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Il peccato originale di Berliusconi di Michele Di Schiena
16.08.2003

IL PECCATO ORIGINALE DI BERLUSCONI E QUELLO DEL LIBERISMO

di Michele DI SCHIENA

Ma quale nozione può avere del mercato un industriale che – come si evince dalla nota sentenza dei giudici milanesi – truffa le regole del gioco e beneficia di una organizzazione criminale pronta a tutto e capace di scrivere le sentenze del Tribunale nello studio privato degli avvocati del clan? Un tale "moderno liberista" si rendeva conto di deformare così nello stesso tempo la democrazia, la giustizia e soprattutto la democrazia economica? E come è possibile attendersi da lui una riforma dell’economia italiana che fissi finalmente le regole per un "moderno capitalismo"? Sono queste le domande-censure che qualche giorno addietro (l’8 agosto) formulava il direttore de "la Repubblica" Ezio Mauro lucidamente sintetizzando le reazioni dominanti negli ambienti dell’opposizione all’indomani della pubblicazione delle motivazioni della sentenza di condanna di Cesare Previti nel processo IMI-SIR.

Reazioni e commenti sicuramente fondati che però non spingono lo sguardo oltre il fenomeno Berlusconi per fermare l’attenzione su altri fenomeni similari e su una serie infinita di comportamenti e di accadimenti che stanno segnando di crisi morale, di regresso civile, di involuzione democratica e di depressione economica la vicenda dell’intero Occidente. Uno scenario davvero allarmante: il tentativo di cancellare ogni regola di etica sociale, il primato dell’economia sulla politica, l’accentramento del potere quasi ovunque nelle mani di magnati e di super-ricchi come espressione di lobby affaristiche, l’impegno rivolto a scoraggiare o comprimere ogni forma di partecipazione democratica, le aggressioni all’ambiente, l’attacco ai diritti e le crescenti discriminazioni sociali, la pretesa di asservire o di addomesticare i mezzi di informazione, le strategie messe in atto per sottrarre potenti e notabili ad ogni forma di controllo legale e democratico ed infine, e soprattutto, le nuove guerre colonialistiche comunque motivate e comunque etichettate.

Tutto questo non è forse il frutto perverso di un "peccato originale" che, proprio perché tale, viene prima dei tanti peccati individuali commessi nella gestione del potere da questo o da quel personaggio e che costituisce la causa principale di siffatta inclinazione a "peccare" con comportamenti politici sempre più uniformi e costanti? Il frutto del "peccato originale" del pensiero unico e del neoliberismo e, quindi, di una cultura e di un sistema intrinsecamente iniqui dei quali il berlusconismo è un "precipitato storico" fra i più rozzi ed estremi: è il peccato insomma dell’individualismo, dell’egoismo e di una vita sociale concepita come una brutale gara nella quale è naturale e giusto che vincano i più forti col danno e l’esclusione di tutti gli altri.

Ne discende che le rovinose scelte del governo Berlusconi vanno certamente contrastate e forse in maniera più decisa e più ferma ma questo contrasto, questa opposizione devono avere un’anima: la capacità di contrapporre al "moderno liberismo", che assolutizza la competizione nel malcelato convincimento che la felicità dei pochi privilegiati può derivare solo dall’impoverimento dei più, una grande idea-forza, quella per la quale solo la solidarietà può favorire il perseguimento del benessere e degli interessi generali partendo dalla promozione delle fasce sociali più deboli e disagiate. "Oggi – ha scritto il teologo della liberazione Frei Betto – la lotta non è più di una classe contro l’altra ma di tutta la società contro un modello perverso che fa dell’accumulazione e della ricchezza l’unica ragione di vita. La lotta è dell’umanizzazione contro la disumanizzazione, della solidarietà contro l’alienazione, della vita contro la morte … In questo mondo senza speranza solo l’immaginazione e la creatività della sinistra possono essere capaci di liberare la gioventù dall’inerzia, la classe media dallo scoraggiamento, gli esclusi dal conformismo".

Brindisi, 12 agosto 2003

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