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La modernizzazione ci riporta al Medioevo di A.Laldi
3.07.2008

GRANDI STAZIONI... O GRANDI DESERTI? OVVERO QUANDO LA "MODERNIZZAZIONE"
CI RIPORTA AL MEDIOEVO
di Annapaola Laldi
No, non intendo fare qui una riflessione sul deserto come simbolo della
solitudine estrema, che e' dato di scoprire proprio nei luoghi piu'
affollati come possono essere le grandi stazioni ferroviarie. Potrebbe
essere un bel tema, ma ora non mi interessa.
http://www.aduc.it/dyn/pulce/art/singolo.php

Dalla constatazione ...
Il deserto che evoco adesso e' quello piu' letterale, ossia la totale
mancanza di acqua, la mancanza di questo elemento prezioso per la
sopravvivenza, l'igiene, la gioia del nostro corpo, e quindi,
complessivamente di tutto il nostro essere (e di ogni altro essere vivente).
Perche' le grandi stazioni ferroviarie italiane sono ormai totalmente
prive dell'accesso diretto all'acqua, quindi, da questo punto di vista,
dei veri e propri deserti. E subito bisogna che aggiusti il tiro, dato
che ormai anche le altre stazioni vengono sempre piu' private di quelle
benefiche fontanelle che prima erano su tutti i marciapiedi, pronte a
dispensare un rinfrescante getto d'acqua per i piu' disparati bisogni
del viaggiatore: dal placare la sua sete o quella del suo compagno di
viaggio a quattro zampe al lavare un frutto, dal darsi una rinfrescata
al riempire una borraccia ... Le fontanelle sono un segno di grande
civilta', una testimonianza dell'intelligenza civile che tiene molto
all'igiene intesa nel piu' ampio senso del termine, e di cui, in
qualunque caso, e' garante esclusivamente l'acqua corrente potabile.
Tutto il resto (fazzolettini rinfrescanti, acqua in bottiglia, eccetera)
essendo semplici ausili d'emergenza, ma non validi e certi sostituti
dell'acqua corrente.
Nelle stazioni ferroviarie italiane (dico "italiane" perche' conosco
bene solo queste, e poi perche', come italiana, mi interessa lo stile di
vita nostrano), grandi o piccole, presidiate o impresidiate (leggi:
abbandonate a se stesse) che siano, sembra invece che stia vincendo il
piu' assoluto disprezzo dell'igiene, e in questo senso le ritengo dei
monumenti all'incivilta' all'insegna di un movimento retrogrado che ci
riporta indietro di secoli, dove chi viaggia, per quanto riguarda i
servizi piu' elementari a terra, e' abbandonato a se stesso e, peggio
ancora, lasciato in balia di una ottusa speculazione che, per esempio,
per mezzo litro di acqua minerale (sia pure refrigerata), esige in
questo periodo dai 90 centesimi a euro 1,10/1,20, a seconda se lo si
acquisti dal distributore automatico o a quel "monopolio bevande e cibi"
che sono i bar delle stazioni (in un minimarket a 5 minuti a piedi dalla
stazione di Firenze S.M.N. il costo della medesima bottiglietta
refrigerata arriva al massimo a 40 centesimi!). Non a caso ho parlato di
un ritorno a secoli (non anni ne' decenni, ma secoli!) addietro,
perche', scusate, che differenza c'e' fra il costume odierno invalso
nelle stazioni ferroviarie di impedire alla gente di accedere
direttamente all'acqua, obbligandola a spendere fior di quattrini per
averne un po' a disposizione, e le gabelle imposte in antico ai
viaggiatori sulle strade, che so, per superare una strettoia della
strada, per usare un guado o, magari, scendere sulla riva di un fiume o
un lago per refrigerarsi? Io vi trovo una perfetta somiglianza, vi colgo
la stessa identica prepotenza, con l'aggravante che chi frequenta una
