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Campagna SUDAN
3.09.2008

Campagna SUDAN  Scontri per l'acqua nell'ovest: 55 vittime Alla data del 21 agosto nel Sudan occidentale, a causa delle ricorrenti dispute su pascoli e fonti d’acqua che si erano intensificate nelle precedenti due settimane, 55 persone erano state uccise e molte altre ferite. Agricoltori e allevatori delle etnie missirya e riziegat si sono scontrati per il controllo di aree di pascolo nella zona di Karakeer, sul confine tra gli stati del Darfur e del Kordofan.

Sudan, 2 / Nuove condanne a morte per l'assalto a Omdurman

Il 20 agosto altri 12 membro dello Jem, uno dei principali gruppi ribelli del Darfur, sono stati condannati a morte da un tribunale di Omdurman, per l'attacco alla capitale del 10 maggio scorso. Quattro imputati sono stati assolti mentre altri quattro sono stati deferiti a un tribunale minorile in quanto minorenni. In totale sono 50 gli uomini dello Jem condannati a morte (compresi gli otto del 17 agosto) da cinque tribunali sudanesi per l’attacco a Omdurman, quando un migliaio di uomini a bordo di 300 jeep armate di mitragliatrici e cannoncini arrivarono dal Darfur e ingaggiarono combattimenti con i soldati governativi. Tra gli otto condannati il 20 agosto vi è anche Abdelaziz Achr, fratellastro del leader del Jem Khalil Ibrahim, arrestato alcuni giorni dopo l’attacco apparentemente mentre tentava di lasciare il paese.

Sudan, 3 / Visita di Bashir in Turchia

Il 19 agosto il presidente Bashir ha iniziato la sua visita in Turchia per partecipare al vertice di cooperazione turco-africana: è il suo primo viaggio all’estero dopo essere stato raggiunto il 14 luglio da una richiesta di incriminazione per genocidio avanzata dalla Corte penale internazionale (Cpi). La Turchia non è membro della Cpi.

«Non stiamo compiendo alcun genocidio in Darfur e siamo molto rattristati da quanto sta avvenendo laggiù», avrebbe detto Bashir al presidente turco Abdullah Gul. Bashir ha quindi ribadito che non intende consegnare alla Cpi l'ex ministro dell'Interno Ahmed Harun, oggi ministro degli Affari umanitari, e il leader delle milizie arabe janjawid Ali Kosheib, contro cui la corte ha già emesso mandati di arresto per crimini di guerra e contro l'umanità in Darfur: «Ribadiamo che non consegneremo alcun cittadino sudanese a nessuno per essere giudicati all'estero; siamo uno stato indipendente, con un sistema giudiziario autonomo e giusto».

Quindi al Bashir ha espresso la propria disponibilità a tenere le elezioni in Sudan il prossimo anno, come sollecitato più volte dagli ex ribelli del Sud Sudan, Movimento popolare di liberazione del Sudan (Splm), oggi parte del governo di unità nazionale uscito dall'accordo di pace del 2005: «Il prossimo anno, dopo aver messo a punto la legge elettorale, terremo libere elezioni».

Secondo il sito web del ministero degli esteri turco, l’interscambio tra i due Paesi ha raggiunto i 225 milioni di dollari Usa mentre gli investimenti diretti di aziende turche in Sudan sono ammontati a 50 milioni di dollari.

Sudan, 4 / Verso investimenti arabi e asiatici in agricoltura

Il Sudan punta ad attrarre investimenti per almeno un miliardo di dollari da parte di aziende asiatiche e arabe che guardano al continente africano per incrementare gli approvvigionamenti alimentari dei loro Paesi. Il quotidiano Financial Times ha riferito il 12 agosto che il ministero degli Investimenti di Khartoum ha messo a punto 17 progetti da presentare a eventuali investitori, che riguardano 880.000 ettari di terreno nel nord del Paese, per un valore di 694 milioni di euro. Khartoum punta a rafforzare il settore agricolo per limitare la sua dipendenza dalle entrate petrolifere, anche in vista del referendum del 2011 sull'indipendenza del Sud del Paese, dove si trovano le maggiore risorse di greggio. Stando a quanto riferito due giorni prima dal New York Times, il Sudan coltiva già grano per conto dell'Arabia Saudita, sorgo per i cammelli degli Emirati arabi uniti e pomodori per l'esercito giordano.

Le aziende coinvolte dovranno sottoscrivere accordi in cui «dovrà essere molto chiaro che parte del cibo rimarrà in Sudan», ha detto il direttore dei Rapporti esterni del ministero degli Investimenti. Il New York Times aveva denunciato come il cibo prodotto in Sudan venga venduto all'estero mentre in Darfur oltre 2,5 milioni di persone dipendono dagli aiuti alimentari internazionali per la loro sopravvivenza.

