5.10.2008
Il comunicato del Consiglio sindacale interregionale Emilia Romagna - Marche- Repubblica di S.Marino circa l'imposizione fiscale ai frontalieri italiani ed alcune indagini effettuate dalla Guardia di Finanza. Claudio Pozzetti Responsabile nazionale Cgil frontalieri. Per opportuna conoscenza, si trasmette la dichiazione di Giovanni Ghiotti- Presidente del Consiglio Sindacale Interregionale San Marino - Emilia Romagna - Marche - in relazione alle vicende di alcuni lavoratori frontalieri oggetto di indagine della Agenzia delle Entrate di Urbino
Premetto che fin dall’introduzione della doppia imposizione fiscale per i lavoratori frontalieri occupati a San Marino il Sindacato non ha mai incoraggiato gli stessi lavoratori a sottrarsi alla dichiarazione dei redditi nel loro paese di residenza, nella ferma convinzione che il rispetto delle leggi sia un dovere indiscutibile e imprescindibile; ciò, pur in presenza in Italia di una pressione fiscale elevata e di una evasione fiscale vasta e generalizzata, in particolare nel mondo del lavoro autonomo.
Tanto è vero che nelle rivendicazioni che il CSIR ha ripetutamente posto ai Governi per giungere alla soluzione complessiva dei problemi dei frontalieri, non c’è solo la questione dei diritti e della doppia imposizione fiscale (o "tassazione concorrente"), ma è sempre stata presente la tematica dello scambio di informazioni tra i due Stati, al fine di affermare condizioni di massima trasparenza.
Pertanto, questi casi oggetto di indagine della Agenzia delle Entrate di Urbino, rientrano nella sfera delle responsabilità individuali dei soggetti interessati, e quindi non devono in alcun modo gettare ombre sull’insieme dei lavoratori frontalieri.
Ma al di là di ciò, anche in questa occasione non va dimenticato che la doppia imposizione fiscale resta un problema irrisolto, che pesa come un macigno sulle condizioni economiche e di vita dei lavoratori frontalieri e delle loro famiglie.
Purtroppo, i vari governi italiani che si sono avvicendati negli ultimi anni, sono stati sordi sia alla necessità di adeguare (quale misura temporanea) l’importo della franchigia, rimasta ferma con il passare degli anni a 8mila euro, cifra troppo bassa rispetto all’evoluzione delle dinamiche inflative e contrattuali, che all’esigenza di varare una legge ordinaria del Parlamento, che risolva in maniera definitiva e strutturale la problematica, affermando il diritto/dovere ad una tassazione equa, che riconosca il valore del lavoro frontaliero.
In generale, la mancata soluzione da parte dei Governi italiani dei problemi fiscali dei frontalieri stride ancor di più se si pensa che, invece, sul versante sammarinese sono stati raggiunti importanti risultati sul piano dei diritti contrattuali, che hanno portato progressivamente a stabilizzare già duemila lavoratori frontalieri, affermando il diritto per tutti alla stabilizzazione dopo sette anni di presenza continuativa nella stessa azienda."
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