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Pd, Veltroni: «Assemblea Costituente a giugno»
16.05.2008
Il "Parlamentino" del Partito Democratico si riunisce a consiglio per analizzare la sconfitta del 13 e 14 aprile scorso. In una lunga relazione, Walter Veltroni passa in rassegna gli ultimi cinque mesi di politica italiana, lodando Prodi, tirando le orecchie a Visco e ai partiti della sinistra, ammettendo di aver perso un milione e mezzo di voti, ma avvertendo che se il Pd non fosse andato da solo, avrebbe preso meno del 30% dei voto (invece dei 33,6% raggiunti).

Il segretario del Pd incassa e fa propria l´analisi del voto diffusa alla vigilia dell´incontro dalla fondazione Italianieuropei di Massimo D´Alema, che aveva gettato una luce assai poco lusinghiera sulla performance del Pd: un milione e mezzo di voti persi rispetto al 2006, compensati soltanto grazie all´afflusso di voti dalla Sinistra Arcobaleno. Ma andare da soli alle elezioni è una scelta che il segretario rivendica perché «se ci fossimo ripresentati come Unione avremmo perso comunque ma avremmo avuto un Pd molto al di sotto del 30% con uno sciame di piccoli e piccolissimi partiti attorno. Ci saremmo consegnati a una condizione che ci avrebbe negato qualsiasi prospettiva futura se non l´opposizione».

Gli errori del centrosinistra
È stato un errore accettare la sfida di un governo di coalizione dell´Unione nel 2006. In quelle elezioni, ribadisce Veltroni, le urne non decretarono la vittoria del centrosinistra, ma un sostanziale «pareggio» e aggiunge: «Non aver ammesso il pareggio, e non aver tratto le necessarie conseguenze al momento di eleggere le cariche istituzionali, ha segnato l'intera legislatura». È stato un errore persistere con «la perenne rissosità dell´Unione». Non si può dimenticare lo «stillicidio quotidiano di dichiarazioni (di vari esponenti della coalizione) i distinguo, i ministri in piazza contro l'esecutivo di cui facevano parte». Un calvario che ha conosciuto la sua tappa finale, secondo Veltroni, con l'intervista di Fausto Bertinotti nella quale «il presidente della Camera di allora ha dichiarato fallito il progetto del centrosinistra e ha usato per Prodi le parole usate da Flaiano per Cardarelli: un "poeta morente"». È stato un errore la politica in materia fiscale dell'ex ministro Vincenzo Visco, perché «il lavoratore autonomo si è sentito colpito dalla nostra politica fiscale, mentre il lavoratore dipendente non ha avuto benefici» in una situazione di costante aumento dei prezzi.

Per analizzare correttamente il risultato elettorale bisogna, innanzitutto, indagare i motivi della «rottura del rapporto di fiducia tra elettori e il governo di centrosinistra» e comunque ci vorrà tempo «per cancellare il ricordo dell'Unione». «Noi abbiamo detto cose chiare finalmente sulla sicurezza, ma non siamo comunque riusciti a colmare il ritardo» che avevamo per tornare a essere «in sintonia con i cittadini», ha detto Veltroni. Il leader del Partito democratico ha ribadito che due sono i temi fondamentali su cui ragionare: «insicurezza e impoverimento». E sulla prima ha ribadito che «il diritto alla sicurezza è fondamentale e non è né di destra né di sinistra» ripetendo che «bisogna essere estremamente determinati, avere molta cura e grande equilibrio» nel trattare tali problemi perché «non dev´esserci solo la linea dura» considerando l'importanza di accogliere gli immigrati onesti. Veltroni ha anche sottolineato, citando un articolo di Boeri, che il voto ha premiato gli unici due partiti che si sono opposti all'indulto.

L´opposizione al governo
«Non basta aver la capacità di vincere ma serve la forza di governare. Noi incalzeremo il governo» perché mantenga gli impegni presi», ha detto il segretario. Il leader del Partito democratico ha ribadito l'importanza che ha avuto il suo partito, nonostante la sconfitta, per «la realizzazione di una «democrazia compiuta». «Oggi si va delineando - ha sottolineato - un bipolarismo nuovo dove esistono due partiti a vocazione maggioritaria».

Proprio per questo, «è sbagliato avere un atteggiamento d´imbarazzo» nei confronti dell'apertura al dialogo mostrata dal premier Silvio Berlusconi. «Ben venga una nuova democrazia con meno muri e contrapposizioni ideologiche e demonizzazioni dell'avversario», ha detto Veltroni. Anche perché, sottolinea il leader del Pd, questo tipo di democrazia «è quella in cui una forza di centrosinistra riformista agisce meglio».

I prossimi passi
Molti gli impegni che attendono il partito nei prossimi mesi. Innanzitutto, l´Assemblea Costituente, che si terrà il 20 e il 21 giugno. Poi il rapporto con la Sinistra: «Faremmo un enorme errore a ritenere che la Sinistra non rappresentata in Parlamento sia scomparsa. Non è così. Noi non possiamo prescindere dalla comprensione di quel che di critico si muove nella società italiana», dice Veltroni. «È interesse comune che questa voce sia ascoltata, noi eserciteremo questa funzione di ascolto e dialogo da forza riformista». Proprio per questo, Veltroni annuncia che lunedì prossimo vedrà il nuovo coordinatore di Sinistra Democratica, Claudio Fava.

Il Pd guarda ora a 360 gradi. «Il nostro obiettivo è di intraprendere un dialogo a tutto campo con tutte le forze di sinistra ma anche con l'Udc, l'Idv e i Radicali», ha detto segretario, che ha spiegato come questo dialogo serve per «verificare la possibilità di concorrere alla costruzione di convergenze politiche e programmatiche» in sintonia con la proposta programmatica del Pd. Ma questo, ha ammonito, «non servirà per costruire alleanze come in passato capaci di vincere, ma non di governare. La verifica la faremo con le alleanze a livello locale, alleanze che devono essere le più ampie possibili».

In vista della prossima tornata elettorale, Veltroni infine chiarisce che non ci dovranno più essere candidature dall'alto e che la regola dovranno essere le primarie. «Dobbiamo evitare di ricadere nella presunzione di essere noi dirigenti a scegliere le persone giuste, dovremo superare gli egoismi interni, le legittime aspettative di alcuni per non fare più errori e non perdere il polso dell'opinione pubblica», perciò «a partire dalla prossima tornata elettorale le primarie dovranno essere la regola, almeno per le cariche monocratiche».

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