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Emergenza rom, l'esperimento di Torino
15.05.2008

Integrazione per sconfiggere la paura Emergenza rom, l'esperimento di Torino. "Cacciamo i rom dal nostro Paese", "smantelliamo tutti i campi nomadi delle nostre città", "torniamo ad essere padroni a casa nostra". In questo scorcio preliminare di legislatura, il Berlusconi IV si sta distinguendo soprattutto per aver messo al centro della propria programmazione politica il binomio sicurezza-immigrazione. Già in campagna elettorale, d’altronde, l’argomento era stato prioritario, anche in seguito ad alcuni accadimenti che hanno profondamente colpito l’opinione pubblica.

I proclami di inizio legislatura, però sembrano essere contraddistinti da una certa superficialità e da una certa dose di populismo demagogico. Sembra quasi che la destra si trovi a dover rincorrere alcune delle paure più recondite della cittadinanza. Paure che prima aveva contribuito a creare e poi aveva abilmente cavalcato. Le risposte fornite in particolare dal neoministro dell’Interno Roberto Maroni con quello che si propone di essere un nuovo di giro di vite sul tema sicurezza sembrano non tenere conto di molte delle realtà che caratterizzano questo problema in Italia.

 

In questo contesto si innesta il provvedimento che il sindaco di Torino e la sua giunta hanno adottato per favorire l’integrazione di quelle famiglie di immigrati, rom in particolare, che lavorano e sono in regola con i documenti. Si tratta di una delibera con cui si destinano 750mila euro per trovare un tetto ad un po’ di famiglie di rom accampate oggi alle porte della città. I fondi erano stati stanziati dal governo Prodi, in particolare dal ministero della Solidarietà sociale, per sperimentare interventi finalizzati a contenere e magari ridurre il problema dei campi nomadi nelle quattro aree metropolitane più colpite dal problema: Torino, appunto, e poi Milano, Roma e Napoli.

 

Soldi, specificano il sindaco Sergio Chiamparino e gli assessore della sua giunta, che sono destinati a coloro che sono in regola con i permessi di soggiorno, che già lavorano e che molto probabilmente mandano a scuola i figli. E che, nonostante questo, sono costretti a vivere, anzi, a sopravvivere, accampati sulla sponda di un fiume, in condizioni igieniche e sanitarie drammatiche e al limite della sopportazione umana.

 

Una delibera, quella adottata dalla giunta Chiamparino, che, nonostante rischi di sollevare non poche polemiche in consiglio comunale, viene strenuamente difesa dallo stesso sindaco. "Da sempre – dichiara il ministro per le Riforme e il Federalismo del governo ombra del PD, interpellato dal quotidiano "La Stampa" – sosteniamo la linea dura con chi delinque o è irregolare e l’accoglienza per chi lavora ed è venuto qui in cerca di un futuro migliore: repressione e solidarietà sono le due strade da imboccare per affrontare il problema". Tesi sostenuta anche dall’assessore alle Politiche sociali Marco Borgione, secondo il quale "alla gente che è qui per lavorare e lavora e che, per questo motivo, produce ricchezza, è necessario dare una risposta".

 

Nonostante le sterili proteste sollevate da consiglieri di Forza Italia e An, Borgione, principale referente del progetto torinese, tira dritto e si sta già adoperando per individuare i beneficiari dello stanziamento finanziario. Le caratteristiche principali sono: "Avere un lavoro, bambini che vanno a scuola, partecipare a programmi d’inserimento, fare le badanti o i muratori. Gente in regola, insomma, per cui una baracca non è la condizione di vita adeguata".

 

Una volta individuate la famiglie destinatarie, il secondo passo sarà quello di aiutarli a trovare una casa. "Non un alloggio popolare, che non ce n’è nemmeno per gli italiani – spiega Roberto Tricarico, assessore alle Politiche abitative – ma rivolgendoci al mercato privato’". Il privato che accetta di fare un contratto riceve un contributo (da 500 a 300 euro a seconda della durata e del tipo di contratto concesso), paga un’Ici ridotta, ha uno sconto dell’Irpef ed è garantito in caso di sfratto per morosità. L’inquilino è aiutato con un bonus una tantum di 1600 euro. "Il progetto prevede anche la soluzione di eventuali conflitti che potrebbero sorgere con gli altri inquilini" spiega Borgione secondo il quale, bene che vada, saranno una cinquantina le famiglie che potranno essere aiutate.

 

Fonte. Partito democratico

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