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Salute e benessere: aborto Cifre sull’aborto:
13.06.2008

Salute e benessere: aborto Cifre sull’aborto: puntare sui giovani per ridurre il ricorso all’interruzione della gravidanzaLA VIA "MADE IN ITALY" PER MIGLIORARE L’INFORMAZIONE

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L’Osservatorio nazionale per le abitudini sessuali e la SIGO propongono al governo un approccio integrato –famiglia, scuola e medici - per promuovere l’educazione sessuale consapevole fra adolescenti e immigrate .

In Italia l’aborto è in calo tranne per due gruppi di donne: le minorenni (1.360 richieste al giudice nel 2006, nel 1999, anno di minimo storico, erano 1214), e le immigrate, che da sole assorbono il 31.6% del totale nazionale (2006). L’integrazione è la parola chiave per superare le barriere culturali che stanno all’origine di questo scenario, un approccio collaborativo fra i servizi (scuola, consultorio, medico di base, ginecologo e famiglia). Non più, come oggi, strutture indipendenti ma una rete che valorizzi le rispettive risorse e competenze per garantire ai giovani una serena e consapevole educazione sessuale.

Come? Attraverso la definizione di raccomandazioni, vere e proprie linee guida operative, da applicare in tutta la penisola. E per raggiungere le immigrate vanno coinvolti i capi delle diverse comunità. Ecco il modello "made in Italy" che l’Osservatorio nazionale sulle abitudini sessuali e le scelte consapevoli propone al nuovo governo.

L’Osservatorio nasce nell’ambito del progetto "Scegli Tu", promosso dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) per una contraccezione consapevole. L’occasione è stato il convegno nazionale "Politiche per un contrasto all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) nelle donne a rischio", che si è tenuto lunedi scorso al Senato alla presenza, fra gli altri, del Ministro per le Pari Opportunità On. Mara Carfagna e del sottosegretario al Welfare On. Eugenia Maria Roccella.

"Il nostro obiettivo è ridurre il ricorso all’IVG causata da un’errata o mancata contraccezione – afferma Emilio Arisi, coordinatore dell’Osservatorio -. La via è lavorare insieme per promuovere un’educazione sessuale consapevole nelle due categorie più vulnerabili. Una strategia che punta sui giovani, investendo molto anche sulla ‘seconda generazione’ di immigrati: trasmettere messaggi di sensibilizzazione alle madri attraverso le figlie". Troppo spesso infatti le donne non italiane faticano ad ottenere le informazioni necessarie per problemi di lingua, isolamento, difficoltà culturali. "Per questo l’Osservatorio ha deciso di promuovere l’integrazione – aggiunge Giorgio Vittori, presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), che co-promuove il convegno -. Abbiamo già ottenuto la disponibilità dei capi delle principali comunità straniere a partecipare ad un gruppo congiunto di lavoro per definire, nel rispetto delle diverse convinzioni religiose, campagne di comunicazione per prevenire il ricorso all’aborto, migliorare l’accesso ai servizi e promuovere una contraccezione consapevole". Le soluzioni proposte – sottolinea l’Osservatorio - sono attuabili in tempi brevi e con una spesa contenuta. Da qui l’appello al governo perché si passi alla fase operativa.

L’Osservatorio nazionale sulle abitudini sessuali e le scelte consapevoli, nato nel dicembre 2007, ha deciso di promuovere il convegno a un mese dall’insediamento del nuovo governo, per formulare sin da subito un concreto piano di azione basato sullo stato dell’arte e sull’analisi di esperienze pilota. "Il nostro compito, come tecnici, è offrire ai decisori la nostra competenza per rispondere ai bisogni emergenti – continua Arisi. – I dati ci dicono che è necessario intervenire al più presto a tutela delle diverse vulnerabilità. Le ragazze italiane presentano un livello di educazione sessuale assolutamente insoddisfacente: da un’indagine SIGO risulta che solo nello 0,3% delle under 19 si può considerare buona e solo una su quattro raggiunge un livello sufficiente. E ancora: la prima volta è senza precauzioni per una su tre e solo il 50% usa metodi sicuri. L’età media delle minorenni che si rivolgono al giudice per poter abortire si sta costantemente abbassando: nel 1995 era di 17 anni, oggi è 16 anni e 9 mesi, con l’1,2% di richieste sotto i 14 anni. Da qui la proposta di attivare una rete informativa che integri le competenze del medico, con le risorse della famiglia e della scuola, per andare ad intervenire fin dagli esordi dell’adolescenza, nel momento in cui i ragazzi sono alla scoperta del proprio corpo".

Diverso lo scenario per le immigrate: ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza 3-4 volte di più rispetto alle italiane, con una differenza ancora più marcata nelle classi di età più giovani. Le caratteristiche di chi abortisce sono nettamente diverse: le donne straniere che hanno fatto ricorso all’IVG nel 2006 presentano una scolarizzazione più bassa (il 13.3% non ha alcun titolo di studio o la sola licenza elementare verso il 4% delle italiane) e sono molte di più quelle disoccupate (12.1% italiane, 25.9% straniere). "L’attenta lettura dei dati dimostra una oggettiva difficoltà nell’accesso ai servizi e la presenza di problemi economici, che si uniscono ad uno scarso livello di consapevolezza sui metodi anticoncezionali – spiega Vittori -. Senza contare il sommerso, quel gran numero di persone e di bisogni che non riusciamo a intercettare. Da qui l’idea di coinvolgere direttamente i capi comunità. I rappresentanti di quella musulmana e cinese hanno già prodotto documenti su religione e riproduzione, evidenziando gli specifici problemi e sensibilità. Questa sarà la base da cui partiremo per realizzare, insieme con l’Osservatorio, un progetto concreto di educazione alla contraccezione consapevole".

Il convegno di lunedì ha visto la presenza di autorevoli esponenti della maggioranza, fra cui il Sen. Cursi, e dell’opposizione (Sen. Serafini, On. Binetti). L’Osservatorio si augura che questa giornata rappresenti l’avvio di una collaborazione destinata a rafforzarsi e che il governo possa accogliere le proposte e i contributi di questo organismo multidisciplinare per migliorare l’informazione e la salute riproduttiva nel nostro Paese.

Fonte: http://www.agoramagazine.it:80/agora/spip.php?article3298  

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