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Fondi Pensioni.Ferrante: Tutte le adesioni possibili
14.06.2008

Fondi Pensioni.Ferrante: Tutte le adesioni possibili E’ quasi un grido d’allarme quello che pronuncia Scimia, presidente della Commissione di vigilanza sui Fondi pensione. Il nuovo governo – dice – non trascuri la previdenza complementare. Nel 2007 é stato fatto un passo avanti importante nella diffusione del secondo pilastro; occorre procedere oltre, pena un arretramento. Allora si incentivi l’iscrizione ai Fondi pensione detassando i rendimenti finanziari annui; si dia corpo e diffusione a forme di credito agevolato, anche locale, per facilitare il passaggio del Tfr dall’impresa, in particolare la piccola, ai Fondi pensione.

Ed é proprio la piccola e media impresa la protagonista della giornata di Convegno organizzata dal Fondo

Fondapi, a Roma il 23 maggio, presso il Cnel. Al Convegno hanno preso parte le principali istituzioni, le parti

sociali, organismi tecnici e gestori finanziari. Per la prima volta, attraverso Fondapi, il rapporto tra previdenza

complementare e piccola e media impresa ha ricevuto un’attenzione specifica.

La "campagna" del 2007 ha messo in luce la generale difficoltà di far aderire ai Fondi i lavoratori delle pmi, in

particolare nelle imprese con meno di 50 dipendenti e un po’ in tutti i comparti merceologici. Fondapi associa

oggi dieci diverse categorie di lavoratori e nonostante che tra il 2006 e il 2007 abbia quasi raddoppiato la sua

forza (44.500 aderenti) c’è ancora un grande potenziale da conquistare, ma gli strumenti attuali, seppur

irrinunciabili, sono insufficienti.

Morena Piccinini, responsabile Cgil per il Welfare, nell’evidenziale l’importanza che si dia stabilità alla normativa

sulla previdenza complementare dopo anni di continui interventi legislativi, ha convenuto sull’importanza di non

sottovalutare il ruolo delle compensazioni già esistenti (legge 252) per le piccole imprese che dirottano il Tfr

verso i Fondi pensione. Si è inoltre detta favorevole a cercare soluzioni attraverso le banche, per esempio,

ricorrendo ai Consorzi Fidi al fine di non far venir meno liquidità alle imprese; così come ha convenuto sulla

detassazione dei rendimenti finanziari per non penalizzare la fase di accumulo.

Un elemento significativo dell’iniziativa organizzata da Fondapi è stata la partecipazione della Confapi attraverso

il presidente Paolo Galassi, in particolare all’indomani del positivo incontro con le Segreterie Cgil, Cisl e Uil.

Confapi ha confermato l’intenzione di voler realizzare un più incisivo impegno verso Fondapi, riducendo il gap

esistente tra i 44.500 aderenti e i potenziali 500mila. Lo strumento principe attraverso cui passare è quello della

bilateralità. Una via maestra sostenuta anche da Marinelli, coordinatore del Dipartimento fisco e previdenza della

Cisl. In questa direzione sono già allo studio forme di collaborazione tra Fondapi, le categorie associate e il Fapi,

il Fondo per la formazione della Confapi.

Dunque un quadro che nelle sue premesse sembra intenzionato a muoversi positivamente, ma il passaggio dalle

dichiarazioni ai fatti non appare semplice. Occorre, come ha ricordato il prof. Musso, "lo sviluppo di competenze

che renda la persona idonea a ricoprire le esigenze specifiche; l’assunzione di specifici ruoli, riconosciuti e definiti

dall’organizzazione". Significa che le parti sociali nel loro insieme, togliendo anche quel velo di riserva che da

anni aleggia sulla previdenza complementare, debbono finalmente individuare strumenti e risorse per attrezzare

i territori nei confronti della previdenza complementare. E’ lo stesso Segretario generale dei tessili della Uil a

tratteggiare le difficoltà ad avanzare nelle adesioni con l’attuale strumentazione.

Dell’apporto dei patronati si è più volte parlato e in alcuni territori non mancano utili collaborazioni, ma quello

che manca è la definizione di un sistema presente sul territorio che superi l’episodicità degli interventi. Nella sua

relazione Federica Seganti, già commissario Covip, ha sottolineato l’importanza di strutturare interventi sul

territorio, a livello regionale, anche con i già richiamati Consorzi di garanzia fidi, che si ritrovano un po’ in tutte le

regioni.

In questo quadro quello che appare certo è l’impossibilità di retrocedere dall’istituzione della previdenza

complementare. Se indietro non si torna e se è vero che sul lungo periodo le performances dei Fondi sono in

grado di superare le fasi avverse dei mercati (Riccardo Cesari), occorre anche che i Fondi, singolarmente o in

collaborazione tra loro, mirino ad attrezzarsi maggiormente sul piano della gestione finanziaria, superando quella

che in qualche caso è apparsa, seppur comprensibilmente, una conduzione artigianale (Mangiatordi,

Commissario Covip). Vi è quindi un carico di responsabilità che va ripartito tra i vari attori, datori di lavoro

compresi, altrimenti finisce per far sempre capolino Рcome ha ricordato il prof. Mar̬, presidente della Mefop - la

non auspicata né auspicabile idea di una previdenza complementare obbligatoria.

Fonte: http://www.tfrnewscgil.it:80/Magazine/082/01.htm

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