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I problemi degli anziani ci sono tutto l'anno. Chi li risolve?
15.08.2003

INTERVISTA - Non solo caldo, non solo d'estate

MILANO - Fabrizio Giunco è medico. Da anni è collaboratore dell'area anziani della Caritas Ambrosiana. Per lui vivere a stretto contatto con i problemi degli anziani non è un lavoro stagionale ma un'occupazione quotidiana.
Il caldo è il primo nemico degli anziani?
Quest'estate sta diventando un inferno... di polemiche. Per effetto del caldo per una volta si sta focalizzando l'attenzione sulla condizione degli anziani. Ma il caldo è solo uno dei problemi. Le difficoltà che riguardano la popolazione in età avanzata sono tante e sono ben distribuite durante tutto l'anno. Caritas insieme al comune di Milano, alle Asl e ad altre cooperative fornisce un'assistenza stabile a 2.200 anziani.
Lei quindi lavora con il comune. Il sindaco Albertini ha assicurato di aver fatto tutto il possibile per i suoi cittadini anziani e ora si può solo affidare al padreterno, ma davvero può dire di avere la coscienza pulita?
Certo il problema del progressivo invecchiamento della popolazione è molto complesso e non solo a Milano, riguarda gran parte delle metropoli europee. La modificazione della struttura della popolazione impone la riprogettazione delle città. Anche in campi non specificatamente dedicati agli anziani. Se si abbattono le barriere architettoniche di riflesso questo si traduce in un servizio anche per gli anziani. Il comune di Milano fa una politica contraddittoria. Da un lato riprende una buona tradizione di assistenza, dall'altro i chiari di luna anche del governo nazionale e regionale che in continuazione spingono per la privatizzazione dei servizi rischiano di compromettere i risultati raggiunti.
Neppure Sirchia, che pure ieri è stato critico con i comuni, ha quindi la coscienza a posto.
C'è una schizofrenia evidente, e non solo da questa legislatura. Certo il sistema dei voucher che in Lombardia è stato attuato dalla regione ha già colpito le Asl. Affrontare i problemi dell'assistenza solo con la pura offerta economica sotto forma di buoni rischia di accentuare una cultura miope che interviene solo per tamponare le emergenze e non per azioni strutturali. Un errore tanto più evidente quando si parla di anziani.
Ci faccia un esempio concreto.
A Milano fino a poco tempo fa il servizio di distribuzione dei pasti a domicilio per gli anziani era aperto solo ad agosto. Un servizio che rispondeva alle esigenze di visibilità politica dell'amministrazione più che agli anziani che ovviamente mangiano anche negli altri mesi. Da qualche anno invece il servizio è sempre attivo. Non si tratta solo di portare il cibo, ma di stabilire un contatto permanente con le persone in difficoltà. Non è il telesoccorso. Una persona che tutti i giorni entra dalla porta è tutta un'altra cosa. Il contatto diretto è una necessità irrinunciabile e il bisogno di una rete di relazioni sociali è senz'altro tra le maggiori esigenze per un anziano. Questa è la politica giusta ma va difesa. Servizi e relazioni sono entrambi necessari.
Da questo punto di vista qual è la situazione in Italia?
Da sempre gli anziani ricadono sulle spalle delle famiglie che coprono interamente oltre il 70% delle spese necessarie per un anziano in difficoltà e contribuiscono per metà al restante 30%. Ma tanti anziani vivono soli. A Milano chi ha più di 65 anni vive solo nel 40% dei casi e la percentuale sale al 56% per chi ha più di ottantacinque anni. Una recente indagine ha dimostrato che quanto più un anziano è fragile tanto più intorno a lui si crea una rete di sostegno che parte dalla famiglia fino a coinvolgere le istituzioni. Eppure è un sistema che nonostante tutto regge. In Italia il 96% degli anziani molto fragili è ben sostenuto. Un dato superiore a quello degli altri paesi europei. Ma il restante 4% vive un disagio estremo. E non sono piccoli numeri, a Milano vuol dire 1000 persone. Sono persone difficili da trovare, dimenticate, diffidenti al contatto. Sono loro che poi finiscono sulle pagine dei giornali.

di Giorgio Salvetti
da www.ilmanifesto.it
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