stazione ferroviaria e' in grandissima parte una persona che ha gia'
pagato il "lasciapassare", vale a dire il biglietto del treno (sempre
piu' costoso) e ha quindi il diritto di ricevere dei servizi (fra cui
quelli igienici, in cui rientra l'accesso diretto all'acqua corrente e
potabile) anche a terra -come del resto succede negli aeroporti dove
tali servizi (erogazione dell'acqua e uso della toilette) sono gratuiti
non solo per chi ha il biglietto aereo, ma, nell'area prima del ceck-in,
proprio per tutti. Nelle stazioni, e' ovvio, pero' il problema si pone
in modo diverso, perche' qui, per la loro struttura, il bisogno di
"punti acqua" si moltiplica per il numero dei marciapiedi esistenti, e
quindi risultava perfetta la distribuzione di un tempo che, per esempio,
nelle stazioni di testa (come Firenze S.M.N. o a Roma Termini) prevedeva
una fontanella in testa ai binari e/o un'altra alla meta' di ogni
marciapiede, di modo che anche i viaggiatori di un treno in sosta
avessero la possibilita' di usufruirne. Osservare per credere, dato che
in queste due stazioni la struttura delle fontanelle esiste sempre, solo
che esse sono tristemente, disperatamente all'asciutto.
Ho dianzi rammentato i "servizi igienici" in senso globale, compreso,
cioe' l'accesso diretto all'acqua. E forse e' bene che ora mi ci
soffermi anche nell'accezione piu' comune di questo termine, cioe'
quello di "toilette" o "bagni" o "gabinetti" che dir si voglia -il
luogo, cioe', dove depositare cio' che il nostro organismo ha deciso di
espellere, in una forma che sia appunto "igienica", che cioe' non
nuoccia in alcun modo al decoro e alla salute pubblica. Bene; in un
posto che voglia definirsi civile, la disponibilita' immediata di simili
strutture e' una necessita' assolutamente, oggettivamente primaria,
proprio come l'accesso diretto all'acqua, e non una concessione alla
comodita' privata. Di conseguenza, in un luogo pubblico molto
frequentato come una stazione ferroviaria (grande o piccola, presidiata
o impresidiata che sia) i servizi igienici devono necessariamente essere
direttamente e gratuitamente accessibili a chiunque, mantenendo, e'
ovvio, un elevato grado di pulizia (senno' che servizi igienici
sarebbero mai?). Cosa che erano fino a qualche anno fa, quando, al
massimo, l'utente poteva, volendo, lasciare una "mancia" alla persona
che sorvegliava l'ambiente e lo teneva pulito. Ma anche qui vi e' stato
un rituffo nel Medioevo (va bene, via, facciamo la Milano seicentesca
dei Promessi sposi), quanto meno nelle Grandi Stazioni italiane
amministrate dall'omonima societa' che fa capo alle Ferrovie dello Stato
(per vedere quali sono
http://www.grandistazioni.it/client_html/page.php?id=7). Infatti, per
fortuna, altre stazioni (per esempio Firenze Rifredi e Firenze Campo di
Marte) e molte stazioni piu' piccole offrono ancora questo servizio
gratuitamente, ma che tale gratuita' duri nel tempo e' da vedersi
(segnali di imbarbarimento vi sono gia', per esempio, a Viareggio).
Nelle grandi stazioni invece, da parecchio tempo, i servizi igienici
sono esclusivamente a pagamento (almeno 70 centesimi, che non sono
pochi) e so per certo che questo fatto provoca un abbassamento del
livello di igiene in questi luoghi; infatti, per evitare l'odiosa o
semplicemente insostenibile gabella (quanti sono, ad esempio, i senza
fissa dimora che vivono nelle e intorno alle grandi stazioni?), c'e' chi
sale su un treno in sosta, sceglie magari un vagone un po' piu' lontano
