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Vertice FAO. Lotta alla fame nel mondo.
7.06.2008

Fair e Tradewatch al vertice FAO insieme a Our world is not for sale: la Wto ed il Doha Round non serviranno a risolvere la crisi alimentare  (Roma, 5 giu) - Chiudere il ciclo di liberalizzazioni commerciali in ambito agricolo, industriale e dei servizi promosso dall'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) nel round negoziale lanciato a Doha nel 2001 non servira' a risolvere la crisi alimentare. Un duro documento di protesta e' stato lanciato dal network internazionale 'Our world is not for sale' e sottoscritto da 32 reti internazionali, 205 tra coordinamenti e ong di tutto il mondo tra i quali gli italiani Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Fair, Fondazione Zanchetta e Trade Watch, in occasione della seconda giornata di lavori della conferenza FAO sulla sicurezza alimentare.Nel testo, indirizzato al segretario generale ONU Ban Ki-moon, al Direttore Generale della FAO Jacques Diouf, Director General, al Direttore generale della WTO Pascal Lamy, ai presidenti della Banca Mondiale e del Fondo Mondiale Internazionale Robert Zoellick e Dominique Strauss-Kahn oltre che ad Angel Gurria, Segretario generale dell'Organization of Economic Cooperation and Development (OECD), le organizzazioni dicono di essere convinte che le regole in discussione nel Doha Round ''intensificheranno la crisi rendendo i prezzi dei generi alimentari ancora piu' volatili, aumentando la dipendenza dei paesi in via di sviluppo dalle importazioni, e rafforzando il potere dell'agrobusiness nei mercati alimentari e agricoli''. A riprova portano i profitti delle principali imprese del settore in tempo di crisi: Cargill, che ha annunciato che i profitti del suo terzo quadrimestre sono cresciuti dell'86%, Bunge che nell'ultimo quadrimestre del 2007 aveva riportato un aumento del 77% rispetto al 2006, e Archer Daniel Midland's le cui entrate nel 2007 sono cresciute del 65%.

Cinque le richieste delle ong - da Action Aid ad Attac, dalle ong cattoliche della CIDSE a Friends of the Earth, da Fair a CRBM a Focus on the Global South, a Oxfam alla Via Campesina - rivolte alle organizzazioni internazionali per risolvere davvero la crisi alimentare. Innanzitutto chiedono di mettere a disposizione di Governi e comunita' strumenti per rafforzare la loro sovranita' alimentare, sostenere l'agricoltura familiare, proteggere la produzione dal dumping anche attraverso meccanismi di dazi e tariffe. In secondo luogo le ong pensano che la volatilita' dei prezzi agricole debba essere affrontata attraverso politiche nazionali e azioni internazionali che assicurino un reddito stabile ai produttori, a partire dalla creazione di nuove riserve strategiche e di misure di stabilizzazione dei prezzi e di controllo sui movimenti finanziari speculativi. Al terzo punto le ong della campagna ''Our world is not for sale'' chiedono la costruzione di reti di salvataggio e di sistemi di distribuzione alimentare pubblica per impedire che i consumatori piu' poveri facciano la fame.

La quarta richiesta e' quella di una riforma del sistema di aiuto pubblico alimentare perche', invece di trasformarsi in una forma di importazione distorsiva della produzione e del mercato locale, garantisca fondi con i quali i Governi locali possano acquistare cibo dai produttori locali o dei paesi limitrofi, trasformandosi in un'ulteriore leva di sviluppo.

I paesi in via di sviluppo, infine, secondo le ONG, non dovrebbero essere coinvolti in negoziati di liberalizzazioni sul commercio di servizi finanziari nell'ambito del General Agreement on Trade in Services (GATS) o di altri negoziati multilaterali o bilaterali, perche' questo non potrebbe che avere un impatto molto negativo sull'accesso dei contadini al credito, alle assicurazioni o al risparmio, gia' oggi assai scarso.

Summit FAO: il grano alle stelle... di Monica Di Sisto (Fair) ed Antonio Onorati (Crocevia)

Abbiamo sentito ripetere in questi mesi che se i prezzi internazionali del grano sono in crescita vertiginosa, e le strade del mondo si riempiono di persone affamate e arrabbiate, questo è colpa di cinesi e indiani che mangiano di più. I più cattivi, però, come al solito sono i cinesi: il loro consumo di carne totale tra maiale, manzo e varia animalità è cresciuto dal 1990 del 142%.

Il bestiame mangia tanti cereali e il disastro, condito con qualche eccesso di entusiasmo sui biocarburanti, è così servito: ben 40 Paesi sono stati scossi negli ultimi mesi da vere e proprie rivolte di gente a stomaco vuoto, e ben 21 di essi si trovano in quell'Africa già tanto martoriata.

Daryll E. Ray, dell'Agricultural Policy Analysis Center dell'Università del Tennessee però non ha creduto ad una ricetta così semplicistica e si è messo a verificare da vicino questo fenomeno, diremmo, gastronomico quanto macabro, dati alla mano. La prima sorpresa deriva dal fatto che se la Cina ha deciso di mangiare più carne, in realtà ne ha prodotta talmente tanta da rimanere saldamente un Paese esportatore netto. Ma c'è di più. Nel 1996 il USDA World Agricultural Outlook Board, la proiezione statunitense più autorevole sui mercati agricoli internazionali, aveva previsto che nel 2005, proprio per la crescita demografica e dei redditi incessante, la Cina sarebbe diventata un'importatrice netta di grano, con un flusso in entrata di almeno 10,7 milioni di tonnellate provenienti in gran parte dagli Stati Uniti stessi. La Cina, in realtà, con un gioco sapiente di produzione, di protezione del mercato interno alla faccia delle richieste di maggiore liberalizzazione che le rivolge incessantemente l'Organizzazione Mondiale del Commercio, e di un buon utilizzo del meccanismo dello stoccaggio, non ha avuto bisogno di guardarsi intorno: nel 2005, infatti, risultava essere ancora un esportatore netto di grano, con ben 15,2 milioni di tonnellate in viaggio intorno al mondo. Dunque se il mondo soffre la fame, e se quegli 850 milioni di persone che nel mondo la patiscono probabilmente aumenteranno nei prossimi anni, non è proprio colpa dei cinesi. Che cosa sta succedendo allora?

 

Continua su www.faircoop.it/fairwatch.htm dove, cliccando su "ultime notizie" troverete approfondimenti sul Summit della FAO e il testo completo dell'appello delle Ong

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