Un confronto vero sul federalismo
Il Resto del Carlino - Sabato 14 giugno 2008
"La inaccettabile proposta della Regione
Lombardia sul federalismo fiscale tesa a
portare dall’1,5% al 15% la quota dell’Irpef
e dal 40% all’80% quella dell’IVA da destinare
alle regioni, ha comunque avuto il merito
di riportare nell’agenda politica del Paese il
tema da troppo tempo irrisolto di una nuova
responsabilità delle regioni e dei loro territori
rispetto alla spesa ed agli investimenti. La modifica
della seconda parte della Costituzione
approvata con il referendum del
2001, se da un lato ha
definito in modo chiaro le
materie concorrenti e
quelle di esclusiva competenza
rispettivamente
dello Stato e delle Regioni,
non ha visto in alcun modo realizzata
la parte di riforma riguardante il federalismo
fiscale: nonostante
l’istituzione di tavoli,
cabine di regia, alte commissioni,
in questi ormai
otto anni nulla – o quasi – è
davvero cambiato rispetto ad
un meccanismo di ripartizione delle risorse
che sostanzialmente prescinde ancora dalla
capacità di spesa, dalla efficienza dei servizi e
dall’efficacia delle procedure. E così, ad
esempio, tre sole regioni italiane continuano a
produrre oltre l’80% del deficit sanitario nazionale
senza che realisticamente sia possibile
prevedere inversioni di tendenza.
Dall’Emilia-Romagna, allora, può (deve) venire
una proposta che senza scardinare la solidarietÃ
nazionale e l’universalità dei diritti dei cittadini,
accetti la sfida della Lega senza per
questo dover rincorrere le provocatorie proposte
di Formigoni. Una via temperata ma
possibile di attuazione dell’articolo 119 della
Costituzione, che lasci alle regioni la decisione
sulle competenze da assumere nel quadro di
un federalismo solidale reso possibile dall’articolo
116 della stessa Costituzione, è la
strada da seguire per uscire dalla tattica e "vedere
le carte" del Carroccio.
Abbiamo le spalle sufficientemente robuste,
da queste parti, per riuscire a rendere
credibile una proposta che rilanci una
stagione di autonomismo che responsabilizzi
tutte le comunità regionali.
In questo modo, ritengo, si aiuterebbe soprattutto
il sud del nostro Paese, da
troppo tempo prima vittima, di fatto, di
una solidarietà senza efficienza
che attraverso automatici
meccanismi di perequazione
"a piè di lista"
ha pregiudicato proprio
lo sviluppo di
quelle regioni. Serve allora
una mossa, vera, non tattica,
che apra un confronto
senza steccati tra gli schieramenti
politici, e questa mossa tocca
anche, o meglio soprattutto, a chi come noi
ha le carte in regola per farla.
In questo ambito più ancora che in altri il PD
non può rincorrere, ma deve elaborare proposte
possibili e coraggiose che lo rendano credibile
agli occhi del Paese, di tutto il Paese."
Gianluca Borghi
Consigliere Regionale PD in Emilia Romagna