Abyei / C'è un nuovo accordo

L'8 agosto è stato reso noto un nuovo accordo sul futuro di Abyei, la regione del Sudan centrale per il cui controllo gli eserciti del Nord del Sud si sono più volte

scontrati anche dopo la firma dell'accordo di pace del 2005. L’accordo prevede un’amministrazione controllata della regione, che sarà sorvegliata da una forza militare congiunta Nord-Sud fino al 2011, quando si voterà per l’autodeterminazione. Negli scontri del maggio scorso sono morte alcune decine di persone e almeno 50 mila abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. L’Abyei è una regione strategica in quanto ricca di petrolio. Il nuovo amministratore di Abyei è Arop Mayak Mony Toc (Splm), il suo vice è Rahama Abdel-Rahman Al-Nour (Ncp). Toc ha dichiarato che le priorità sono disarmare i civili (nell'arco di tempo di tre mesi) e riportare la sicurezza; egli inoltre ha chiesto sia all'esercito di Khartoum sia all'Spla di ritirare le proprie truppe dalle zone contese. Un altro elemento cruciale sarà quello di sminare il territorio per permettere il ritorno degli sfollati.

Olimpiadi / Medaglia per il Sudan, portabandiera per gli Usa

Ismail Ahmed Ismail, 23 anni, è stato il primo sudanese a vincere una medaglia alle Olimpiadi. Un evento «storico» per l'atletica leggera e lo sport in generale: Ismail ha conquistato l'argento negli 800 metri. La famiglia di Ismail era originaria del Darfur occidentale, ma come molte altre emigrò a Khartoum in cerca di lavoro.

Fuggito a piedi dal Sudan quando aveva solo sei anni, Lopez Lomong è stato invece il portabandiera degli Usa nella cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Pechino. Sul proprio sito racconta: «Sono preoccupato per i bambini che stanno morendo in Darfur e nel sud del Sudan. Il problema non è ciò che sta succedendo tra il governo sudanese e quello cinese, ma quel che sta accadendo a questa gente». Il 23enne Lomong fa parte del team Darfur, un gruppo di atleti internazionali che si battono per attirare l’attenzione sulla regione.

Darfrur, 1 / L'esercito attacca un campo di sfollati: decine di morti

Il 25 agosto militari sudanesi hanno attaccato il campo profughi di Kalma nel sud del Darfur, lasciando sul terreno tra i 36 e i 46 morti e circa 200 feriti. (Le fonti sono discordanti). Le forze governative hanno circondato la struttura. Il campo di Kalma - vicino alla città di Nyala - ospita circa 90.000 profughi: secondo il governo sudanese in esso trovano rifugio ribelli del Darfur e loro sostenitori, mentre i residenti dicono che il campo è perennemente sotto attacco delle milizie arabe sudanesi filo-governative. Le autorità di Khartoum hanno più volte denunciato il contrabbando di armi all’interno dei campi. A livello internazionale una condanna per il blitz delle forze sudanesi nel campo profughi di Kalma in Darfur è stata espressa per primi dagli Stati Uniti (il Dipartimento di Stato ha dichiarato: «Siamo preoccupati per l'uso indiscriminato di armi da fuoco da parte dell'esercito sudanese. Attacchi contro la popolazione inerme sono deplorevoli e violano la legge internazionale») e successivamente anche da Ue e Onu.

Darfur, 2 / Dirottato un aereo decollato da Nyala

Alla fine si sono salvati tutti: è durata poco meno di 24 ore l'avventura dei passeggeri di un Boeing 737 della società privata sudanese Sun Air decollato da Nyala (in Darfur) con destinazione Khartoum, che è stato dirottato il 26 agosto. L'aereo, con ormai poco carburante e dopo che l'Egitto aveva rifiutato il permesso di atterraggio, è atterrato in un aeroporto - costruito in periodo coloniale dagli italiani - nell’oasi di Kufra, in mezzo al deserto. I due dirottatori hanno dichiarato di appartenere alla fazione dell'Slm (gruppo ribelle del Darfur) guidata da Abdel Wahid al Nur, il quale da Parigi ha smentito. Dopo i negoziati con le autorità libiche i dirottatori hanno liberato gli 87 passeggeri e gli otto membri dell’equipaggio e si sono consegnati alle forze di sicurezza.

