DISAGIO GIOVANILE: COSA PUO' FARE LO SPORTPERTUTTI? UN CONFRONTO TRA ALCUNI GIOVANI DIRIGENTI UISP. Interviste a: Alessandra Pessina, Chiara Stinghi e Andrea Ciogli. Ma come giudicano le vicende di questi giorni alcuni giovani dirigenti Uisp? La violenza come espressione di un disagio è una chiave di lettura condivisa. Alessandra Pessina, dell’Uisp Varese, parla di "una richiesta di ascolto che scaturisce dalla "mancanza di modelli alternativi". Ciononostante, nella "realtà giovanile esistono molte esperienze belle e positive", da valorizzare dunque, "dando maggiore fiducia ai ragazzi, anche per responsabilizzarli". "Un grande vuoto culturale ed affettivo, riempito nel migliore dei casi da comportamenti banali e omologati, nel peggiore violenti" è l’interpretazione di Andrea Ciogli, dell’Uisp Roma, che prosegue: "bisogna educare i giovani a sentire e condividere, affinché siano messi in condizione di colmare quel vuoto con emozioni, affetto ed interessi". Chiara Stinghi, dell’Uisp Firenze, cerca di entrare più nello specifico del dibattito sulla violenza di alcuni soggetti che si riconoscon o in una visione distorta della cultura del tifo. "Ormai sembra che il tema dei gruppi ultrà violenti, si sia spostato dall’interno all’esterno degli stadi – spiega - e quindi non è più sufficiente pensare di risolvere il problema mettendo in sicurezza gli stadi".
Qual è l’opinione sulle proposte Uisp per i giovani? "Esperienze come ‘Progettisti per lo sport per tutti’ costituiscono un buon tentativo, un buon canale per agganciare le giovani generazioni - ci dice la Pessina - Qui a Varese – prosegue - siamo riusciti a coinvolgere 45 ragazzi che ora stanno lavorando alla preparazione dell’evento finale, venendo ogni giorno in Uisp, anche in orario extra-scolastico". Per la Stinghi "i momenti di socializzazione organizzati dall’Uisp sono necessari e utili a far emergere una cultura civica e della convivenza civile". E aggiunge "bisogna confrontarsi con i ragazzi sui temi di attualità . Noi riusciamo con grande facilità a parlare con i ragazzi sui temi del tifo e della violenza relativa allo sport, perché sono temi di grande interesse che non trovano spazio negli insegnamenti scolastici". Ciogli fa un discorso più generale sulla natura del movimento come veicolo di valori. "Nello sport, per essere più precisi nello sportpertu tti, si è obbligati a sentire e condividere le proprie emozioni, obiettivo primario rispetto al risultato".
Si può fare di più e meglio? "Credo che valga la pena investire energie e risorse in tutti quei progetti che possano indicare la strada per riempire la vita delle persone", ci risponde Andrea Ciogli. Per Alessandra Pessina, "bisogna pensare dei progetti a tutto campo, progetti che guardino anche alle varie forme artistiche, per creare spazi di espressione all’interno dei quali i giovani possano trovare il loro canale di comunicazione". Secondo Chiara Stinghi è "necessaria una maggiore consapevolezza che quello che facciamo ha un valore educativo e non solo ricreativo".
(F.Se.)