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Roma: Girotondo l'8 luglio contro le *leggi canaglia*
26.06.2008
Col ritorno di Berlusconi al governo, ritornano anche i girotondi. E con gli stessi protagonisti di allora, la società civile. Tre “cittadini”,Furio Colombo (Pd), Pancho Pardi (Idv) e Francesco Flores D'Arcais, lanciano a Montecitorio un appello a scendere in piazza contro le «leggi canaglia» con cui «Berlusconi vuole distruggere il principio di uguaglianza davanti alla legge». L’appuntamento è a piazza del Pantheon per l'8 luglio.

Colombo spiega che in qualsiasi altro Paese al mondo sia prevista l'immunità per il premier: «Vale solo per monarchi e Presidenti della Repubblica, ma non negli Usa» e poi mette in guardia: «I poteri in democrazia sono tre, se uno viene meno non è più democrazia. Usiamo un'altra parola, ma non è più democrazia se uno dei tre poteri viene assalito, insultato, discriminato e messo in un angolo». Secondo D'Arcais così «Berlusconi vuole distruggere il principio fondamentale della convivenza civile per cui la legge è uguale per tutti e anche il libero giornalismo. Abbiamo deciso di muoverci subito con una manifestazione autorganizzata, di fronte alla mancanza di iniziative tempestive del maggior partito dell'opposizione». Se D'Arcais, che dice di non sapere se alla manifestazione parteciperà anche Beppe Grillo, punta il dito contro «la mancanza di iniziativa del maggior partito d'opposizione». «Lo faremo noi - ha aggiunto Flores D'Arcais - perché il maggiore partito dell’opposizione non sembra dare risposte tempestive».

Per Colombo non conterà tanto il numero dei partecipanti, perché «molte cose importanti sono cominciate con tanta gente e tante altre con pochi cittadini. L'importante è farlo, che ci sia il segnale. È nostro dovere di cittadini farlo subito, farlo adesso». «Spero anche il Pd venga in piazza - ha auspicato Colombo - ma ora è mio dovere di cittadino manifestare subito contro il governo che deve sapere che non la passerà liscia».

Pancho Pardi, senatore Idv, mette in guardia: «Attenti a chi invoca il principio del rapporto diretto con il popolo, al capo che si fa interprete della volontà del popolo: siamo agli embrioni di fascismo che così mettono fuori gioco le assemblee rappresentative».

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