Consulta suinicola in Provincia "Governo e Istituzioni devono varare interventi diretti per superare la crisi del settore" La crisi del settore suinicolo è stato l’argomento principale della riunione del tavolo svincolo in Provincia. Presenti il presidente della Provincia, on. Giuseppe Torchio con l’assessore all’agricoltura Giorgio Toscani ed il dirigente di settore Andrea Azzoni, Riccardo Crotti dell’Apa ed in rappresentanza dell’Asl/Ordine veterinari, Giovanni Bertoni in rappresentanza della Provincia, Carlo Vittorio Ferrari con Davide Berta dell’Apa, Roberto Antonioli e Paolo Spoldi della Coldiretti di Cremona, Enea Gandolfi per l’Associazione Industriali.
Nel corso della riunione è stato presentato il documento Unione Province Lombarde agricoltura sulla situazione del comparto: "Abbiamo riformulato la proposta di richiesta di impegno governativo, per farsi carico della situazione del settore che coinvolge tutta la filiera – ha precisato l’assessore Giorgio Toscani coordinatore del settore in seno all’Unione Province Lombarde – Data gravità della situazione abbiamo coinvolto da subito la Vice Presidente Beccalossi e attendiamo l’esito dell’incontro che sarà giovedì prossimo alle 14,30".
Il documento redatto è stato consegnato ai Presidenti dell’UPL della Lombardia, del Piemonte, del Veneto ed dell’Emilia.
"E’ in atto lo sciopero del prosciutto che sta a sottolineare le difficoltà di tutto il comparto, soprattutto a livello allevatoriale, con difficoltà dei rapporti all’interno della filiera – ha continuato Toscani - Non abbiamo poteri per intervenire, ma continueremo a fare pressing, attivando sinergie con la parte degli allevatori, della trasformazione e della distribuzione".
Il presidente Giuseppe Torchio ha fatto presente come la crisi sia strutturale e debbano essere interessati tutti i livelli politici-istituzionali, anche in seno alla stessa Comunità Europea, considerato che a pesar di più sulla bilancia degli allevatori sono gli stessi costi energetici e burocratici e gli adeguamenti imposti dalla direttiva nitrati che non dovranno gravare ulteriormente su un settore depresso da almeno 4 anni.
Ferrari dell’Apa, condividendo il documento delle Province Lombarde, ha rilevato come la gravità della situazione coinvolga tutta la filiera, con danni diretti alle nostre aziende suinicole.
Tra le possibili soluzioni prospettate anche la riprogrammazione, con la contestuale valorizzazione di prodotti sia di salumeria che di macelleria.
In tale complesso delicato si inserisce, inoltre, la questione della biosicurezza, dei costi di produzione e quelli relativi alla manodopera.
Nel documento Upl si ribadisce l’ invito al Governo ed a tutte le Istituzioni preposte affinchè si facciano parte attiva nel promuovere azioni concrete e mirate finalizzate a:
1, Riformulare e migliorare la normativa sull'etichetta dei prodotti d'origine suina, affinchè sia facilmente percepibile dal consumatore la provenienza delle carni e la completa tracciabilità della filiera di trasformazione dei prodotti; .
2, Rivedere quella parte della legislazione esistente, con particolare riferimento al cosiddetto "decreto s,lumi", che ha prodotto lo spiacevole risultato di impedire una puntuale individuazione a livello di consumatore tra i prodotti avviati al consumo che scaturiscono da animali allevati in Italia ed i prodotti the scaturiscono da1la trasformazione di carni provenienti dall' estero;
3. Assumere una forte iniziativa politica volta a creare le condizioni affinchè possa intervenire una differente distribuzione del valore aggiunto creato dalla filiere ,che si originano dalla produzione suina, i cui esiti siano meno penalizzate per il comparto degli allevatori;
4. Vigilare attraverso gli organi preposti tra i quali si annovera anche il Garante del1a Sorveglianza dei Prezzi di recente costituzione, comunemente definito ('Mister Prezzi", affinchè non si ingenerino fenomeni di indebita speculazione nell'ambito della filiera di produzione, da parte di categoria d'operatori dotate di particolare forza contrattuale o posizione strategica".
Enea Gandolfi ha precisato come il prezzo del suino suino doveva essere legato alle granaglie (frumento,etc.), ma la proposta venne abbandonata: "Importiamo il 60% delle carni dall’estero, ma anche noi siamo capaci di farlo, compreso il gran suino padano. Questa non è crisi, è sistema. Dobbiamo importare di meno e produrre di più. Dobbiamo qualificarci ed industrializzarci ed eventualmente il suino esportarlo, con una stretta collaborazione tra tutte le realtà operanti nel settore (agricoltore, allevatore, trasformatore e anche grande distribuzione). Oggi si lavora solo per il prosciutto: bisogna lavorare anche per le altre due filiere (tra cui il suino leggero)".
Antonioli ha puntato il dito, invece, sulle cosce straniere importate, che hanno messo in crisi i nostri Consorzi.
Fonte: provincia di cremona