questa vostra mail.

Come tante altre persone, da vari mesi, dopo la costituzione del PD, e dopo la campagna elettorale, mi domando:

esiste un PROGETTO, concreto, chiaro, e quindi verificabile, del PD sul GOVERNO DELL’ITALIA ?

Intendo dire un progetto complessivo, che (al di là delle petizioni di principio) parta da delle analisi della situazione attuale nel Mondo, in Europa e poi in Italia, e poi spieghi quali sono gli OBIETTIVI CONCRETI del PD – nella eventuale ipotesi di governo del paese, ossia cosa intende il PD come miglioramento e progresso del paese e dei suoi cittadini, e come tale miglioramento e progresso intende perseguire.

Questioni economiche (FMI, BCE, rapporti con la politica economica Europea, energia ecc.)

Questione lavoro (lotta alla disoccupazione, al precariato, libere professioni, piccoli imprenditori, lavoro delle donne, innovazione tecnologica, formazione)

Questione cultura (scuola, università ecc)

Questione pubblica amministrazione allo sfascio : settore giustizia, settore sanità, settore istruzione, ecc

Questione diritti civili: omosessuali, coppie di fatto, stranieri, ecc.

Questione governo e sviluppo (in collegamento con la questione sicurezza) dei centri urbani.

Questione trasporti.

Sarebbe bello poter conoscere meglio tali aspetti, per poi eventualmente poterci lavorare sopra.

Probabilmente per insipienza e distrazione non ce ne siamo accorti, e quindi in tal caso saremmo molto grati se ci riusciste a fornire delle indicazioni su quali sono le linee guida CONCRETE, le idee CONCRETE, i progetti CONCRETI, del PD, su tali tematiche.

Grazie infinite per la Vostra attenzione.

Sergio P.

***

caro Deo, condivido lo spirito e la lettera delle tue cartesiane riflessioni. considerami, se vuoi, tuo corrisponedente romano.

E' importante che sia la base della militanza a muoversi.

Per mio conto, insieme con altri, partendo da un accordo preso a Firenze, vorremmo, collateralmente al disegno di grande respiro che tu esprimi, svolgere un convegno, intrinsecamente incontestabile,sulla Costituzione incompiuta, a cui mi collego in un breve redazionale per un giornale on line che di seguito allego:

Ricominciare da ……quanto o da dove ?

E’ la notte ormai del 28 aprile ’08 e ci siamo avvicendati fra scambi telefonici e l’ ascolto di dichiarazioni e analisi televisive sulla sconfitta del centrosinistra al comune di Roma.

Ma non aggiungeremo le nostre valutazioni alle tante che si sono susseguite, tranne il rilievo che non è emerso con la dovuta attenzione nelle pubbliche dichiarazioni: Rutelli ha perso anche perché il suo stesso elettorato lo ha abbandonato e, forse, una ventina di migliaia dei suoi elettori del primo turno gli ha voltato completamente le spalle votando direttamente per il suo rivale.

Ma rilevando semplicemente la profondità delle ferite che una parte dell’ elettorato di sinistra ha percepito da una strategia elettorale le cui varie contraddizioni questo giornale ha registrato nella fase stessa del suo verificarsi, preferiamo, notiziare che, ancora in numero esiguo, proprio durante il convegno nazionale fiorentino della sinistra Arcobaleno, un gruppo di partecipanti e osservatori , non comunque appartenenti alla casta degli esponenti nazionali, ha scelto di organizzare un convegno a livello nazionale per celebrare una circostanza negativa della nostra storia.

Infatti, proprio nella singolarità di un paese che da oltre 60 anni è dotato di una costituzione forse la più avanzata del mondo, l’ iniziativa vuole denunciare che le sue classi dirigenti, anche quelle che sono le eredi più dirette dei padri stessi della Costituzione, l’ hanno sempre difesa, a parole, ma mai hanno seriamente cercato di attuare nei fatti.