dalla parte centrale del marciapiede e ne usa la "ritirata" confidando
nella totale disattenzione del personale ferroviario che si trovi
eventualmente a transitare da quella parte. Oppure cerca un luogo appena
appartato che si trova sempre in tutte le stazioni e lascia li' i suoi
piu' o meno olezzanti depositi ... Oppure ... in condizione di bisogno,
le risorse umane sono pressoche' infinite! Orrore orrore! Che barbarie!
Sinceramente, non me la sento di scandalizzarmi. La barbarie c'e', senza
dubbio, ma non sta dalla parte di chi fa i propri bisogni fuori dai
"servizi igienici", quanto ed esclusivamente dalla parte di chi impone
una gabella su un'esigenza di vitale importanza, di un'impellenza
assoluta, addirittura piu' dello stesso mangiare o bere. Quindi, se un
pollice verso ha da esserci, per me lo e' certamente nei confronti di
chi vuole spremere denaro da necessita' che non possono proprio
soddisfarsi altrimenti (un pezzo di pane si puo' dare a un affamato, ma
un gabinetto non si crea con la bacchetta magica).
E a questo proposito, voglio riferire un episodio di cui sono stata
testimone oculare, anche se si e' svolto sul treno in movimento e non
all'interno di una stazione.
Il 1.o aprile scorso (ma non fu un pesce d'aprile!) viaggiavo in tarda
mattinata sulla carrozza 2 del treno regionale 23375, un convoglio
formato dall'ultimo grido in fatto di modernita' sui binari toscani (il
suo nome e' "Vivalto"). I sedili dall'altra parte del corridoio erano
occupati da una famigliola (uomo, donna, bambina sui quattro anni) che
aveva un aspetto che anche mia nonna, che era terribilmente classista,
avrebbe definito "civile"... Poco dopo la stazione di Empoli, la signora
si alzo' con la bambina e scomparve alla mia vista. Ritorno' dopo un
certo tempo e, con calma olimpica, tolse le mutandine alla bimba, si
chino' verso terra sostenendo la piccola nella posizione di chi si
appresta a fare un bisogno, mentre io la guardavo stupita e le dicevo
con: "Signora, ma che sta facendo?". La risposta fu addirittura
serafica: "Signora", mi rispose, "i gabinetti sono in condizioni
schifose. Non posso rischiare che uno sbalzo del treno ci faccia
schizzare addosso quella roba o peggio cascare dentro". "Ma almeno ci
metta qualcosa in terra...", replicai. Al che, in effetti, la signora
tiro' fuori dei fazzolettini, e, appena la bimba ebbe fatto la sua pipi'
(per fortuna non tanta), tolse accuratamente la piccola pozza che si era
formata e blocco' pure un rivoletto birichino che stava scappando verso
il corridoio.
Quando posso, mi piace constatare direttamente la situazione, e cosi',
in prossimita' di Firenze, mi feci tutto il treno (6 carrozze 6) per
verificare coi miei propri occhi che tre toilette risultavano fuori
servizio e le altre tre (compresa quella per gli handicappati) erano
davvero in condizioni che dire nauseabonde e' dire poco. Sembrava che in
ciascuna delle toilette si fosse dato un appuntamento un esercito di
persone con la diarrea.... e tutto era rimasto li' quasi a colmare le
tazze del WC col rischio, colto dalla signora, che una franata
improvvisa del treno facesse schizzare fuori sulla bambina e su lei
stessa quel po' po' di ...popo'. Dunque, la signora non aveva avuto
effettivamente altra scelta; come potevo biasimarla? (E qui si aprirebbe
l'altro scenario, purtroppo nient'affatto inconsueto, sulla
trasandatezza con cui sono tenuti i cosiddetti servizi igienici sui
treni -compresi i costosissimi convogli Eurostar).

