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Olimpiadi Pechino 2008 Sventoliamo la Bandiera dei Diritti Umani
10.08.2008

Olimpiadi Pechino 2008 Sventoliamo la Bandiera dei Diritti Umani "...Cerchiamo solo la verità. La democrazia è un ideale della vita umana come la libertà e il diritto. Ora per ottenerli dobbiamo sacrificare le nostre giovani vite. E' questo l'orgoglio della grande nazione cinese?

Lo sciopero della fame è la scelta di chi non ha scelta. Stiamo combattendo per la vita con il coraggio di morire.

Ma siamo ancora ragazzi..."

I Ragazzi di Piazza Tian An Men

Pechino, 13 maggio 1989

(nella foto: Manu Chao al Concerto per i Diritti Umani di Genova)

dal Tibet alla Palestina

dal Darfur all'Iraq, dalla Cecenia all'Afghanistan

dalle baracche dei campi rom all'esclusione nelle nostre città

dai barconi della disperazione ai cancelli di una fabbrica

dalle celle di un carcere alle vite negate di tante donne e bambini

TUTTI I DIRITTI UMANI PER TUTTI!

A tutti coloro che non hanno ancora perso la capacità di "scandalizzarsi"

Non basta certo sventolare una bandiera per fermare le tante violazioni dei diritti umani che ci sono nel mondo. A quello servirebbe l’impegno costante di governi e istituzioni credibili. Ma fintantoché i governi e la politica continueranno a ignorare, a calpestare e a strumentalizzare i diritti umani ci sarà bisogno dell’impegno di tutte le donne e gli uomini di buona volontà. Ecco il perché di una proposta e di un gesto semplice: appendere alla finestra di casa la bandiera dei diritti umani. Un gesto alla portata di tutti coloro che non hanno ancora perso la capacità di "scandalizzarsi".

Io sono davvero scandalizzato per il modo in cui i governi trattano i diritti umani. La vicenda delle Olimpiadi e della violenta repressione della rivolta tibetana del 14 marzo è eloquente: per i governi vengono prima gli affari e poi i diritti umani. Vi ricordate le contestazioni occidentali? Le minacce dei governi di boicottare le Olimpiadi? Aria fritta. La Cina è una potenza economica troppo rilevante per essere trascinata sul banco degli imputati. E poi, Olimpiadi vuol dire affari per 42 miliardi di dollari. Una cifra da brivido. Ben quaranta aziende italiane hanno già arraffato un pezzo della torta. Nei giorni scorsi persino il New York Times ha messo il dito sulla piaga ricordando che per conseguire il diritto a ospitare le Olimpiadi, la Cina aveva promesso di migliorare gli standard riguardanti la libertà di stampa e il rispetto dei diritti umani. "Non sapremo mai – aggiunge l'editoriale – se i leader cinesi intendessero mantenere la parola data. Quello che sappiamo è che il Comitato Olimpico Internazionale, le aziende sponsor dell'evento e i governi degli altri paesi avrebbero dovuto chiedere alla Cina di mantenere i propri impegni. Non l'hanno fatto e le autorità cinesi hanno letto il loro silenzio come complicità.

Non importa se Berlusconi va o non va all’inaugurazione delle Olimpiadi. Il risultato non cambia perché ci vorrebbe tutt’altra determinazione, tutt’altro impegno. Così va il mondo, con il beneplacito di tutti i cinici e i rassegnati. Inutile farsi illusioni. Fintantoché la politica e i governi continueranno a comportarsi in questo modo il mondo diventerà un posto sempre più violento, più ingiusto, più fragile e più insicuro. Continueranno a crescere le sofferenze delle persone, le disuguaglianze, le ingiustizie, lo sfruttamento, l’esclusione, l’illegalità, l’intolleranza, il razzismo, l’impoverimento, la disoccupazione, la precarietà e la violazione dei fondamentali diritti del lavoro, la devastazione ambientale e la distruzione delle risorse naturali, la mercificazione dei beni comuni universali, il ricorso alla violenza, alla guerra e alla giustizia "fai-da-te", i traffici di ogni tipo di arma.

A tutti i cinici e i rassegnati vorrei ricordare che questo moto devastante non conosce confini. Se non ce ne frega niente delle violazioni dei diritti umani in Cina, in Palestina o in Afghanistan (e dunque anche noi come i governi restiamo indifferenti alle richieste di aiuto che vengono da quei popoli) faremmo bene ad occuparci almeno di quello che sta accadendo a casa nostra. Le ripetute denunce espresse dall’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, dall’Alto Commissario dell’Onu per i rifugiati e infine dal Parlamento Europeo (ovvero da tutte le principali istituzioni internazionali dei diritti umani) ci devono far riflettere.

Nel nostro paese sta accadendo qualcosa di grave, senza precedenti. La caccia ai Rom e ai migranti, la proclamazione dello stato di emergenza dichiarato dal Consiglio dei Ministri, il modo disumano con cui vengono trattati i profughi e rifugiati vittime delle guerre e di persecuzioni, le iniziative discriminatorie come la raccolta delle impronte digitali, la decisione di punire diversamente due persone che compiono lo stesso reato solo perché una delle due è giunta in modo irregolare nel nostro paese, il taglio degli assegni sociali agli immigrati non solo sono atti moralmente inaccettabili ma delle vere e proprie violazioni dei diritti umani e della stessa nostra Carta Costituzionale. Per non parlare della violenza sulle donne, degli abusi contro i bambini, dell’abbandono degli anziani, dei morti sul lavoro, delle discriminazioni contro la persone con disabilità e di tutti quelli che non posso menzionare.

Oggi tocca a loro, pelle scura e occhi a mandorla, ma domani – è storicamente provato - toccherà a noi. A meno che, unendo gesto a gesto, voce a voce, mano a mano, non cresca una società più "responsabile" pronta a chiedere non solo per sé ma per tutti. Si può cominciare anche solo compiendo un gesto semplice: appendere alla propria finestra una bandiera con i colori dell’arcobaleno e una grande scritta "tutti i diritti umani per tutti".

Flavio Lotti, coordinatore nazionale Tavola della Pace

Fonte: Arci

 

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