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Gli europarlamentari insorgono sul Porcellum europeo
21.05.2008
da Il Riformista, 21.5.08
I parlamentari europei, di tutti i partiti, mandano a dire, a Berlusconi e a Veltroni, che sulla riforma della legge elettorale vogliono avere voce in capitolo. Ma, soprattutto, avvertono: la soglia di sbarramento deve essere bassa e le preferenze non si toccano. E chiedono, per iniziare, un'audizione alla commissione Affari costituzionali della Camera e del Senato. Questa la posizione ufficiale degli europarlamentari italiani che si sono riuniti ieri a Strasburgo, su iniziativa dell'azzurro Gargani, per discutere, appunto, di legge elettorale e dintorni. Fin qui, si direbbe, ordinaria amministrazione. L'orientamento prevalente è stato quello di mantenere un equilibrio complessivo: l'elezione al Parlamento europeo deve privilegiare la rappresentanza, hanno detto un po' tutti. Bene dunque uno sbarramento minimo - ha affermato la maggior parte dei presenti - ma non si può vietare l'accesso al Parlamento a forze che sono presenti nel paese (vai alla voce: Rifondazione&Co).

Anche qui tutto normale, si direbbe. Così come è normale che la settimana prossima ci sarà un altro incontro. Normale. Ma fino a un certo punto.

Il dibattito di ieri si sarebbe infatti svolto all'insegna del più classico "tutti sapevano e nessuno parlava". Già: perché quello che qualcuno (e poi più di qualcuno) sapeva, ma di cui in molti sono venuti a conoscenza all'ultimo momento, sarebbero le condizioni dell'accordo «segreto» siglato da Veltroni e Berlusconi.

Ufficialmente Berlusconi si era mostrato favorevole a una soglia del 5 per cento. Veltroni del 3. Eppure, riferisce una fonte autorevole a microfoni spenti, i due avrebbero trovato una quadra su una riforma ben più ambiziosa, basata su tre punti. Che hanno agitato e non poco gli europarlamentari. Primo: una soglia di sbarramento del quattro per cento. Secondo: l'aumento del numero delle circoscrizioni, dalle cinque attuali a tredici. Il che, di fatto, aumenterebbe lo sbarramento reale. Terzo: l'abolizione delle preferenze.

Insomma, se così fosse, si tratterebbe di un Porcellum in salsa europea. Una cosa è certa: l'argomento preferenze, non previsto alla vigilia dell'incontro di ieri, è prepotentemente entrato nel dibattito.

Così come, nel dibattito, c'è stato uno scatto d'orgoglio degli eletti a Strasburgo: «Come parlamentari europei abbiamo espresso la volontà di farci sentire in materia. Non si possono fare le leggi a Roma senza sentire il nostro parere» dice più di un eurodeputato. L'ex ds Lavarra spiega: «Effettivamente con questa legge si elegge anche chi ha l'1 per cento. Tuttavia è sbagliato applicare un tetto elevato. Il punto che deve essere chiaro, al di là dei dettagli tecnici, è uno solo: l'elezione al Parlamento europeo non deve obbedire ai criteri per l'elezione del Parlamento italiano. E aggiungo: dobbiamo salvaguardare, oltre alla rappresentanza, anche un rapporto più diretto tra cittadini e Parlamento pure attraverso il voto di preferenza. Tutto questo problema di frammentazione e di instabilità in Europa non c'è. E non c'è perché si aderisce alle grandi famiglie politiche europee». Anche Pazeri manda un messaggio: «Nel momento in cui ci si predispone a fare una riforma così importante credo che sia giusto che chi rappresenta l'Italia al Parlamento europeo partecipi alla discussione. E bisogna evitare, su questo tema, le frustrazioni presenti in ambito nazionale».

In conclusione l'azzurro Gargani riassume così il documento finale, su cui hanno lavorato anche Mario Mauro del Pdl, Cocilovo e Pittella del Pd: «Innanzitutto chiediamo di essere protagonisti in questa discussione sulla legge elettorale europea. Sullo sbarramento diciamo che non essendoci un problema di governabilità vanno rappresentati tutti i gruppi. Tra l'altro in Europa sempre sette sono. Poi riteniamo che le preferenze vadano mantenute perché i cittadini devono avere la possibilità di scegliere. E sul numero dei collegi va garantita la proporzionalità, come previsto dal trattato europeo. Ed è ovvio che più si aumenta il numero dei collegi più la legge diventa maggioritaria». Più chiaro di così.

Alessandro De Angelis
da www.ilriformista.it

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