4.07.2008
Dalla Slovenia alla Francia. Ma il tema caldo è Lisbona. A conclusione del vertice europeo della scorsa settimana, di cui i giornali italiani hanno riportato soprattutto le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Berlusconi sul tema tutto italiano della giustizia e l'affermazione "l'europa ha bisogno di un drizzone", si è svolto al parlamento europeo riunito in seduta straordinaria il dibattito sui risultati ottenuti dai capi di Stato e di governo. Tutti gli interventi si sono concentrati, più che sulle conclusioni del semestre di presidenza sloveno (dal primo luglio infatti sarà la Francia a presiedere il Consiglio) sul risultato negativo del referendum irlandese sul Trattato di Lisbona. Per il capogruppo socialista, Martin Schulz, parte delle colpe del risultato negativo sono da ricercarsi nella distanza esistente tra le istituzioni europee e i cittadini, le possibili soluzioni possono essere ritrovate in una politica sociale più attiva. Infatti, ha aggiunto Schulz, di mercato l'Unione europea ne ha già abbastanza sottolineando le difficoltà che incontrano le famiglie europee come conseguenza dell'aumento dei prezzi dell'energia e che richiedono un aiuto diretto. Sorprende invece la posizione espressa dal rappresentante del Gruppo popolare europeo, il tedesco Hartmut Nassauer, che ha identificato nella Commissione europea (guidata tra l'altro dal popolare portoghese Barroso) la causa del no irlandese con la giustificazione che quest'ultima ha fornito l'immagine di un'istituzione tecnocratica lontana dai cittadini. Nassauer ha poi aggiunto che i cittadini "si sentono accuditi da Bruxelles da un'invisibile burocrazia competente". Per identificare l'istituzione "guardiana dei Trattati" non è male. Una critica alla presidenza slovena invece è stata formulata dal socialista Baron Crespo, già rappresentante del Parlamento Europeo ai lavori della CIG, per aver quest'ultima accettato una nota a pié di pagina nelle conclusioni Consiglio europeo in cui il governo della repubblica Ceca dichiara che non potrà ratificare il Trattato di Lisbona senza l'avviso previo di conformità da parte della Corte Costituzionale. A parere di Baron Crespo quest'aggiunta è una "presa in ostaggio" dato che altri paesi, come ad esempio la Gran Bretagna, necessitano del parere di conformità dalla Corte rispetto all'ordinamento giuridico interno ma non hanno chiesto alcun riferimento specifico.
Alberto Corsini
Fonte: http://www.delegazionepse.it:80/news.asp?id=287
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