Con esemplare, ma non esclusivo, riferimento a quelli che rappresentano i fattori effettivamente dinamici della vita politica e sociale un minuscolo gruppo promotore ritiene che un vero punto di svolta nella vita pubblica del paese, possa essere compiuto, con il massimo di coralità, con il semplice verificare se vi sia stato e perduri doppiezza di comportamenti nei sindacati, ( art. 39 ) nelle imprese ( art. 46 ), nei partiti ( art.49 ) e nella questione della parità di genere ( art. 51 ).

Stabilire cioè se un regime di doppia verità abbia di fatto sterilizzato le coscienze e addormentato gli intelletti, pilotandoli verso la certezza che non i valori ma il potere condiziona comunque i rapporti sociali.

La Costituzione italiana è stata forse un semplice simulacro offerto alla venerazione degli spiriti semplici ?

Pierluigi S. - Roma

***

Buongiorno . Sono Bruno A. (seguono indirizzo e riferimenti ). Abito a Monza. Dovrei poi scrivere ( Mi) , ma nella follia localistica , moltiplicatrice della spesa pubblica sono costretto a scrivere ( MB).

L'anno scorso avevo deciso di consolidare il mio impegno e avevo contattato , partecipando anche ad una riunione , il partito a Monza . In occasione della riunione ho avuto un colloquio con degli iscritti, nella sede del comitato elettorale per le comunali, per la precisione e per farvi orientare sulle persone contattate e che mi hanno "esaminato".

Io, essendo medico ospedaliero, primario e con esperienza in ambito di politica sanitaria avevo pensato che il mio contributo , oltre che politico , sopratutto tecnico, potesse essere utile. Il mio approccio è stato , per me naturale e consueto: ho portato e consegnato il mio curriculum vitae , per presentarmi e per dar modo agli interlocutori di valutare. Il CV conteneva anche la mia dichiarazione di disponibilità , la mia visione politica, fra l'altro coincidente con la vostra sui punti principali e alcuni punti che mi sembravano importanti , in ambito di politica sanitaria, ambiente ecc.

Credo che il mio approccio inedito abbia sconcertato: non sono stato più contattato , se non con le circolari email. Nel corso della riunione ho avuto modo di considerare comunque che la ventata di novità necessaria non aveva particolare cittadinanza: si è parlato di come stilare un documento , in corso da mesi e , nell'epoca della telematica , di come distribuirlo. In una società così mobile ed articolata nel territorio vasto il problema principale posto era come radicarsi nel territorio locale ; giustissima esigenza ma che non tiene conto del fatto che situazioni come la mia sono normali: lavoravo a Brescia dovo trascorrevo quasi tutta la settimana , mia moglie lavora a Milano, abitiamo a Monza , mia moglie è una valligiana , io sono siciliano ed entrambi abbiamo forti legami col territorio di origine. I nostri interessi si articolano, come qualunque cittadino più sulle situazioni diffuse in tutto il territorio del Paese e e sui problemi condivisi che sul "particulare" localistico.

Sono fortemente convito che il risultato elettorale derivi da due fattori, oltre evidentemente dalla legge elettorale che è stata , a mio parere un COLPO DI STATO, per fortuna incruento finora ( a parte le squadracce leghiste con manganelli ). I fattori sono : 1) la forte capacità dell'avversario di condizionare con la propaganda martellante le menti degli elettori ( esempio Roma); 2) l'incapacità nostra di avvertire ed attuare gli elementi di modernità necessari. Il mio caso , che presento , vi prego di crederlo, non per mio particolare protagonismo, mi appare esplicativo : unn approccio iunconsueto , dinamico e moderno viene scartato. I quadri preesistenti nelle formazioni di provenienza probabilmente non sono interessati a figure nuove, anche se culturalmente e professionalmente "interessanti".

In un'azienda , alla presentazione di un CV , di solito qualcuno comunica al "candidato" l'interesse o , con le consuete formule almeno ipocrtite il disinteresse: si viene di fatto assunti o scartati. Nel mio caso il disinteresse non è stato motivato, ma probabilmente il CV non è stato neanche valutato. La Nomenklatura ha vinto ancora una volta in acuto e HA PERSO nel breve e medio periodo. Che fare per il lungo periodo ?

Cordiali saluti

Bruno A. - Monza

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