...un invito ad agire ...

Anche per aiutare la societa' che gestisce le grandi stazioni a
realizzare seriamente il primo punto della propria mission (o compito,
che piu' semplicemente dir si voglia), cioe' quello di soddisfare i
bisogni (dei propri clienti), invito chi lo ritiene giusto e necessario
a intervenire presso "Grandi Stazioni s.p.a.",e anche presso gli enti
pubblici preposti a garantire l'igiene del territorio, per perorare la
causa del ripristino delle fontanelle nelle stazioni nonche' la
gratuita' dei servizi igienici, mantenendo, e' ovvio, in essi, un
elevato standard di vigilanza e pulizia. Penso a deputati e deputate, a
senatori e senatrici, penso all'ADUC e ad altre associazioni consimili,
ma penso anche alle persone comuni, come del resto sono io, che possono
prendere carta e penna, o monitor e tastiera, per dire a chi di dovere:
basta con questo imbarbarimento! Basta con questa prepotenza cosi'
pericolosa per l'igiene pubblica!
Per facilitare il compito, riassumo qui gli argomenti che depongono a
favore di quanto sono andata chiedendo in queste noterelle:
Primo: il ripristino delle fontanelle pubbliche su tutti i marciapiedi
delle stazioni e' una misura di igiene pubblica, perche' l'acqua e'
assolutamente necessaria non solo per bere direttamente e a volonta'
(che e' comunque di primaria necessita'), ma anche per riempire una
borraccia o una bottiglia di proprieta', lavare un frutto,per
sciacquarsi le mani che si sono sporcate, per rinfrescarsi, per far bere
un animale domestico che paga il suo biglietto ferroviario (e non puo'
bere dalla bottiglietta!), eccetera. L'obbligo di acquistare bottiglie
di acqua minerale a prezzi imposti dai gestori delle stazioni e' una
totale vessazione, e inoltre non soddisfa ai molti usi dell'acqua, come
si sono enucleati poco sopra. Rappresenta poi un incentivo all'uso e
abuso delle bottiglie di plastica, in un momento in cui da molte parti
siamo richiamati a comportarci in modo piu' responsabile, non da ultimo,
con l'impegno che molti Comuni dispiegano pubblicizzando l'uso
dell'acqua del proprio acquedotto, rendendola -guarda caso- accessibile
al vasto pubblico anche per l'asporto in punti diversi delle citta'.
Va inoltre notato che specialmente nell'estate, quando le temperature si
attestano, come adesso, verso i 40°C., e per consiglio degli esperti,
siamo invitati a bere molto, anche quando non abbiamo sete, l'accesso
diretto all'acqua nelle stazioni diventa di vitalissima importanza in
considerazione del fatto che molto spesso gli utenti devono restare in
stazione, esposti al calore e, a volte, al sole, per molto tempo, a
causa dei tradizionali ritardi dei treni...
Secondo: l'accesso gratuito ai servizi igienici e' anch'esso una misura
di igiene pubblica, perche' questo e' l'unico modo per impedire a tante
persone, che non possono (o non vogliono) spendere per un bisogno cosi'
elementare, di trasformare, come l'esperienza insegna, in cesso
all'aperto i binari e ogni spazio appena appena appartato che si riesca
a trovare in una stazione, con conseguenze nefaste per l'ambiente e la
gente che vi circola. D'altra parte, i gestori delle stazioni, grandi o
piccole che siano, non possono non tenere conto del fatto che esiste un
discreto numero di persone, prive, spesso non per colpa loro, di una
propria dimora, che nelle stazioni ferroviarie trovano un sia pur
precario rifugio, passandovi la giornata e, a volte, la nottata. E'
pensabile che possano pagare il servizio igienico? E qual e' allora la
soluzione del problema, se non quella di rendere gratuito l'uso delle
toilette, dato che e' incomparabilmente meno grave che una societa' per
azioni abbia una piccola rimessa in un settore cosi', rispetto al fatto
che un certo numero di persone sporchino ogni giorno dove capita?
D'altra parte, come gia' fatto notare, i viaggiatori muniti di biglietto
ferroviario hanno tutto il diritto di vedere incluso in quel prezzo
anche il servizio (igienico) a terra e quindi, in realta', il prezzo del
servizio delle toilette si paga da se' con la vendita dei biglietti
(basta, eventualmente, un giroconto fra "Trenitalia" e "Grandi stazioni
s.p.a." che poi sono membri della stessissima famiglia).
Non mi viene in mente altro, ma se chi legge avesse qualche altra idea
... per esprimerla (almeno qui) non si paga niente.




NOTA
Per curiosita' e magari anche per ridere un po' (piu' o meno
amaramente), elenco tutti i punti del compito (o mission) che si
prefigge la societa' "Grandi stazioni spa"
(http://www.grandistazioni.it/client_html/page.php?id=5 ):
soddisfare i bisogni,
anticipare desideri,
cogliere slanci,
far vivere esperienze a 360 gradi,
rendere i clienti protagonisti del nostro mondo,
restituire al pubblico patrimoni di estremo valore culturale, sociale ed
economico,
creare nuovi poli di aggregazione, socializzazione, scambio,
reinventare il ruolo del passeggero attraverso la piacevolezza del tempo
passato in stazione.

(a cura di Annapaola Laldi)
--
Carlo
Forum Sinistra Europea Genova
http://versose.altervista.org/
Coordinamento Genovese contro l'Alta Velocità
http://notavgenova.altervista.org/

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