I documenti

Small Arms Survey / Montagne Nuba, rischio di una nuova guerra

Small Arms Survey, organizzazione indipendente svizzera, ha pubblicato il 12 agosto un breve rapporto sulle montagne Nuba, evidenziando i rischi di una possibile ripresa della guerra tra Nord e Sud. Secondo il documento, l'Spla ha completato il ritiro delle proprie truppe dalla regione, ma molti dei territori lasciati "liberi" sarebbero stati occupati da milizie fedeli all'esercito di Khartoum. Inoltre gruppo nomadi di allevatori "arabi" attraversano la regione armati. Si stanno acuendo le contrapposizioni su base etnica e più in generale aumenta il senso di frustrazione perché la gente comune non vede benefici dalla pace. I caschi blu della missione Unmis non sono in grado di garantire la sicurezza ai civili. L'insieme di questi fattori ha trasformato la regione in una polveriera pronta a esplodere. Il documento di 12 pagine si può leggere (in inglese) sul sito ww.smallarmssurvey.org .

Lega araba / Crimini del Darfur siano processati a Khartoum
La Lega araba difende la linea del presidente Bashir: i responsabili di crimini commessi in Darfur devono essere processati a Khartoum, alla presenza di Unione africana, Lega araba e Nazioni unite. Lo ha ribadito il Segretario generale Amr Moussa (anche in un'intervista all'agenzia Ap), presentando il piano varato dalla Lega araba per risolvere il conflitto sorto tra il governo sudanese e la Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi). Il procuratore della Cpi, Luis Moreno-Ocampo, ha chiesto un mandato di arresto contro Omar el Bashir per genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità, commessi in Darfur. Moussa accusa Moreno-Ocampo di avere condotto le indagini solo sul governo e non anche sui ribelli. «Non è solo il governo a violare i diritti umani, in Darfur le indagini della Cpi non sono state condotte in maniera equilibrata. L'ho detto personalmente a Moreno-Ocampo».
Il Segretario generale presenta quindi il piano suddiviso in quattro parti: «I responsabili dei crimini devono essere processati a Khartoum, alla presenza di Unione africana, Lega araba e Nazioni unite. Abbiamo chiesto che il codice penale sudanese sia modificato per riconoscere i crimini contemplati dallo statuto della Cpi. Devono essere create corti speciali per i crimini commessi in Darfur. Il secondo punto riguarda il rispetto dell'accordo di Abuja (firmato nel 2006), in quella parte che prevede risarcimenti, processo inclusivo e riconciliazione. E il governo ha cominciato ad applicarlo. Poi occorre convocare una conferenza internazionale che coinvolga tutte le parti, governo e ribelli. Perché sono tutti sudanesi e devono impegnarsi tutti per la pace». Il terzo punto prevede la normalizzazione dei rapporti con i paesi vicini «in particolare con il Ciad con cui al momento non c'è neanche un confine riconosciuto, una linea condivisa». Il quarto punto riguarda la cooperazione con la forza internazionale Onu: «Non è solo Khartoum a creare problemi perché le Nazioni Unite sono molto lente a dispiegare la forza e non hanno ancora provveduto a garantire tutti i mezzi necessari».

La Campagna Sudan

Il nuovo sito

Vi invitiamo a visitare il nuovo sito della Campagna Sudan – www.campagnasudan.it – che rispecchia i nuovi obiettivi della Campagna e illustra molteplici attività sia in Sudan sia in Italia: vi terrà aggiornati anche sulle notizie dal Paese, attraverso questa newsletter a cui è possibile iscriversi dalla home page del sito.

Inoltre saranno scaricabili: documenti per approfondire processi di pace, diritti umani, storia, politica ed economia del Sudan; materiali e kit informativi realizzati dalla Campagna anche a scopo didattico; foto e dettagli dei progetti realizzati e in corso. Inviateci commenti suggerimenti e segnalazioni; ci piacerebbe che il sito potesse crescere e migliorare con il contributo di tutti coloro che si occupano di Sudan in Italia.

Chi siamo

La Campagna italiana per il Sudan è una campagna nazionale di informazione, sensibilizzazione ed advocacy che opera dal 1994. Raggruppa organizzazioni della società civile italiana (Acli Milano e Cremona, Amani, Arci, Caritas ambrosiana, Caritas italiana, Mani Tese, Ipsia Milano, Missionari e missionarie comboniane, Nexus, Pax Christi) e lavora in stretta collaborazione con enti pubblici e privati italiani e con varie organizzazioni della società civile sudanese. In Italia la Campagna ha fatto conoscere la situazione del Sudan e ha sostenuto i processi volti al raggiungimento di una pace rispettosa delle diversità sociali, etniche, culturali, religiose della sua popolazione. Per informazioni: www.campagnasudan.it.

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