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Quali alternative pre le popolazioni Rom ?
29.06.2008

"L’emergenza sociale" QUALE ALTERNATIVA PER LE POPOLAZIONI ROM E SINTI? La crisi economica che minaccia una parte significativa del nostro paese, una soglia di popolazione povera che non accenna a diminuire, il progressivo ridimensionamento delle politiche di welfare con risorse al di sotto di quanto investono gli altri paesi europei, il

degrado culturale avviato con "il tramonto

della fabbrica fordista come luogo di costruzione

della società", e proseguito con "il dispiegarsi

di un individualismo competitivo essenzialmente

antisociale" che ha visto la genesi

"dell’idolo dell’individualismo proprietario…in

una comunità di singoli"(1)", sono alcune caratteristiche

di fondo che connotano la nostra

società.

Una miscela che in questi anni, anziché essere

orientata a ricercare soluzioni al disagio

sociale e culturale, è stata indirizzata verso

un "nemico" su cui scaricare la responsabilità

e orientare l’attenzione.

In questo quadro di forte incertezza e insicurezza

hanno trovato grande risonanza mediatica

episodi di devianza e criminalità verificatisi

nel nostro paese.

Ciclicamente e periodicamente assistiamo a

quelle che potremmo definire vere è proprie

emergenze etnico/sociali: senegalesi prima,

marocchini, albanesi, rumeni poi, ed ora i

rom hanno riempito le cronache dei nostri

giornali, e nonostante il Ministero

dell’Interno segnalasse una diminuzione dei

reati, la percezione dell’insicurezza è andata

sempre più crescendo, fino ad attribuire responsabilità

e attitudini a delinquere ad intere

popolazioni.

In questo quadro si colloca l’ultima vicenda

delle popolazioni rom e sinti.

I richiami dell’Unione Europea al rispetto dei

diritti e contro ogni forma di discriminazione

sembrano non sortire alcun effetto.

Il Comune di Milano, che ha sollecitato la

nomina di un commissario straordinario per

"l’emergenza rom" continua, compiacendosi,

nella sua politica di sgomberi.

Ma esistono alternative a questa deriva securitaria?

Noi iscritti e militanti della CGIL per primi

dobbiamo crederci partendo da quello che

recita il nostro statuto:

"La CGIL afferma il valore della solidarietà in

una società senza privilegi e discriminazioni, in

cui sia riconosciuto il diritto al lavoro, alla salute,

alla tutela sociale, il benessere sia equamente distribuito,

la cultura arricchisca la vita di tutte le

persone, rimuovendo gli ostacoli politici, sociali

ed economici che impediscono alle donne e agli

uomini native/i e immigrate/i, di decidere – su

basi di pari diritti e opportunità, riconoscendo le

differenze – della propria vita e del proprio lavoro".

DARE RAPPRESENTANZA A ROM E SINTI

Occorre dare voce a Rom e Sinti italiani, che

sono l’unica minoranza linguistica storica in

Italia che, in quanto tale, non ha alcuna tutela.

E’ auspicabile che si diano una qualche

forma di rappresentanza per dialogare con le

istituzioni e individuare linee condivise di

intervento.

USCIRE DAI CAMPI NOMADI

Si tratta di una vera e propria forma di segregazione

dove spesso le condizioni igienico

sanitarie sono inaccettabili. E’ stata

un’invenzione degli anni sessanta subita

dalle popolazioni rom e sinti. Si tratta di individuare

insieme politiche abitative plurime

negoziate con i diretti interessati e con le

comunità locali. Le esperienze sono molteplici

anche nel nostro paese e dimostrano che

dove c’è la volontà politica le strade sono

possibili. Abbiamo visto insediamenti rom o

sinti dove le condizioni di vita sono dignitose,

abitazioni civili e spazi puliti. Ovviamente

lì tutti hanno fatto la loro parte, istituzioni

e famiglie della comunità rom. Patti chiari e

regole condivise e rispettate. Perché sono

rare eccezioni?

TROVARE UN LAVORO

Il pregiudizio nei confronti di rom e sinti e la

loro bassa scolarità non aiutano l’inserimento

CONOSCIAMO I ROM ?

Tutti li conosciamo come zingari o

nomadi, ma la realtà è molto diversa e

merita alcune precisazioni.

La popolazione rom è formata da tante

minoranze con storie diverse fra loro.

Non sempre condividono la stessa cultura

o per esempio la stessa religione.

La lingua ha una base comune ( origine

indiana) ma ha assorbito nel tempo

molti dialetti acquisiti nei luoghi di

residenza.

Sono rom nell’est europa, ma ad ovest

sono sinti, manus, kale, romanichals e

altre più piccole minoranze.

I rom non hanno una patria e per

l’obbligo ad avere un riferimento territoriale,

non vengono riconosciuti come

gruppo etnico, e quindi tutelati come

qualsiasi altra minoranza etnica.

In Italia sono circa 150.000 con la percentuale

più bassa di presenze

nell’Europa che guarda il Mediterraneo

(0,25% contro 1,8% della Spagna e il

2% della Grecia).

Oltre la metà (70mila circa, hanno la

cittadinanza italiana e i primi sono arrivati

in Italia nel XV° secolo.

La stragrande maggioranza (oltre il

90%) dei rom e sinti in Italia non ha

alcuna esperienza di nomadismo. Sono

stanziali.

La vita delle popolazioni rom è sempre

stata accompagnata da fenomeni di

grande ostilità nei loro confronti, culminati

con lo sterminio di 500mila

zingari nei campi di concentramento

nazisti (Porajmos).

Fonte: http://portal.cgil.lombardia.it/notiziario/

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