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Militari in città: Botta e risposta fra Di Pietro e Co.Ce.R.
10.08.2008

Militari in città: Botta e risposta fra Di Pietro e Co.Ce.R. Esercito. Polemiche per il piano sicurezza che prevede l’impiego dei militari Di Riccardo Alfonso. Luca Tartaglione (delegato Co.Ce.R. Esercito – Primo Maresciallo dei Bersaglieri scrive: "L’impiego dell’Esercito in operazioni rivolte alla sicurezza dei cittadini meglio definita dal ministro della Difesa On. Ignazio La Russa: operazione "Strade sicure".

Costituisce il naturale riconoscimento della ormai consolidata esperienza e professionalità acquisite e dimostrate dai militari nelle varie missioni all’estero e si traduce in un maggiore inserimento nel tessuto sociale con indubbi riflessi positivi sulla condizione del personale militare (e questo è quello che da delegato COCER perseguo), quanto sulla sicurezza dei cittadini Italiani che, al di là delle varie strumentalizzazioni politiche, vede nell’operazione la più autentica e concreta presenza dello Stato.

Uno Stato che non fa altro che avvalersi - anche nel rispetto della Legge 382/78 - di una propria potenzialità, al servizio della sicurezza Nazionale, espressa sulle strade da gloriose Unità militari formate da veterani con decennale e consolidata esperienza di "polizia internazionale", ovvero già unanimemente apprezzati dalla comunità internazionale per la loro opera prestata (Peace support operations) nei vari teatri operativi di: Bosnia, Kosovo, Iraq, Libano, Afghanistan e tante altre.

Nel merito delle dichiarazioni del On. Di Pietro faccio presente che il COCER dell’Esercito (componente preponderante delle rappresentanze militari del comparto Difesa) non ha mai sottoscritto l’accusa del Leader dell’IDV laddove il politico, che ha già definito i soldati per strada come << acqua sporca>>, insiste nello sminuire l’alta professionalità e la dignità dei soldati dell’Esercito accostandoli ora a << comparse di Cinecittà da utilizzare per "effetti speciali">>.

A tali argomentazioni potremmo rispondere restando al caso Italia mentre all’estero vi è qualcosa di diverso per cui non è proprio il caso di un confronto con quella e la nostra realtà a meno che non si voglia dire che anche in Italia l’instabilità politica è ai limiti e si teme un colpo di Stato. Ma non credo proprio che queste cose vanno dette e nemmeno pensate. Quindi rientriamo nella normalità italiana e riflettiamo.

Abbiamo sempre considerato l’impiego dei militari in servizio d’ordine pubblico un errore politico e crediamo che l’on.le Di Pietro, di là delle sue espressioni "colorite" ma che non condividiamo, abbia voluto dire la stessa cosa. Abbiamo, altresì, dimostrato con l’aiuto del Coisp, sindacato di polizia, che il supporto dei militari invece d’avvantaggiare il lavoro della polizia lo aggrava in quanto il soldato non può andare da solo e si trasforma solo in un componente della ronda. Ciò comporta, ovviamente, un impiego maggiore della polizia sul territorio mentre l’idea del ministro era l’opposto ovvero quella di sottrarre da compiti di sorveglianza la polizia per impiegarla più utilmente ad altri servizi.

A questo punto ci chiediamo perché alcuni indossano la divisa e scelgono di fare un certo lavoro mentre altri con la stessa divisa sono adibiti a compiti diversi? Probabilmente per la loro specializzazione, per il come sono stati addestrati.

Se è così si poteva scegliere una strada diversa? Noi ne siamo convinti e possiamo dimostrarlo.

Ma non è questo il punto. E’ che i soldati, ancora una volta, sono stati coinvolti in un gioco politico "sporco" nel senso che si vuole servire della loro immagine come una sorta di deterrente "psicologico" al bisogno della gente di sicurezza e per poter dire: vedete, abbiamo persino mandato i militari per le strade per proteggervi.

La verità è che tutta la filiera giustizia non funziona. Si vuole "prevenire" con un’arma scarica. Chi delinque, in specie per i reati cosiddetti minori (scippi, borseggi, furti nelle abitazioni, spaccio di droga, ecc.) sa bene che per l’80% dei casi la fa franca e se è colto con le mani nella marmellata tra indulti, decorrenza dei termini e diavolerie del genere, può ritornare tranquillamente a reiterare il reato e magari nella stessa zona dove è stato colto in flagrante.

Allora diciamo, per il rispetto stesso che abbiamo per la divisa dei soldati, finiamola con questa indecorosa messa in scena eponiamo mano alle riforme che contano e che sono capaci di cambiare questo rapporto equivoco e che ha reso l’Italia per la delinquenza internazionale

Fonte: http://www.agoramagazine.it:80/agora/spip.php?article3948

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