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Crisi della modernità.
29.06.2008

Crisi della modernità. Non intendo certo cimentarmi con un tema così sproporzionato alle mie possibilità. Ma vorrei, comunque, molto più modestamente, proporvi una riflessione che forse c’entra, in qualche modo: riguarda il famoso "principio di realtà", a cui anche mia moglie ogni tanto mi richiama, quando i sogni sembrano trascinarmi altrove, nell’"impossibile".

Dunque, c’è la realtà "vera" (c’è?), quella per cui ogni essere è ciò che è, e c’è la realtà "artificiale", frutto di "questo" modo di stare al mondo, di legiferare e di amministrare. Parliamo pure di "politica": c’è la "politica seconda", quella delle istituzioni e del potere, frutto della cultura patriarcale e del capitalismo globalizzante, di qualunque pensiero unico e di qualunque monoteismo dogmatico, del dominio e dell’impero..., e c’è la "politica prima", quella dell’attenzione e della cura e del rispetto delle relazioni, di tutte le relazioni, e che da queste fa derivare le norme della convivialità tra tutte le differenze e tutte le creature.

"Questo" modo di stare al mondo, di legiferare e governare, imposto come l’unico possibile, genera una realtà artificiale, perché modifica quella vera a piacimento dei dominanti.

Un solo esempio: le donne, da millenni, non sono considerate, nella cultura patriarcale, persone umane alla pari con gli uomini, ma "sesso debole", "gentil sesso", fattrici e riproduttrici, angeli del focolare e riposo del guerriero, madri, madonne e puttane... e schiave, letteralmente, a disposizione di ogni forma del piacere maschile. In una parola: mai soggetti liberi, ma oggetti del pensiero e del desiderio e dello sguardo proprietario maschile. Quanti uomini si sentono autorizzati, da "questa" cultura dominante, a maltrattarle, molestarle, perseguitarle, picchiarle, sfruttarle, stuprarle, ucciderle...!

Facciamo un altro esempio: chi governa in "questo" modo (e lo predica come l’unico possibile) è sia di destra che di sinistra e proclama, esige, predica... libertà (totale, assoluta, a tutti i costi), ma non intende assolutamente permettere che altre e altri vivano liberamente secondo il proprio desiderio (omosessuali e transessuali, divorziati/e e separati/e e conviventi, nomadi ed extracomunitari, ragazze nigeriane e donne sterili con forte desiderio di maternità...). Vogliono libertà solo per sé.

Con lo stesso sguardo si pongono di fronte alla natura, alle risorse ambientali, ai beni comuni...

Questo intendo per "artificiale": la realtà che viene artefatta, modificata, piegata al volere dei dominanti, autorizzato e giustificato da "questo" pensiero unico omologante.

Potrebbe, invece, essercene un altro o altri e, allora, certi "sogni" potrebbero avere maggiori chances. Sì, è così.

Ci conviene, quindi, non smettere di sognare, di desiderare di vivere in un mondo in cui la realtà "vera" venga rispettata senza manipolazioni, alla luce dei principi di parzialità, reciprocità e convivialità. In cui ogni forma di speculazione sia reato e peccato.

Condividere sogni e desideri con altri uomini e altre donne e, insieme, cercare di realizzarli. A partire da sé, da questo desiderio di autenticità e di autorealizzazione, è possibile "mediare" con "questa" politica e ri-trasformare la realtà da artificiale in vera.

Credo che l’unica realtà vera sia la natura, il creato (di cui anche noi esseri umani siamo parte) e i limiti nostri e di tutto ciò che esiste, le nostre rispettive e reciproche parzialità.

Principio di realtà, allora, significa, per me, "avere consapevolezza di questi limiti", non "impedirci di sognare e desiderare".

Beppe Pavan

http://www.cdbitalia.it:80/primopiano.htm

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